Giuseppe Lembo, Risponde a …… Gianpaolo

 Ho letto il commento di un poco individuabile interlocutore. Si firma Gianpaolo, ma di fatto è uno qualunque, senza nome  e senza volto. Con la pretesa di essere un linguista puro, attento e forbito costruttore di linguaggio scritto e parlato e come tale membro insigne dell’Accademia della Crusca, per altro oggi in forte crisi e con un futuro sempre più limitato, mi sono sforzato di capire le vere ragioni dell’amico interlocutore che, con toni aggressivi più che dialoganti, si rivolge al Direttore del mio quotidiano on line “Dentro Salerno”, invocando provvedimenti da ghigliottina mediatica ed evitando, infastidito, di dialogare con l’autore di quel, a suo dire, brutto scritto, intitolato “Le religioni, oppio dei popoli”.Non è Gianpaolo un accademico della Crusca, ma il signor “nessuno”, in quanto il suo è solo un nome d’occasione. Non è certamente un cittadino laico; nel suo DNA, ne sono certo, c’è la cultura dominante della Chiesa, intesa come espressione di forza e di potere temporale, fortemente attenta alle cose terrene ed al suo ruolo a divinis, per imporre, come sole verità di fede, il proprio pensiero alla gente comune che, dopo secoli di silenzio, apre finalmente gli occhi e si accorge di essere stata ripetutamente tradita. Gianpaolo è certamente un sostenitore della “religione, oppio dei popoli” ed è un nostalgico dell’Inquisizione e degli inquisitori, sperando magari in possibili corsi e ricorsi storici. Metto da parte ogni forma di dovuta polemica sulle accuse riguardante l’uso scorretto ed abusato del mio linguaggio, del mio lessico grammaticale e sintattico.Tralascio, in proposito, ogni commento ascoltando il suggerimento che mi viene da Mimmo. Nel ringraziarlo, dico che in questo mondo ci vuole pazienza, tanta pazienza per sopportare la gente alla Gianpaolo. Ma, comunque, per breve inciso al signor Gianpaolo che vorrei tanto conoscere, tengo solo a dire di preoccuparsi per sé; come gestire e strutturare correttamente il linguaggio scritto e parlato. Per evidenziare in forma diretta le mie capacità linguistiche e l’uso non abusato e/o scorretto del linguaggio, sono a sua completa disposizione per un confronto anche diretto, su qualsiasi argomento a suo piacere. Ma se, come credo, è un personaggio dell’apparato confessionale (tanto sembra evincersi dal DNA delle parole usate), si è mosso perché vive storicamente un tempo che non è più anche per la Chiesa cattolica. O tempora, o mores! Prima di tutto, Gianpaolo non accetta di rivedere il passato della Chiesa temporale e di considerare gli errori commessi dagli apparati ecclesiastici che, dall’alto della propria autorità di rappresentanza, hanno imposto tutto il loro volere, anche al di là delle verità dogmatiche e di fede. Perché un cattolico oggi non dovrebbe interrogarsi sul potere di rappresentanza degli apparati ecclesiastici?  Perché non metterne in discussione la loro infallibilità? Il tribunale dell’Inquisizione che condannò a morte Galileo Galilei che poi si salvò abiurando le sue scoperte scientifiche e che mandò al rogo Giordano Bruno per il suo libero pensiero non condiviso dagli apparati ecclesiastici, ha scritto sentenze di morte che, io condanno solo perché amo la scienza, ed il sapere, il libero pensiero ed amo la vita e la considero un “diritto sacro” di cui nessuno può appropriarsene, può disporne.Caro Don Gianpaolo, cerchi di qualificarti meglio e, senza pregiudizi, da emerito Accademico  della Crusca  e/o da infallibile apostolo di fede, accetti il confronto e pensi positivo sull’opportunità di riconsiderare quelle ferite ancora aperte, per le quali oggi la Chiesa paga, a caro prezzo, le tante situazioni di diffuso e crescente disagio.La Chiesa degli apparati e del potere che gli apparati hanno esercitato ed esercitano con arroganza, da uomini in nome e per conto del Dio onnipotente, oggi si va interrogando e, mentre si va sgretolando, va cercando di percorrere nuove strade. Per questo e su questo è allarmato lo stesso papa che il 29 giugno, festeggiando San Pietro, con sofferenza ha detto che i nemici della Chiesa sono all’interno della stessa Chiesa. Io credo e per questo Gianpaolo non me ne voglia che anche la Chiesa per non scomparire deve, nel rispetto reciproco, aprirsi al dialogo, al confronto, all’amore per l’altro, in quanto uomo.Io, credo, tra l’altro, che è tempo di avvicinare l’umanità nella sua libera espressione di intendere la fede, i valori della vita, l’etica oggi fortemente in crisi, in quanto l’umanità, oltre ad essere poco attenta al dio creatore, è anche poco attenta all’essere, alla conoscenza di sé, presa com’è dal compiacimento per il proprio apparire e dalla fede sempre più diffusa per il dio successo, un dio terreno fortemente immanente nella coscienza pei più.Da ultimo, caro Gianpaolo, io da uomo, sono fortemente turbato per quel miliardo di persone che, nell’indifferenza muore per mancanza di cibo. La fame uccide. È un vero e proprio olocausto senza fine. Di concreto che fa la Chiesa? Come si può conciliare il diritto alla vita, con una morte certa, dopo un breve inferno terreno, dei tanti bambini che muoiono per fame, nell’indifferenza del mondo? Mi piace il dialogo, il confronto, il percorso della condivisone e della pace, frutto dello stare insieme e del creare insieme le soluzioni ai gravi e numerosi problemi del mondo, alle crescenti sofferenze dell’umanità in affanno camminino per le vie del mondo. Amo la crescita umana, la cultura, la conoscenza, i saperi, la scienza; possono far crescere l’uomo e le sue condizioni di vita individuale e d’insieme. In questo cammino di progresso umano fatto d’insieme, ci guadagniamo tutti, proprio tutti, anche la Chiesa, anche l’apertura verso un mondo di pace globale, dove può prevalere il bene sul male, la vita sulla morte. Per questo cammino di umanità nuova io scrivo, esprimo i miei pensieri, sviluppo la mia comunicazione autentica e mi concedo anche qualche licenza di libertà di espressione. Mettendo da parte la cultura degli apparati ed ancor più il potere inquisitorio di lontana memoria, incontriamoci per ricercare insieme la via della pace; la violenza gratuita di tipo talebano, anche se solo verbale, non giova a nessuno, proprio a nessuno. È sul cammino della pace che si deve incontrare l’uomo ed i popoli della Terra. Sarò felice di incontrarla per riconfermare il mio pensiero di non condivisione di quel Tribunale dell’Inquisizione che condannò a morte il grande Galileo Galilei e mandò al rogo il saggio Giordano Bruno e soprattutto per esprimere la mia allarmata preoccupazione sul quel miliardo di persone che, nessuno considera uomini della Terra, per cui sono condannati nell’indifferenza, a morte per fame. Anche sulla libertà di pensiero da “libera Chiesa in libero Stato”, rigorosamente rivendico l’assoluta autonomia di scelte e di giudizio. Attacchi pretestuosi alla scienza ed alla libertà di pensiero da Inquisizione sanno di oscurantismo medievale e proprio non sono possibili nel mondo globale del Terzo Millennio. Il futuro della Chiesa e dell’uomo è tutto nella capacità di dialogo con l’altro, con tutti gli altri, per costruire insieme un’umanità nuova che sappia guardare al bene del mondo, sapendo pensare al bene terreno e spirituale di tutti, senza esclusione e/o posizioni pretestuose che tradiscono la volontà dialogante di un mondo nuovo.

 

                                                                                              Giuseppe Lembo

                                                                                                  – sociologo-