Il convegno delle polemiche

Giovanna Rezzoagli

E’ questa la denominazione utilizzata dall’agenzia Adnkronos per definire il convegno che avrà luogo a Brescia il 21 ed il 22 maggio prossimi. L’agenzia riporta la chiara presa di posizione del Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, Dottor Mauro Grimoldi, contro le teorie e le ricerche che verranno presentate al convegno da Joseph Nicolosi, psicologo statunitense, conosciuto per essere un fautore delle cosiddette “terapie riparative” in contesto di orientamento sessuale. Grimoldi ha duramente condannato il tentativo di considerare patologica la condizione di omosessualità, ricordando che la stessa viene definita dall’O.M.S. come una “variante naturale del comportamento umano”. Il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani reputa contraria all’etica ed alla deontologia professionale qualunque terapia mirata a condizionare il paziente verso un orientamento sessuale specifico. Chi si relaziona in modo professionale con soggetti che vivono una condizione di disagio in qualsiasi ambito, e quindi anche in quello dell’identità sessuale, deve astenersi dall’imporre il proprio sistema valoriale al proprio assistito, favorendo la piena accettazione del proprio sé. Il Presidente Grimoldi ha inoltre sottolineato come anche l’A.P.A. (American Psycological Association) raccomandi ai propri consociati di “astenersi dal tentativo di modificare l’orientamento sessuale di un individuo”, affermando nel contempo che “le terapie di ‘conversione’ o ‘riparazione’ dell’omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili”. Da notare che il Dottor Nicolosi è membro dell’A.P.A.. Questo è il vero limite delle ricerche sull’omosessualità proposte dallo psicologo statunitense: la mancanza di dati oggettivi, oggettivabili e scientificamente dimostrabili. Un concetto molto importante sostenuto con forza dall’Ordine degli Psicologi Lombardi è quello dell’assoluta mancanza di giudizio che un terapeuta professionalmente e deontologicamente competente deve necessariamente mantenere nello svolgere la propria attività. Un professionista che nutra pregiudizi sull’omosessualità può seriamente compromettere la salute mentale del proprio paziente, rinforzando i sentimenti negativi di colpa e di vergogna. Il punto nodale del disagio psicologico, non soltanto in relazione alla sfera sessuale, è proprio la condizione di egosintonia (in armonia con il proprio sé) o di egodistonia ( in discrepanza col proprio sé) in cui si trova una persona. Un comportamento vissuto in modo egosintonico  incide in modo significativamente molto diverso, agendo molto positivamente  sulla qualità della vita di un soggetto rispetto ad un altro soggetto che viva lo stesso comportamento in condizione di egodistonia. La cultura e la società imprimono molto pesantemente, specialmente nella psiche di soggetti più deboli e fragili, modelli comportamentali e comportamenti pregiudizievoli la libertà del singolo. Ecco perché è molto importante coltivare ciascuno, nel nostro piccolo o grande ruolo, un atteggiamento impregnato di rispetto e comprensione. Prima di tutto perché solo chi vive ragionando con la propria testa gode di una piena ed autentica libertà personale, ma anche perché, vivendo volenti o nolenti all’interno di un sistema sociale, si può fattivamente contribuire a costruire un mondo di pace e di tolleranza in cui ognuno possa trovare un angolino per se stesso. D’altronde la storia insegna che dall’odio non nasce che odio, e che la via per la pace è necessariamente costruita dalla comprensione e dalla tolleranza. Ancora oggi in paesi come l’Iran si mette a morte un essere umano come “colpevole” di omosessualità, né più e né meno di quanto poneva in atto la dotta Europa fino all’Illuminismo.