Il Processo-Pasquino: dimissioni o sospensione?
La notizia appresa dalla stampa del rinvio a giudizio del Magnifico Rettore dell’Università di Salerno , il Prof. Raimondo Pasquino , da parte del GUP presso il Tribunale di Salerno , Dott. Vincenzo Di Florio , offre lo spunto per una riflessione giuridica e di costume sulla gestione mediatica delle vicende giudiziarie. Premessa la validità e la condivisione del principio costituzionale di non colpevolezza che vale per tutti gli imputati, ivi compreso il Prof. Pasquino oggi imputato, la questione giuridica che questa vicenda suggerisce è quella della possibilità di costituzione di parte civile da parte dell’Università di appartenenza. E’ fuor di dubbio che l’imputazione elevata al Prof. Pasquino determina un danno all’immagine dell’Ateneo Salernitano, che potrebbe essere richiesto in sede penale attraverso l’istituto della costituzione di parte civile; ma il vero problema è che questa decisione dovrebbe essere presa proprio dal Prof. Pasquino che , nella sua qualità di legale rappresentante dell’Università, può conferire il mandato difensivo per perorare la causa civile all’interno del processo penale. E’ di tutta evidenza, quindi , il paradosso che si realizza; e, cioè, quello di una persona che incarica un difensore di richiedergli i danni che egli stesso avrebbe causato con la sua condotta antigiuridica. Il mandato per farsi accusare e condannare non è giuridicamente possibile. Si potrebbe forse ovviare a tale situazione con una “sospensione” dall’incarico di Rettore; provvedimento che, a seguito del rinvio a giudizio, potrebbe trovare anche una sua logica giustificazione. Si potrebbe forse ovviare a tale situazione, inoltre, con un atto spontaneo di “dimissione” da parte del Prof. Pasquino (e dello stesso Preside della Facoltà di Scienze della Formazione del medesimo Ateneo, Prof. Luigi Reina, a sua volta coinvolto nel giudizio e, come Pasquino, rinviato al processo che inizierà l’8 novembre prossimo). Tutto ciò avrebbe la sua logica in uno stile di condotta che si addice ad una carica così prestigiosa come quella del Magnifico Rettore. Nel caso di specie una delle due situazioni sarebbe per così dire “dovuta” e “coerente”, atteso il comportamento processuale che proprio il Prof. Pasquino ha avuto , nella carica rivestita , nei confronti di altre persone appartenenti al corpo docente della sua stessa Università sottoposte a processo penale . E’ dello scorso 04 maggio l’atto a firma Prof. Raimondo Pasquino con il quale il Rettore sottoscriveva il mandato per costituire l’Università parte civile nel processo a carico del Prof. Michele Ingenito, imputato di reati commessi nell’esercizio della sua attività di docente. Anche quel caso era “campato in aria”, quanto quello che, a suo dire, lo vede coinvolto. Ma con una piccola e non trascurabile differenza : il Prof. Ingenito è stato assolto con formula ampia dai reati a lui contestati; il Prof. Pasquino , per ora , è ancora ‘sub iudice’. L’uguaglianza delle persone davanti alla Legge è anche questa ! E, allora, le dimissioni sono “dovute” nell’interesse della Istituzione da lui retta, che non può altrimenti esercitare un suo sacrosanto diritto; e sono anche “coerenti” con il comportamento tenuto in analoghi casi. Le dichiarazioni e i commenti letti nell’articolo pubblicato da ‘Cronache del Mezzogiorno’ del 10 luglio scorso mirano a voler persuadere l’opinione pubblica della infondatezza dell’accusa e sono assolutamente legittime e umanamente comprensibili; ma sono e rimangono, allo stato, solo dichiarazioni. Mentre un fatto è (e resta) il decreto che lo rinvia a giudizio, così come fatto è (e resta) l’assoluzione del Prof. Ingenito. Certo, mi rendo conto della sofferenza che il processo infligge all’imputato che vuole dirci che egli è vittima di una ingiustizia, così come lo pensano tutti quelli che “subiscono” un giudizio. Ed infatti il vero problema del Prof. Pasquino, come di chiunque sbattuto in prima pagina, è quello di evitare il giudizio, non il castigo. Il castigo senza giudizio è sopportabile, ha persino un nome: sventura . Mentre qui si tratta di evitare d’essere sempre giudicati senza che venga mai pronunciata la sentenza. A prescindere da quello che sarà il provvedimento che verrà adottato nei suoi confronti, colpevole o innocente, o, peggio ancora, – pareggio -, tutti noi “giudicheremo” il Prof. Pasquino senza esserne autorizzati e senza conoscere i fatti. E, allora, dall’ uomo di cultura quale certamente egli è, io mi attenderei dal Rettore le sue dimissioni in attesa che la Legge faccia il proprio corso e una Sentenza , non un articolo di stampa e per di più di parte, lo assolva e gli ridia quella dignità che sicuramente gli compete.
Giovanni Falci
La prego, Magnifico, non si dimetta. Resti in carica e si prolunghi il mandato. Così, mi sembra già di sentirla dire, alle soglie del processo, che lei è fiducioso nella giustizia. E’ un cliché che non può mancare!
In bocca al lupo Magnifico.
Mission impossible.
La Scuola Etica Salernitana non prevede dimissioni, ma solo proroghe del mandato di un anno o contrazioni e dilatazioni del numero dei mandati. Ci dispiace per Giovanni Falci, ma la sua richiesta è destinata perciò a cadere nel nulla, considerato il decalogo della Scuola stessa.
A proposito di “numero dei mandati”, sembra che in questa Scuola si voglia ridurre, dopo poco più di un anno dall’ultima modifica di statuto e dalla successiva terza rielezione di alcuni importanti organi apicali, il numero dei mandati per presidi e rettore dai possibili tre ai canonici due anni. Pur tuttavia, in una sorta di gioco dell’oca, si dovrebbe cominciare, per effetto delle modifiche proposte, dal punto di partenza. Particolare ininfluente, se i presidi fossero tutti al loro primo mandato. Alcuni, tuttavia, sono stati eletti già per ben tre volte. Ci sarà per loro il quarto mandato?
Giovanni Falci capirà allora il senso del decalogo di questa pregiatissima Scuola Etica e si rassegnerà, si spera.
Il giornalista Giovanni Falci ha colto nel segno. Con classe ed eleganza ha messo il dito nella piaga. Il rettore dell’università di Salerno Pasquino ne esce malissimo. Per il GIP sussistono gli elementi di rinvio a giudizio, per il suo difensore, un certo avvocato Castaldo, no. Legittimo anche questo, Ma chi ne esce ancora peggio è l’università di Salerno e la sua immagine. Data la specificità del caso potrebbero essere molti gli studenti che preferiranno iscriversi in ben altre università nel prossimo anno accademico.
Complimenti al rettore!
roccino26