Pubblicità…spinta?

di Rita Occidente Lupo

Era ora! Che un minimo di pudore, lanciasse segnali di probità. Che proprio dal pubblico, l’esempio che i corrotti costumi, di ciceroniana memoria, potessero essere tabù. Almeno per l’occhio civico, incollato alle immagini che specialmente quando tappezzano le città, assurgono a provocazione. Dall’Urbe, un forte segnale di contegno. Di censura, il caso di dire, quando si rasenta l’offesa alla morale pubblica e privata. Non per esser bacchettoni, secondo il sindaco capitolino Alemanno, che ha inteso puntare l’attenzione sulle campagne pubblicitarie “molto spinte”. Un manifesto coloratissimo, per una bevanda energetica, contro l’afa assediante ed i gradi di troppo, canicolari. Con tanto d’anatomia ben evidente  nella sessualità. Due giovani allacciati, supportati da un armadietto con troneggiante scritta: ‘tira fuori la bestia’. Una pubblicità verbo-iconica, con tutti i risvolti dell’ambiguità. Dell’effetto, che rasenta la pubblica decenza, alterando il decoro civico. Questa la motivazione che ha registrato all’opera gli alacri  operatori urbani, nella rimozione e copertura di tali messaggi. Che non solo in campagna elettorale interrogano i fruitori, ma in ogni momento, quando bombardano l’immaginario e cooptano le intenzioni anche meno trasgressive. 

 

Un pensiero su “Pubblicità…spinta?

  1. Sempre eccezionalmente impeccabile, precisa e puntuale la direttrice. Complimenti.

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