Gesù muore ogni giorno

Giovanna Rezzoagli

Ogni venerdì santo, alle tre del pomeriggio, si rinnova il ricordo della morte di Gesù crocifisso. Nel piccolo paese dove sono cresciuta, le campane tacevano da quel momento sino alla mattina di Pasqua. Quando ero piccola, mi commuoveva sempre la figura di quell’uomo inchiodato sulla croce, tanto che nella mia ingenuità di bambina, appena potevo staccavo il crocifisso dalla parete per adagiarlo sul tavolo, credendo che il Cristo sentisse meno il dolore dei chiodi se messo orizzontale. Poi crescendo, com’è ovvio, si dimensionano le suggestioni della prima infanzia e, forse, si abbandona almeno in parte lo stupore di fronte al bello ed al brutto dell’esistenza. Si tende a diventare più disincantati, più cinici. La figura di un uomo giovane, coraggioso, moderno per la sua epoca, che oggi in molti non esiterebbero a definire anticonformista, mi ha sempre affascinato. Ed oggi, adulta ma forse ancora un poco ingenua, mi chiedo: come sarebbe accolto il Cristo se venisse oggi in mezzo a noi? Come ci saremmo comportati noi nei suoi confronti 1977 anni fa? Nei giorni che precedono la Pasqua una riflessione in tal senso può essere utile. Questo giovane uomo coraggioso disse che qualunque cosa si fosse fatta ad un suo fratello più piccolo, sarebbe stata come fatta a lui. Come verrebbe trattato oggi un uomo che dicesse che siamo tutti uguali, che il perdono è un valore da custodire per chi lo offre e per chi lo riceve? Forse verrebbe giudicato dai più accondiscendenti uno psicolabile, dai più furbi un pericolo, ma quanti di noi non lo giudicherebbero? Quanti di noi si fermerebbero ad ascoltare le sue parole? Chissà. Proviamo a ribaltare i termini della questione: quante volte abbiamo davvero ascoltato qualcuno? Quante volte siamo stati capaci di perdonare davvero un torto ricevuto, vero o presunto che fosse? Chissà. Dalla morte di Gesù sulla croce sono passati quasi due millenni, e cosa è cambiato tra noi? Siamo forse meno giudicanti, meno pronti a lavarcene le mani di chi incontriamo, a vario titolo, sul nostro cammino, dei nostri simili vissuti nell’anno 33d.C.? Se è vero che il Cristo vive in ogni nostro fratello più piccolo, allora Gesù muore ogni giorno, migliaia di volte ogni giorno.

3 pensieri su “Gesù muore ogni giorno

  1. Il problema è che, a parte la flagellazione e la crocifissione nell’arco di tre giorni (che rimangono nella mente nostra, altrochè), tutta la vita di Cristo fu una memoria del Padre, il Creatore, Lui poi identificandovisi(“chi vede me, vede il Padre!”).
    Una intera vita, dunque, nella memoria del Padre non terreno, il Creatore, la Mente Superna: capace di creare, già per l’uomo di Neanderthal (altro che la balla della “evoluzione”!), le unità nefroniche, le connessioni neurobiologiche, il cuore, i polmoni, e tutto il resto, proprio dell’uomo ed oltre lui.
    Ma oggi chi ci pensa più a Quello, e chi mai Lo ringrazia? Cosa intendeva dire Cristo con “rendimento di grazie”? Rendimento a Chi? Ecco: l’uomo quasi non si pone più questa domanda. Rimane a bocca aperta solo davanti alle anchorgirls e agli anchormans, poveri noi.
    Poi, senza che il Creatore glielo abbia detto, nasconde se stesso col condom e con la RU, e progetta, per dirne una, una Europa più che dimezzata di popolazione entro una quarantina d’anni.
    E nessuno, tranne un pugno di anime più attente, su milioni e milioni di dotti e meno dotti, consiglia di cambiare rotta, cioè di meditare sul senso della vita, che certo non andrebbe nascosto dietro una pellicola od una pillola, ab initio non fornitici.
    Ecco: Cristo soffre ancora, ogni giorno, perchè l’uomo ignora il Creatore e non Lo ringrazia coi fatti e con l’attenzione alle leggi insite nella sua natura. Le quali cose danno via libera ad ogni prevaricazione e rendono vano il Suo discorso centrale: quello della montagna, quasi non più recepito.
    Inoltre, seguitando, l’uomo diventa suicida: ha oramai distrutto in gran parte, e per lunga pezza, cieli, terre e soprattutto acque. Meglio non parlarne: un vero e proiettivo dramma planetario. Come rimediare, non si sa!

  2. Nella mia vita di cattolico praticante, raramente ho letto uno scritto così delicato e ricco di significato, tanta stima a chi scrive. Buona Pasqua

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