Mercato San Severino: Peduto al seminario su San Marco a Rota

Michela Maffei

L’archeologia come viaggio affascinante nel passato altomedievale della Campania: è la volta del gastaldato di Rota, nei pressi dell’odierna Mercato S. Severino.Ce ne parla il professore Paolo Peduto che interverrà al seminario del 24 febbraio “S. Marco a Rota. Prospettive per lo studio di una pieve altomedievale” presso il campus di Fisciano, aula 5 della facoltà di lettere alle ore 10.00.Nell’ordinamento medievale, il gastaldato era una circoscrizione amministrativa governata da un funzionario della corte regia, il gastaldo, delegato ad operare in ambito civile, militare e giudiziario.Nel suo studio “Il quadro della ricerca archeologica altomedievale nella regione dei principati di Salerno e di Capua”, presentato al convegno per il cinquantenario della fondazione del centro italiano di studi sull’alto medioevo, Peduto indaga “lo sviluppo del principato di Salerno, cui il gastaldato di Rota apparteneva, nel più ampio processo che portò poi alla scissione tra Salerno e Capua”.L’attenta ricerca di Peduto svela che “Il centro era posto lungo l’asse della Capua-regium, la consolare Annia-Popilia, che costeggiava a nord-est la pianura vesuviana. Attraversato il gastaldato di Nuceria ed il passo della ‘montagna spaccata’, controllato dal soprastante castello di Lanzara, si perveniva a Rota. Da qui proseguendo in lieve pendenza attraverso la pianura segnata dal fiume Imo si giungeva nei pressi di Salerno. Rota assumerà nel tempo, dai Normanni fino a tutto il regno aragonese, un potere che i Sanseverino estenderanno a gran parte dell’Italia meridionale”.In particolare vicino all’ospedale di Curteri sono stati rinvenuti i resti di una chiesa che ha preso l’appellativo di pieve di S. Maria a Rota, poi S. Marco: “Sospettiamo – afferma Peduto – che sia una di quelle grandi chiese che avevano la funzione di gestire un patrimonio molto vasto e aggregare la comunità. Le chiese stanno a significare organizzazione del lavoro contadino e vita sociale. Questo avviene in Puglia, in Lucania, in Irpinia, nel Sannio”.Purtroppo oggi – segnala il professore Peduto –  ci sono molti problemi per lavorare nella chiesa che testimonia le attività di un “territorio ricco tanto da attrarre l’insediamento dei Longobardi”.La chiesa aveva anche un’importante funzione di centro accoglienza, poiché “quasi sicuramente ospitava i pellegrini in cammino verso Nola per partecipare alla “fervente attività religiosa e culturale del complesso santuariale di Cimitile”.La pieve di S. Marco a Rota è, quindi, oggetto di uno studio intenso, perché – conclude Peduto – “consente di capire dal punto di vista storico, l’evoluzione socio-economica di questa valle dell’Irno e di questo centro di pianura che genera di lì a poco il castello di Mercato San Severino. L’obiettivo è ripercorrere la storia dall’alto medioevo al periodo normanno, ma si tratta di un lavoro certosino che necessità anni di lavoro”.