Dai vincoli dell’assoggettamento ai legami affettivi

Maurizio Manzo

Nei comportamenti sociali dopo un lungo travaglio, fatto di prese d’atto e di ricerche, s’è resa palese la connessione tra la repressione sessuale e la politica e come i ruoli di genere che deformano il sesso e la spiritualità possono assoggettarci al predominio. La presa di coscienza viene dalla Storia, infatti quando Abigail Adams (moglie di un futuro Presidente degli U.S.A.) suggerì ai fondatori della Carta Costituzionale Americana di tenere presente “le donne”, il marito liquidò l’idea come ridicola, parliamo di Thomas Jefferson uno tra gli eminenti portavoce dei nuovi ideali, il quale aveva l’amante schiava, oltre che possedere schiavi per le sue piantagioni. Anche John Locke che attaccò il concetto di famiglia patriarcale, affermando che i due genitori hanno pari titolo sui figli, poi sosteneva che in Natura esisteva un fondamento di soggezione della moglie al marito. Il filosofo Jean Jacques Rousseau, famoso per la difesa della libertà degli uomini, per le donne asseriva l’esatto contrario, sostenendo che le ragazze vanno limitate già in tenera età. Di contro la storica Linda Kerber nella disamina sugli studi di Rousseau, in tema di “educazione alla docilità delle donne”, giunse alla conclusione che nel filosofo vi fosse una vena di sado-masochismo. Comunque questo doppio standard di genere ci ha ostacolato nel assumere un altro elemento importante, cioè che l’erotizzazione del predominio ha costituito il più grosso ostacolo per l’affermazione di una società libera e paritaria. La libertà e l’eguaglianza non sono soltanto una questione di organizzazione politica, ma di struttura della vita personale e sociale nel suo complesso, riportando il pensiero di Linda Kerber: “lo stile sessuale è il completamento dello stile politico”. Quindi per noi contemporanei è ineludibile nella ricerca di una “politica nuova” ed in un’”economia nuova” la connessione alla ricerca di una “sessualità nuova” e di una “spiritualità nuova”

(introduzione)