Salerno: in memoria di Emilia

Aldo Bianchini

La signora Emilia Belgiorno Giuliano non c’è più. E’ volata in cielo, come si suol dire in queste occasioni, insomma ha lasciato questa valle di lacrime un mese fa. Qualcuno, a questo punto, si chiederà: “E chi era la signora Emilia?”. La risposta, non facile, potrebbe comunque essere racchiusa in poche parole, anche banali se volete ma che danno certamente l’esatta dimensione del personaggio: “donna Emilia era una signora d’altri tempi”. Era nata in una della famiglie più note della “Salerno bene” dei tempi che furono, la famiglia Belgiorno ha dato infatti a questa città molti professionisti di vaglia. Giovanissima aveva conosciuto l’uomo della sua vita Aniello Giuliano di Sessa Cilento e si era dedicata interamente e completamente alla sua famiglia. E’ vissuta, con discrezione ed umiltà, all’ombra del marito che era un uomo sicuramente in carriera dedicandosi alla crescita ed all’educazione dei suoi due figli: Zaira ed Eugenio. Dotata di una classe limpida e cristallina si è sempre mossa con grande abilità lungo le strade dei successi inanellati dal consorte ed era riuscita a costruirgli intorno diversi salotti culturali che gestiva in prima persona e con forte personalità. In quei salotti è passata, nell’arco di alcuni decenni, la migliore società salernitana come i Di Genio, i Magnoni, i D’Aniello, i D’Agostino e tanti altri. La sua vita è stata costellata di grandi soddisfazioni ma anche di incredibili disgrazie. Nell’agosto del 1964 la nomina del marito a Direttore Provinciale dell’INAIL, di cui divenne poi anche vice Direttore Generale e Capo Servizio a Roma. Io personalmente lo conobbi la mattina del 12 settembre 1964, mio primo giorno di lavoro, e fui subito lavorativamente adottato.  Nella primavera del 1972 il gran salto di qualità con l’elezione di Aniello Giuliano a senatore della repubblica nelle fila del PSDI. Si votò nei giorni 7 e 8 maggio 72 e furono le prime elezioni anticipate della storia della Repubblica. Indelebile il ricordo della sera di lunedì 8 maggio quando tutti i sostenitori del candidato-senatore andammo a sessa Cilento per festeggiare il neo eletto. Aveva fissata la sede della campagna elettorale nella casa paterna che la signora Emilia aveva fatta sua e dove con semplicità e modestia accoglieva tutti. C’erano almeno una trentina di grandi elettori e “donna Emilia” si mise direttamente lei ai fornelli per preparare i mitici spaghetti aglio e olio che concludevano la bella serata. Poi il momento della grande tragedia alcuni anni fa. Eugenio, secondogenito di Emilia e Aniello, all’età di venticinque anni mentre frequentava un corso per allievi ufficiali nella Guardia di Finanza fu colpito da un virus devastante che ne determinò la morte tra lo sconcerto generale. Molto verosimilmente insieme ad Eugenio morirono, almeno psicologicamente, anche i coniugi Giuliano sopraffatti dall’immenso dolore. Fortunatamente il Comune di Salerno ritenne giusto dedicare al giovane scomparso una targa ricordo sul trincerone ferroviaro. Poco tempo dopo la morte del figlio Eugenio si spegneva anche il senatore. Un mese fa è andata via la signora “donna Emilia” che chiude definitivamente un’altra pagina di storia della nostra città. Gli ultimi cinquant’anni della sua vita li aveva vissuti in Via Principati, nel pieno centro di Salerno. Lascia un ricordo indelebile in quanti l’hanno conosciuta ed apprezzata per le sue indiscusse capacità di interagire con chiunque, senza eccessi di presunzione o superiorità, mai. Alla figlia Zaira il compito, non facile, di portare avanti il grande patrimonio di cultura e di onestà intellettuale e materiale lasciato dai suoi due grandi genitori.