Vita di Missione: viaggio in battellino sul lago Tanganika, confine sud

Padre Oliviero Ferro

Lasciando la diakonia di Yungu, dobbiamo ancora andare avanti fino al confine Sud della Missione,al villaggio di Kakone. Qui il vento ci crea del problemi per arrivare fino a riva. Dobbiamo farci aiutare dalle piroghe. E’ un villaggio di pescatori, di persone che lavorano duramente per poter nutrire la famiglia. Non ci sono molte comodità. Le lampade a petrolio per la notte e una radiolina a pile per sapere cosa succede nel mondo. Anche le capanne sono ridotte all’essenziale. Pochi mobili. Diciamo spesso c’è una stuoia al posto del letto con la rete in legno. Alle pareti delle corde per sostenere i vestiti. In un angolo una valigia con le cose più preziose e tutto intorno del vasellame di cucina. La capanna serve soprattutto per dormire. La cucina la si fa all’aperto su tre pietre. Il cibo è il solito:manioca o riso, accompagnato dal pesce. Qualche volta qualche gallina o anitra viene sacrificata. Ma non sempre, perché anche le uova sono importanti e se si blocca la catena di produzione, si resta senza. Qualche volta si preparano delle ciambelle su un piccolo forno o dei bignè. Ma tutto questo richiede la farina che viene dall’altra sponda del lago. Non è facile. Il lago è grande e spesso i battelli vengono attaccati da pirati o da militari. E poi le tempeste sono frequenti. Siamo arrivati fin qui, perché anche loro sono delle persone e hanno diritto a essere visitate, ascoltate e rispettate. Sono contenti di averci accolto e ce lo fanno capire, offrendoci un po’ di cibo che condividiamo insieme. Dopo si va un po’ a riposare. In piena notte cominceremo il viaggio di ritorno. 130 chilometri di lago.