25 aprile 2010: festa della liberazione nella ricorrenza del 65°

Si avvicendano, si rincorrono, si rinnovano, fanno riflettere, si arricchiscono anche di nuovi particolari, spesso nuovi, alcune volte inediti, altre liberatori, ricorrenze ed anniversari che, proprio per queste peculiarità si differenziano, prendono le distanze dagli esami che possono, purtroppo, non finire mai ma sono limitati, racchiusi in un arco di tempo. Gli anniversari e le ricorrenze no! Si ripetono. Nel senso che, come dire, non possono essere dimenticati. Dai più impossibile! Probabile, anzi sicuramente da chi ha particolarmente sofferto, è stato sottoposto a privazioni, supplizi, angherie, vessazioni, sevizie. Vanno dunque ricordati, celebrati? Ma come? Preferiremmo nell’intimità, con una riflessione, un ricordo, una preghiera per coloro i quali, sorretti e spinti da ideali di altri tempi, per tanti assurdi, inconcepibili, si sono immolati per aver creduto, sofferto ed infine pagato. Viceversa, ci tocca assistere a nuove passerelle, nuovi cortei, nuove sfilate, nuove commemorazioni, nuove partecipazioni, nuovi interpreti pronti a pronunciare parole di circostanza. Il calendario ci ricorda che stiamo vivendo il 25 aprile. Uno dei trecentosessantacinque  giorni, una delle cinquantadue domeniche dell’anno? No! È una ricorrenza particolare, un anniversario speciale: il sessantacinquesimo anniversario di quella giornata etichettata e tramandata come ‘liberazione’! Di quella giornata lontana, di quel fatidico 25 aprile del 1944, pochi sono i superstiti e non tutti hanno più la forza, la volontà, l’inclinazione, lo spirito adatto per poterne parlare con la dovuta imparzialità, la giusta serenità. Prendendo le distanze. Senza partigianeria. Al di sopra delle parti. Pensiamo a quel 25 aprile come la giornata in cui si è dato il ‘la’ ad una primavera fino ad allora sconosciuta, eleviamola a giornata simbolo, evitiamo però di attribuirle una paternità e/o anche una maternità! Altrimenti dovremmo meditare sui nefandi risvolti, sulle successive ripercussioni, sulle assurde rivincite figlie dell’irrazionalità e dell’odio, della barbarie e della vendetta, della violenza nel nome di una questione d’onore. Di quel 25 aprile sono rimasti in pochi. E di quei pochi quanti sono in grado di poterne parlare con il cuore in mano, con la necessaria, dovuta onestà che si deve all’evento? La storia, certe pagine della storia che abbiamo appreso, ci sono state propinate da cattedratici che andavano per la maggiora, da noti uomini di cultura, i quali, non essendo stati testimoni dei fatti, degli eventi, hanno fatto di tutto per recuperare, attingere dove potevano, dove era loro consentito, ma. ala resa dei conti, quando cioè le idee non coincidevano, erano in disaccordo con gli scritti ritrovati e/o con le testimonianze raccolte, venivano stravolte ed orientate, indirizzate su sentieri senza via di uscita, che non avevano alcun riferimento, non ci azzeccavano per niente. Nazismo boicottato, annientato, sconfitto, fascismo costretto alla resa, Mussolini, capo del governo e del fascio, arrestato, giustiziato ed esposto a testa in giù come monito per le future generazioni a Piazzale Loreto nella Milano, città capitale di una novella mitteleuropa, ‘trasformata’ negli anni a venire in città del bere. Nessuno ha menzionato, ha parlato dei tribunali ‘volanti’ allestititi dai partigiani  per sottoporre a processo sommario che, nella maggior parte dei casi, si risolveva con una inevitabile sentenza di condanna nei confronti di chi – in primis i ‘podestà’ –  credendo nel fascismo, ne aveva sposato la causa. Parimenti, nessuno ha messo lingua, ha aperto la bocca sui procedimenti allestiti dai magistrati militari presso i tribunali di competenza nei confronti delle truppe, dei militari, graduati ed ufficiali superstiti, finalizzati ad accertare la resistenza opposta al nemico. Ed il nemico non era rappresentato dalle divisioni naziste in ritirata né dalle milizie fasciste allo sbando bensì  … udite, udite! … dai militari americani sbarcati in Sicilia nel corso di un’operazione di alta strategia militare per porre fine alla cessazione di ogni ostilità ed attestare, dare inizio ad una democrazia fino ad allora illustre sconosciuta. 25 aprile è da tempo sinonimo di ‘Festa della Liberazione’ dopo una strenua e combattuta resistenza. Storici, autori, commentatori, critici, ecc., continuano a battere il tasto sul coraggio di alcune Città del centro-nord, ben celebrate ed enfatizzate perfino dai telegiornali delle reti TV a pagamento, che ebbero quali protagonisti assoluti componenti egemoniche politicizzate che spaziavano dalle forze cattoliche alle comuniste, a commemorare l’eccidio di Marzabotto, a … trascurare invece – volutamente o per ignoranza? – quanto hanno fatto i nostri padri e nonni, meridionali e casertani, in tutta la Valle del Volturno: unendosi fra loro in piccoli gruppi spontanei, senza alcun mezzo di sorta ma nel nome di un loro inconfutabile ideale e credo, fidando soltanto nella ricchezza di quell’orgoglio e di quell’amor proprio mai perduti, cercarono di mettere in atto quei primi timidi tentativi di opposizione o, per meglio dire, di “resistenza”. Vogliano ricordare che, nella storica battaglia sul Volturno e, in particolare, nel territorio dell’allora Villa Volturno, ora nuovamente Vitulazio e Bellona, dove il comandante tedesco Wietingoff, artefice di tutti gli eccidi della zona a partire da quello del 14 settembre 1943 in Masseria Lepore in Vitulazio, PRIMO ASSOLUTO IN ITALIA, inviò, una volta lasciata Salerno, la 16^ SS. Panzer Division Reichfuhrer per ‘ripulire quell’area’ e predisporre gli schieramenti per le unità operative del 14° corpo d’armata tedesco, non furono pochi quelli che – eroi ignoti – immolatisi sull’altare della vita, lasciando vedove ed orfani, ci affrancarono dall’oppressore e da una barbara dittatura regalandoci una libertà e democrazia altrimenti insperate. Delle commemorazioni e delle celebrazioni sia dell’evento di Marzabotto che del 25 Aprile ha trattato più di una volta il caro, indimenticabile gen. Armando Scialdone, memoria storica degli eventi dell’ultimo conflitto mondiale, che, in merito, ebbe a precisare “la 16^ SS. Panzer Division Reichfuhrer, lasciata Salerno, fu inviata da Wietingoff sulla riva nord del Volturno prima ancora che vi rientrasse la Herman Goering per ‘ripulire quell’area’ ed a predisporre gli schieramenti che le unità del 14° corpo d’armata tedesco sarebbero andate ad operare; essa era elemento di ‘forza e sicurezza’ – secondo Wietingoff – del suo fronte difensivo sul Volturno, in particolare nel suo settore tirrenico ove s’attendeva lo sforzo principale degli alleati per occupare, al più presto, Roma; la ‘decantatissima ed indispensabile’ divisione fu anche causa di in un proverbiale ‘contrasto’ fra il Comandante del Gr. d’Armata, Kesserling, ed il Comandante della 10^ Armata, Wietingoff; fu l’artefice di tutti gli eccidi della zona a partire da quello (14 settembre 1943) in Masseria Lepore in Vitulazio, primo in Italia”.

Paolo Pozzuoli

 

5 pensieri su “25 aprile 2010: festa della liberazione nella ricorrenza del 65°

  1. da qualche anno il 25 aprile apre discussioni senza senso e procura mal di pancia stupefacenti. si fa un guazzabuglio della storia per finalità politiche che con il tempo, probabilmente, invertirà gli eventi e le responsabilità. il 25 aprile, un pò come la persecuzione degli zingari e degli immigrati per la lega, rappresenta anche un momento per far parlare di se, per apparire sulle prime pagine dei giornali nazionali per alcuni amministratori della destra di noiartri. di sicuro la seconda guerra mondiale è stata la cosa peggiore che l’uomo è riuscito a fare contro la sua razza, milioni di morti e dittature terribili. questo è successo anche in italia con il fascismo e i fascisti. non vi è regione che non abbia avuto la sua mattanza, non vi è paese che non abbia i suoi morti. le presecuzioni politiche, le epurazioni, i confini, gli assassinii e poi la povertà assoluta la distruzione totale. il 25 aprile rappresenta il punto di inizio di una nuova umanità e chi lo strumentalizza è un fascista. se non distruggeranno le testimonianze scritte e quelle registrate e fino a quando vi sarà qualcuno a cui preme la verità e la democrazia non vi sarà cirielli o berlusconi a cercare di mischiare le carte e a confondere la russia con l’america, stalin con togliatti, pertini con la monterosa, matteotti con pio XII, le ritorsioni partigiane con i campi di concentramento e piazzale loreto con i campi di sterminio e le foibe con le stragi.

  2. Non mi va di certo a genio di ricodare quel famigerato ’43-44 e giù o su di lì. Non attingo i ricordi da nessuna parte. E’ la mia vita esperienzale che mi detta e che dirige la mia mente verso il ricordo di quei funesti giorni vissuti e sofferti .In quei famigerati tempi , quando la guerra infuriava e distruggeva l’armonia della vita di tanta povera gente,io
    ero un ragazzo, sulle cui goti si poteva leggere la immane sofferenza conducibile alla immane povertà condigenziale di quel nefasti tempi di guerra. Nel ’43 avevo solo dieci anni e non potei neppure concludere l’esame di quarta elementare: Le scuole erano chiuse per via degli ultimi svolti della guerra, e noi di famiglia eravamo sfollati in un paesino di montagna per ripararci dai continui bombardamenti che si addensarono sulla città di salerno dai quali ne uscimmo vivo per puro miracolo. Ancor prima del 21 giugno avevo notato un grande ammassamento di mezzi blindati tedeschi in partenza verso Nord che
    attendevano l’ordine dai loro superiori per mettersi in moto, ma ora comprendo da questi articoli che , forse, erano diretti verso Volturno. Ricordare, quindi, il 25 aprile, giorno della liberazione, è doveroso . E lo è anche per il fatto che in Italia si fosse sviluppato , sin da quei tempi dela liberazione, il vero concetto della democrazia. Ma l’occasione di tale storica ricorrenza, a mio avviso, dovrebbe essere anche un riconoscimento per chi, in quei lontanissimi tempi fu sottoposto ad immani sofferenze senza mai essere ripagato , almeno per le dovute riconoscenze dalle seguenti generazioni. Oggi , chi non ha 78 anni come me, può scrivere tutto quello che vuole,ma non potrà mai assaporare realmente i veri patimenti che ,chi come me , le ha realmente subiti. Questa è la storia! Un abbraccio a tutti.

  3. …………….ma chi ha distrutto le nostre città con le “FORTEZZE VOLANTI”????
    chi ha provocato migliaia e migliaia di morti innocenti(solo a Foggia in un un bobombardamento, ne furono uccisi oltre diecimila) , donne, bambini,vecchi e centinaia di migliaia d’invalidi?????
    I Vostri “liberatori”, hanno adottato la distruzione sistematica della Nostra Patria.
    I “marocchini” hanno violentato le nostre donne e i nostri bambini durante la loro gloriosa avanzata, su per la nostra penisola.
    L’unica Resistenza che conosco è quella dei giovani della X MAS che al Sud combattevano dietro le linee degli invasori e una volta catturati venivano BARBAREMENTE trucidati( solo da qualche anno si inizia a vedere la verità con i tantissimi giovani che sprezzanti del nemico venivano fucilati a Capua e in altroe cento località d4el nostro Sud), dopo processi farsa dai vostri “liberatori”.
    onore, Onore, ONORE chi hacombattuto senza speranza e ha dato la vita per la DIGNITA’ dell’Italia.
    WWW L’Italia!!!!
    in bocca al lupo

  4. Un’ultima considerazione: L’Antifascismo è stato imposto agli italiani, dai “liberatori”, per tener divise le masse proletarie e poterle meglio sfruttare.
    in bocca al lupo

  5. caro lupo solitario a mio parere, modesto, tu confondi l’effetto con la causa. comunque continua a liberarci dal comunismo, che questo è cosa che ti viene bene allo stesso modo con cui venne bene aggredire la francia sconfitta e sederci al tavolo della pace.

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