La scuola e il bullo di sapone

Ferdinando Longobardi

 Molto è stato scritto sull’emarginazione, la sopraffazione e, a volte, la vera e propria violenza che può intervenire nei rapporti tra ragazzi anche all’interno delle scuole. È stato addirittura coniato un termine – bullismo – per definire quella sorta di meccanismo perverso del quale quasi tutti, nel ruolo di vittime o in quello di oppressori, siamo in qualche modo entrati a far parte nel nostro passato scolastico. Ma purtroppo non si tratta solo di questo. Quello che voglio qui con forza evidenziare è che, specialmente negli ultimi anni dell’obbligo, cioè quando i ragazzi sono più grandi, il clima vigente in molte scuole è più simile a quello di un regime di sopraffazione collettiva che a quello di un luogo di formazione e di cultura: viene attuata una sistematica, efficacissima opera di destrutturazione psicologica e di annichilimento della personalità degli elementi migliori e più dotati; vengono imposti, anche con l’intimidazione e la coercizione psichica, dei valori antitetici a quelli che una società civile e progredita dovrebbe trasmettere: prevalgono il disprezzo nei confronti del sapere e della cultura, lo scoraggiamento sistematico di ogni volontà di migliorare e di apprendere, la persecuzione e il ricatto psicologico ai danni di chi dimostri qualità o doti che lo distinguano dagli altri. E se le cose non vengono allo scoperto con quella stessa esplicita gravità con cui le ho esposte, è per un semplicissimo motivo: perché nella aule della scuola dell’obbligo domina spesso un clima di omertà che definire di tipo mafioso non mi sembra azzardato, un clima in cui i nostri ragazzi sono costretti a crescere e che gli impone, come prima legge, il subire o l’assistere in silenzio a quello che gli altri subiscono. È doloroso infatti constatare che essi non riescono a parlarne finché, in qualche modo, non siano allontanati da quell’ambiente, non abbiano conosciuto cioè qualcosa di diverso e di più rassicurante che gli permetta di fare un confronto, e quindi di prendere chiaramente coscienza di ciò che hanno fino ad allora subito. Quando può avvenire questo? In genere, anche se non sempre, solo quando i ragazzi escono dalla scuola unitaria e dell’obbligo e si trovano in un ambiente più omogeneo, quanto meno perché si trovano insieme a compagni che hanno condiviso la scelta di uno stesso indirizzo di studi. Che ciò accada in un ciclo primario, si penserà, è in qualche modo inevitabile: andando avanti le differenze tenderanno ad assottigliarsi , e gli alunni in difficoltà potranno sentirsi più inseriti. Errore: avviene invece precisamente il contrario poiché, se è vero che il processo educativo tende a livellare e a smussare le differenze, la crescita e lo sviluppo della personalità degli alunni le rendono comunque sempre più marcate ed evidenti. Anzi la maggiore maturazione e la più ampia esperienza di vita, li fanno ancora più consapevoli di ciò che li unisce o li divide tra loro.