Un declino inconsapevole: quello della Cultura e del Pudore

    Alessio Ganci

Non è la prima volta che affermo che la rivoluzione telematica, come tutte le rivoluzioni, è avvenuta sia nel bene sia nel male. Dal lato positivo ha contribuito a fornire nuovi metodi di lavoro e a facilitare la comunicazione a distanza, nonché ad avviare un vero e proprio processo di globalizzazione. Dal lato negativo, tralasciando gli oramai noti problemi relativi a spam, virus, truffe, la rivoluzione telematica ha permesso di marcare più profondamente quello che definirei un vero e proprio declino caratteristico degli ultimi anni. Già, perché fin dagli anni Novanta, direi che ancora, il computer, la televisione e la radio venivano utilizzati per quello che dovrebbero sempre rappresentare, cioè degli strumenti educativi e di lavoro. Alcuni elementi caratteristici di questo “declino”: il divertimento incondizionato con i “reality-shows” (vedasi “Grande Fratello”, tanto per citarne uno con elevata audience) oppure il tanto diffuso modo di comunicare dettosi anche “stile SMS”, che contribuisce non poco a fare riflettere se il livello culturale medio comprende, almeno, il sapere parlare l’Italiano. No, neanche quello, non avrei problemi a definire un “nuovo Medioevo di nuovi barbari”.  Meno male che, nella massa popolare di video-dipendenti e di VIP composti solo da calciatori e da soggetti da reality-show, ci sono sempre delle organizzazioni (che non hanno bisogno di essere proclamate VIP dal pubblico, per dimostrare il loro impegno) che cercano di propagandare idee un tantino diverse da quelle della “massa” ad esempio, No Kappa, che vota il rifiuto allo “stile SMS”. E, sempre deviando dalle nuove idee del imperanti, c’è chi decide di utilizzare i social-networks, non per “esaltarsi con gli amici della sua capacità di modificare la lingua italiana”, ma per promuovere la Scienza (come certe case editrici internazionali) o per diffondere ideali di solidarietà (come il Dalai Lama su Twitter). Sono sicuro che chi è deviante oggi, non sarà ricordato quanto un qualunque uomo che, dopo avere tirato un calcio al pallone, finisce davanti alle telecamere. Forse ci si accorgerà degli enormi errori della società e di chi ha preferito “non seguire il gruppo” quando, in un prossimo futuro, si ritornerà agli standard culturali di qualche decennio fa. A parlare di declino culturale si fa presto: quando incomincia anche l’assenza del pudore e del rispetto, allora c’è da chiedersi davvero che fine stia facendo l’essere umano. Concentrandosi sui gruppi di Facebook, il noto social-network di cui la “mandria” non può più fare a meno (ovviamente per scopi tutt’altro che produttivi, eccetto i casi precedentemente specificati), si scopre che è frequente l’apertura di gruppi altamente di cattivo gusto, razzisti o, semplicemente, che degenerano nella più profonda immoralità (se nomino il gruppo di Facebook “anti-rom” che inneggiava ad Hitler, sono sicuro che si capisce subito che cosa intendo affermare). Ed eccoci alla novità: la top-ten dei dieci gruppi più scandalosi è stata pubblicata da Il Sussidiario.net e mostra gruppi che inneggiano alla compravendita di persone o alle lodi ai criminali, oppure che propongono test per verificare quanto si è “serial-killer”,  che incitano al razzismo offendendo le persone di colore membri di una squadra sportiva … Leggendo l’articolo reperibile a questo indirizzo: http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=84696 o a questo indirizzo:  http://www.ilsussidiario.net/News/Hi-Tech/2010/5/10/FACEBOOK-I-dieci-gruppi-shock-che-fanno-impallidire-anche-il-blog-Vi-Odio-/5/84696/ e concentrandosi sull’area dei commenti si può anche vedere che c’è chi si lamenta del fatto che il suo commento non viene subito visualizzato, cioè c’è chi vorrebbe l’assenza della moderazione e la proclamazione di una “anarchia telematica”, proprio come succede su Facebook, dove i commenti sono pubblicati direttamente, come si può vedere c’è anche chi, sfacciatamente, tenta di difendere i gruppi affermando che “sono solo ironici”. Ed ecco la difesa che questo “movimento moderno” cerca di adoperare: il pretesto dell’ironia. Considerando che l’Autore de “Il Sussidiario” ha saputo dare una risposta adeguata al commento difensivo, c’è da chiedersi: ma veramente si ha il coraggio di difendere certi gruppi con un simile pretesto, cioè quello di cercare di apparire di più rispetto agli altri? È proprio vero, l’ironia e la pseudosatira non pagano. Questo è, secondo me, vero specialmente se chi le utilizza come paravento, oltre a non conoscere la lingua italiana, oltre a essere  un possibile video-dipendente, dimostra di non conoscere neanche la differenza tra questi due elementi ed il cattivo gusto e la mancanza di rispetto verso il prossimo.