Teatro Senza Rete: l’altra storia di Pinocchio

Un’altra storia di Pinocchio? Perché? E quale storia è? La compagnia Teatro Senza Rete ha la presunzione di volersi confrontare con i grandi miti, con i grandi personaggi della nostra cultura. Dopo Don Chisciotte, ecco Pinocchio! Ma non è presunzione! I grandi miti, i grandi personaggi, sono grandi proprio perché appartengono a tutti: dall’avvocato al barbone, dal maestro all’allievo, e tutti hanno il diritto e la capacità di dialogare con loro. E forse, data la liminarità di questi personaggi, sempre in bilico tra realtà e fantasia, sempre in conflitto tra l’adeguarsi alla società e l’affermare la propria personalità, tra il vivere e il morire, sempre critici perché “altri” ma pur sempre “dentro” o quantomeno “al fianco” della società, appartengono di diritto più al barbone che all’avvocato, più al “malato” che al “sano”. E più all’attore. Forse. La storia di Pinocchio è storia autogenerante, è storia che genera altre, infinite storie. Il nostro è quindi solo un piccolo contributo per giungere, dalle infinite storie di Pinocchio (degli infiniti Pinocchi) al nocciolo duro e primo del burattino, al seme, alla radice. Per dirla con Carmelo Bene, dopo il nostro lavoro, avremo un Pinocchio di meno. E allora vediamo, all’inizio della pièce, un pinocchietto passare di mano in mano, perché la storia già esiste, è già stata detta, vediamo una fata impaziente di (ri)cominciare la storia già narrata, di cui le è restata dentro come una eco in una canzoncina. E questo nonostante, come dice lei stessa, “non è più tempo di favole, questo”. Poi ecco una caterva di falegnami a (de)costruire il burattino. Una squadra. Ognuno mette il suo. Ma allora Pinocchio di chi è figlio? Di chiunque gli metta le mani addosso. Allora è giocoforza la fuga. Per (ri)stabilire chi sei veramente. Infine, dopo altri incontri, altri tentativi di plasmare, di mettere le mani addosso, Pinocchio viene definitivamente rifiutato. Non gli restano dunque che due possibilità. L’oblio del tutto o la lotta per l’affermazione. Deciderà allora di tuffarsi nel grande mare del Sé, dove si è soli per scelta di ricerca, per trovare il proprio senso della/nella vita, per ritrovare le proprie radici, per trovare la propria unica umanità (ma anche le umanità degli altri), attraverso la quale potersi confrontare con il mondo sullo stesso piano, perché ognuno di noi ha un’altra storia di Pinocchio da raccontare, la propria personale. Quindi la nostra è la storia di una grande domanda senza risposta. Chi sono io? Come sempre, il lavoro della compagnia Teatro Senza Rete ha alla base l’improvvisazione. Molto del testo drammatico (parole e azioni) è frutto dei desideri e delle visioni individuali e collettive degli attori. Stavolta però, al nostro quinto lavoro, abbiamo cercato un passo in più, nella scrittura di un copione più preciso. E abbiamo anche cercato di portare gli attori più avanti. Noi operatori siamo sempre di più dietro le quinte. Per la prima volta molti di loro si troveranno sul palco soli con il loro personaggio. Un pensiero anche a chi ci è stato compagno di viaggio e poi, per un motivo o per l’altro, non ha continuato il percorso. Andiamo in scena con questo risultato anche grazie al loro apporto. Questo spettacolo è dunque dedicato anche a loro.