Natuzza Evolo e gli spiriti celesti

 Alfonso Giusti

 E’ appena arrivato in libreria il testo “Natuzza Evolo e gli angeli” scritto da don Marcello Stanzione ed edito dalla Segno di Udine, euro 15. Presentare: realtà che può sfiorare l’incensazione e la ruffianeria quando si tratta, in particolare di persone note al grande pubblico, siano esse religiose o politiche, ma quando si parla di una persona morta da poco e su cui si scrivono, a breve distanza di tempo, ben due libri – rammentiamo l’altro scritto di Don Marcello su Natuzza Evolo e le Anime del Purgatorio, edito dalla Segno di Udine -, può dar luogo ad improvvidità, precorrendo i giudizi che la santa Chiesa emetterà su quest’umile donna della nostra Calabria. Indubbiamente noi ci sottoponiamo a quelle che santa Madre Chiesa dirà. Ciò non c’impedisce, non già di dare giudizi sulla persona – difatti nei due libri fatti da Don Marcello si riscontrano pochissimi dati riguardanti la cosiddetta privacy della stessa -, quanto sulla sua “missione” lungo l’intero arco della sua vita. E’ un piccolo spaccato quello che tratta Don Marcello, ossia i rapporti intrattenuti, volentieri o malvolentieri, con i beati Spiriti celesti e con gli Spiriti del male. Noi teniamo ben presente, inoltre, che le nostre parole ed i nostri scritti ci verranno pesati alla fine del nostro itinerario terreno, pur tuttavia esso non ci esime dal farlo perché se è vero che prestare attenzione ad ogni fruscio può dar luogo a creduloneria, il non prestarvi ascolto può dar origine a temerarietà, come ben diceva la grande santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa. Ora Dio si compiace confondere i grandi di questo mondo con i cosiddetti “piccoli”, agli occhi del mondo, e noi vediamo lungo i secoli persone di vita ritirata, come santa Caterina Benincasa da Siena o Lucia dos Santos di Fatima, Bernadette Soubirous di Lourdes e tante altre, indicare addirittura ai papi l’esempio da seguire ed essere, poi, dei fari della cristianità. Tenete ben presente che esse si annullano sempre di fronte alla loro missione: noi sappiamo ben poco della vita privata e religiosa stessa di santa Bernadette, per esempio, e siamo ben lungi dal volerne scoprire i segreti interiori. Ciò nonostante quello che è essenziale è ben noto alla folla dei fedeli che ogni anno, a milioni, si indirizzano verso la Grotta di Massabielle. La “pazza di Lourdes” é diventata nel tempo la vergine consacrata al Signore di cui ne indica la via. Lo stesso accade per la “schizofrenica” di Paravati. Don Marcello, nel suo scritto, non entra nel merito di contrastare luminari della scienza che hanno preso forti abbagli, resistendo nella loro “Gerusalemme” e, pur sapendo indicare il luogo della nascita di Gesù, sono ben lungi dal muoversi dai loro “agi”, emettendo “temerari giudizi”, non solo su Natuzza ma anche su san Pio da Pietrelcina: il tempo ha poi provveduto a ben stabilire le cose. Qual è il nesso del nostro lungo discorrere precedente? Presentare non già la figura di Natuzza quanto dei suoi rapporti con gli Spiriti, siano essi celesti od infernali, a dimostrazione del profondo stato di interessamento alla sua figura fatta dal sacerdote salernitano che, ben lungi dall’esaltare od incensare la figura di Natuzza, si limita a dei “riportata” del suo quotidiano vivere del suo rapporto con gli Angeli. Don Marcello, uno dei maggiori angelologi italiani e non solo, tratta con sobrietà la figura della mistica calabrese, tenendo comunque ben presente che la devozione ai santi Angeli, ed in particolare agli Angeli custodi, lascia nel nostro spirito un’impronta forte e duratura. Desideroso di accrescere questa devozione, egli scrive queste pagine con questo preciso intento. Ora l’esistenza dell’Angelo custode è ben certa. Tutto ciò deve farci sentire il bisogno di essere istruiti e governati da degli spiriti più sapienti di noi, ossia dagli Angeli. Si dirà che Dio ci custodisce, secondo quella parola del Salmo: “Sicuramente, colui che custodisce Israele non si assopirà, né mai si addormenterà” (Sal 120, 4). Convengo con questa verità, ma la conseguenza che se ne trae non è giusta. Per fare il bene, sono necessarie due cose: occorre prima di tutto che vi siamo portati da quell’inclinazione che viene dall’abitudine delle virtù morali; occorre poi che la nostra ragione trovi i mezzi convenevoli nel farcelo operare, e spetta alla prudenza indicargliele. Ora la prima di queste condizioni viene immediatamente dalla custodia di Dio, che ci inclina al bene con l’infusione delle virtù morali e la sua grazia divina; ma la seconda ci viene dagli Angeli poiché è attraverso di essi che le luci dell’alto ci sono comunicate. Noi abbiamo dunque degli Angeli che sono contemporaneamente nostri custodi e nostri istruttori, che ci aiutano nel domare le nostre passioni e dissipano le tenebre della nostra ignoranza. Così, quando noi facciamo il male, è perché noi chiudiamo il nostro orecchio ai loro saggi consigli; da ciò ne consegue che, se ci perdiamo, la nostra perdita sarebbe il fatto, non già della loro negligenza, ma dalla nostra malizia. “La Provvidenza divina, dice il Catechismo del Concilio di Trento, ha confidato a degli Angeli la custodia del genere umano, ed ha voluto che assistessero coi loro soccorsi tutti gli uomini, per preservarli dal pericolo che li minaccia. Come i genitori cercano dei sorveglianti e dei difensori ai loro figli quando li inviano a fare qualche viaggio difficile e pericoloso, così il Padre celeste, in questo viaggio decisivo che, dalla terra, deve condurci all’eterna patria, ci ha confidati ognuno alla custodia di un Angelo, affinché il suo soccorso e la sua vigilanza ci facciano evitare i segreti tranelli dei nostri nemici e respingere gli attacchi più terribili. Sotto la condotta e la guida di questi Angeli, noi camminiamo nel retto cammino; evitiamo da parte dei nostri nemici le astuzie e gli imbrogli che potrebbero allontanarci dalla vera via e giungiamo in Cielo” (Cat. Rom. P. 4, c. 2, n° 4). E’ dunque ben vero che ogni uomo ha il proprio Angelo custode. Quale bontà da parte di Dio! I teologi definiscono l’Angelo: una sostanza creata, completa, intellettuale, ed esente da ogni materia. Tale è dunque la natura di questi spiriti celesti; la loro creazione prova che non sono della stessa natura di Dio, poiché la natura divina è eterna; la loro completa sostanza li differenzia dall’anima umana, che è incompleta senza il proprio corpo, e la loro esenzione da ogni materia li distingue dagli uomini, così come la loro superiore intelligenza.