La lunga via del gelato di Matteo Napoli

Michela Maffei

Dal Brasile all’Inghilterra, passando per le Americhe, senza dimenticare gli onori del Vaticano: la gelateria “Matteo” in 50 anni di attività ha conquistato il palato, ed il cuore, di migliaia di intenditori e così le anime. Fiumi di inchiostro versati da penne illustri, interviste sui canali di stato, persino un libro scritto da Carlo Correra, “Il gelato secondo Matteo”, con cinquemila copie vendute perfino in Cina e incassi in beneficenza per l’infanzia abbandonata. Testimonianze di un gusto indimenticabile, oltre la crisi. Una giornalista del Brasile si è appena prenotata per un’intervista. Raffaela Abate, moglie del titolare, Matteo Napoli, racconta che la maggiore soddisfazione resa da un impegno tanto “squisito”, è stata quella di ricevere nel 2004 la foto e la lettera di Papa Giovanni Paolo II: dopo un intervento alla gola il santo padre chiese di ricevere la “fruttina” assortita della gelateria di Lancusi. Matteo è un “Signore” di 87 anni che esprime un entusiasmo ed una freschezza tutti infusi nelle sue dolcissime coppe da scegliere in una gamma inverosimile di sapori: dal gelato a “pasta e fagioli” alla frutta o crema tradizionale, passando per le nocciole ripiene.  Si presenta con la divisa dell’accademia gelateria italiano di Perugia, mostrandoci torri di riconoscimenti, perfino al caffè che vanta di essere un Illy espresso ottenuto con tutti i crismi. Sempre attivo, Matteo, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana nel 1988  – “senza il prefisso Signore, perché è unico e sta in cielo” – si schermisce, ha girato il mondo per formare altri imprenditori ed apprendisti, trasmettendo una passione nata dopo tanti lavori anche umili, come il contadino e l’artigiano che intreccia canestri, nel suo paese di origine, Orignano (Sa). Dall’Olanda nel 1988 ha riportato in Italia dei macchinari che usa personalmente per l’impasto del gelato, personalizzando perfino gli strumenti. Il segreto della dolcezza: natura e genuinità. È solo questo il segreto? “Un prodotto unico”, scandisce il Cavaliere. Nel 1997 il giornalista britannico Andrei Gumbel si recò personalmente in Via del Centenario   con moglie e figli   per verificare l’esistenza di “salt ice cream”, l’incredibile gelato al baccalà, registrandone poi il sapore nel numero de The Indipendent di cui ancora incredulo spedì sette copie. Oltre alla novità esclusiva ed inimitabile, il segreto sta in una semplicità sconcertante, quanto desueta: “Prodotti sempre freschi. Chi si mette a sbucciare nocciole e a macinare chicchi di caffè?” domanda a sua volta Matteo. Oppure è “la genuinità delle cose, bontà della natura spesso deteriorata e mistificata”, scrive Tina Celentano in una lettera personale datata Penta, 24 maggio 2009. Vincitore di un concorso di categoria nazionale, una targa recita: “La natura ha sposato e con cura l’ha gelato”. Un’esperienza maturata a Napoli dove Matteo si trasferì ad 11 anni, acquistando “nu ciucciarello di nome Peppino” per lavorare presso la nota famiglia Profeta di musicisti e dottori che avevano ben 10 pasticcerie, poi fallite. Nel 1962 si mette in proprio in Via Delle Puglie, conquistando il sindaco Carpino che scrisse “Da Mattei trovate un buonissimo gelato per il gusto del palato”. Una piazza difficile, quella napoletana, se un giornalista olandese la descrisse come “Napoli è università di vita. Peccato che è abbandonata a se stessa”. Matteo la conquista, e oggi è “amatissimo perfino dai milanesi”, contro i luoghi comuni che dividono nord e sud. Da allora una sola salita, attraversando momenti di crisi: la morte dell’unico figlio Delfino Napoli detto “Nino”, valente ingegnere che aprì con il ritorno “nel mio piccolo paradiso” a Lancusi, un laboratorio a Baronissi dove ancora oggi lavorano 15 dipendenti e spediscono al “Bolognese” in piazza del Popolo a Roma e in tutto il mondo. A causa della tragedia si fermò il progetto di una splendida gelateria a Roma, di cui pagarono per due anni il fitto e perfino a Parigi e new York. La crisi: ricominciare tutto daccapo- Con il piglio dell’attore che ha calcato perfino il palcoscenico, ed un’umanità antica e sempre attuale, Matteo affronta la crisi con una passione che rinfranca: “La crisi c’è, va una schifezza, abbiamo dovuto licenziare, ma oggi, con il passaggio per l’Ikea a Baronissi, le cose vanno meglio, tutti escono e vengono qui a mangiare il gelato. Per Natale confeziono migliaia di panettoni-gelato”. La moglie Raffaella aggiunge che “prima si lavorava molto con i ristoranti, ma non ci sono aiuti da parte di nessuno, associazioni di categoria assenti”. Il marito si chiede se “le persone oneste vanno in galera, mentre le persone che rubano, no”. E ci porta nel laboratorio, dove si spalancano allo stupore vassoi colmi di fichi sgusciati e pronti per essere riempiti. Nei contenitori litri di “zucchero invertito”, un metodo brevettato ed esclusivo che consente al gelato di essere tollerato perfino dai diabetici e che è perfetto per i bambini ai quali spesso Matteo regala un cono. Ci si avvede che il prezzo non è proporzionale né alla fatica di ogni giorno, né alla qualità, ma – è questa la risposta di Matteo alla crisi –: “Non ci portiamo niente dall’altra parte, io non sono mai stato attaccato ai soldi e alla celebrità. Se torno indietro faccio tutto daccapo”.

 

 

 

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