Carne scelta nel congelatore e a tavola…il polpettone

Antonio Pirpan

Sono un sostenitore della brevità sulla carta, evito di produrre “aria fritta” e cerco sempre di limitarmi a sodo. <<Scrivere su un solo foglio>> chiedeva Winston Churchill ai suoi collaboratori, e un foglio è più che sufficiente quando l’argomento in questione è il congelatore. Sì, il congelatore, parente stretto del frigorifero, intorno al quale, negli ultimi anni, si è creata quasi una psicosi. Almeno, credo.  Me lo ha fatto rilevare mia moglie la quale, ogni qualvolta che lo apre, mediamente una trentina di volte al giorno, con conseguente aggravio di consumo di elettricità, si agita e parla da sola, come caduta in paranoia. Dal suo farfugliare deduco che mentre prima, se compravamo una bistecca di vitello era un lusso, oggi ne compriamo sei, le mettiamo nel congelatore e le consideriamo un investimento. Infatti, quando prendo la pensione, a metà mese, lei passa prima dal macellaio dove compra bei tagli di carne scelta, mezzo capretto paesano e un’infilata di salsicce, poi passa dal pescivendolo e si fa incartare quattro aragoste, una decina di gamberoni brunastri e ben corazzati, e due chili tra vongole veraci e triglie di un bel rosso carminio. Arriva a casa, sistema la spesa nel congelatore e mette nel forno un polpettone di carne trita, di secondo letto, che non è male. Ho finito col considerare il congelatore come qualcosa dotata di appetito proprio, come un altro componente della famiglia, un congiunto ricco ed esigente cui devono essere serviti bocconi prelibati prima che noi si possa mangiare. Ciò ha dato origine a un’altra curiosa circostanza: l’unica volta che mia moglie prende qualcosa dal congelatore è quando siamo in bolletta, in attesa della prossima pensione. Ne deriva che quando gli esattori bussano alla porta di casa, più o meno nella prima decade del mese, ci trovano sempre a mangiare spaghetti con le vongole e arrosto di vitello, e mentre arricciano i nasi sopraffatti dagli odori che riempiono la casa, si complimentano per le nostre abitudini di “buongustai” spendaccioni. Vorrei che qualcuno potesse trovare una spiegazione più convincente di quella che io continuo a dar loro.

 

  

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