Salerno: Crescent, un caso nazionale

Aldo Bianchini

L’altra sera nell’ambito di un convegno sull’ambiente il procuratore generale di Salerno dott. Lucio Di Pietro ha raccontato un aneddoto vissuto personalmente in Turchia dove si trovava in vacanza per qualche giorno. Mentre ammirava una splendida costa degradante verso il mare chiese al suo accompagnatore come mai nessuno aveva pensato di costruire qualche struttura ricettiva alberghiera o altro. “Qui utilizziamo la dinamite –rispose l’interpellato- nel senso che essendo una zona con divieto di costruzione le forze dell’ordine intervengono direttamente nell’acquisto dell’esplosivo ed obbligano il malcapitato a farlo esplodere per il conseguente abbattimento del manufatto, senza alcun bisogno di procedure giudiziarie”. Un atteggiamento del genere,  ovviamente, da noi sarebbe incomprensibile anche se dobbiamo almeno cominciare a studiare qualche soluzione utile in quanto la Turchia non è lontana miliardi di chilometri ma sta per entrare in Europa. Nella palude di leggi, leggine, decreti, regolamenti in Italia anche con una sentenza definitiva i manufatti restano in piedi e si contano sulle dita di una mano gli abbattimenti. E’ chiaro che è molto facile leggere come il prof. avv. Antonio Brancaccio quasi beffeggia addirittura l’Ente Provincia affermando che “è nella confusione più totale …” in riferimento al suo atteggiamento nei riguardi del Crescent, il mostro che fortunatamente ancora è soltanto sulle carte progettuali. E il prof. Fa il suo dovere di difensore nel rispetto assoluto delle regole deontologiche. Ma al di là dell’atteggiamento della Presidenza della Repubblica che non ha riconosciuto al Comitato “No Crescent” la giusta personalità giuridica per potersi opporre alle decisioni del Comune di Salerno, il Comitato cresce ed aggrega ogni giorno di più. Al fianco del Comitato si sono schierati Italia Nostra, Legambiente, Stop al Consumo del Territorio, Comitato Referendum Città di Salerno, Fronte di Mare, Movimento difesa del cittadino, Assoutenti, Ardìcola, Comitato Costa e Ipotenusa per fare del “mostro Crescent” un caso veramente nazionale. Ottenuta la solidarietà per il “No Crescent” continua un cammino difficile ed irto di difficoltà, ben assistito (devo riconoscere) da un convincente e validissimo avv. Oreste Agosto che si muove con una certa destrezza nel mare magnum di una legislazione infinita. C’è un rischio dal quale il comitato deve guardarsi, il rischio è quello che quando ci sono troppi galli nel pollaio diventa ardua la sintesi e molto difficile l’individuazione di un obiettivo che sia il più possibile di alto profilo. Lo ha spiegato, nella convention, molto bene il collega giornalista Edoardo Scotti (intervenuto come semplice cittadino) che ha invitato il “No Crescent” a superare rapidamente la provincializzazione degli interessi del comitato e del caso Crescent per inglobare il tutto in un ragionamento di più ampio spessore alla ricerca delle ragioni storico-economiche e politiche di una città che rischia di implodere su se stessa. L’incontro ha registrato anche la presenza dell’arch. Renato Giordano, del dr. Pierluigi Morena (presidente del comitato), del dr. Aristide Budetti (Fronte di Mare), del dr. Michele Buonomo (pres. Reg. Legambiente), dell’avv. Carlo Pirfo e di altri. In particolare la dott.ssa Lella Di Leo (Italia Nostra) ha stigmatizzato l’aspetto solidaristico intorno al Crescent che deve dare più forza a tutti nel ricercare più spesso la condivisione di obiettivi comuni. La data del prossimo 1° luglio, ha detto la Di Leo, è fondamentale per capire qual è l’orientamento del TAR e quali potranno essere le successive battaglie per evitare una scelta urbanistica obsoleta ed appartenente al passato in una realtà che, invece, deve guardare al futuro. Ci sono alcune ombre su come le procedure amministrative sono state portate avanti frettolosamente negli anni dall’Amministrazione Comunale. In primo luogo c’è il “silenzio-assenso” dal punto di vista paesaggistico di una Soprintendenza che in tutti gli altri casi analoghi non ha mai mancato di esprimere il proprio parere e che nel caso del Crescent, con la scusa delle ferie ferragostane di due anni fa, ha scelto la strada del silenzio. Ci sono alcuni aspetti di carattere finanziario (costi-ricavi) nelle operazioni di compre-vendita dei terreni o di parte di essi sui quali dovrebbe sorgere il Crescent. C’è assenza di spirito pubblico nello stesso acquisto dei suoli in quanto un Comune può si acquistare dei suoli ma per dare vita ad edilizia popolare e non di certo ad edilizia di lusso a sfondo speculativo. Oltre a tutti i dubbi che incombono anche sulla seconda asta pubblica e per i quali sono stati già avanzati espliciti ricorsi. Insomma fra qualche potremo senza dubbio saperne di più.

 

2 pensieri su “Salerno: Crescent, un caso nazionale

  1. Il Crescent non è spuntato sotto un cavolo, né l’ha portato la cicogna. Possibile che il presidente Buonomo non si renda conto che il Mostro è la logica conseguenza del P.U.C. dei miracoli, dal quale ha evitato accuratamente di prendere le distanze? E possibile che – da quell’attento osservatore che è – non si renda conto della cementificazione che sta invadendo le colline e tutti gli spazi liberi di Salerno?

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