Dal passato, il presente dei comportamenti umani

 Giuseppe Lembo

La tradizione, a rappresentarla nella sua essenza, sono di fatto, solo le parole; nella sostanza è un guscio vuoto. Purtroppo nella società del nostro tempo, il passato conta sempre meno; si vive soprattutto di presente e c’è addirittura poca attenzione per il futuro che si dovrebbe costruire nel presente, guardando al passato. Ma così non è. Il presente, con il suo attimo fuggente, è l’indiscusso protagonista della vita umana sulla Terra. La tradizione rappresenta un fatto essenzialmente antropico; è l’anima viva di ciascuno e nel suo insieme del popolo che tramanda il meglio di se stesso, proprio attraverso la tradizione. Un tempo era rappresentata da un patrimonio orale che si tramandava di generazione in generazione. Nel ventesimo secolo ed ancora oggi nel primo decennio del ventunesimo secolo, con la crescita dell’alfabeto e la capacità diffusa del leggere e dello scrivere, la tradizione oltre ad essere tramandata oralmente, sta diventando un vero e proprio patrimonio di cultura popolare; i suoi codici scritti ne rafforzano le testimonianze ed il proprio DNA, anima vivente del popolo, trasmessa da una generazione all’altra e quindi continuità umana sul piano di un continuum presente, passato, futuro. Ma nella seducente modernità, con il suo culto del presente, con la sua sempre maggiore forza dell’apparire sull’essere e dei valori legati all’essere, la tradizione è diventata sempre più una leggenda, lontana dall’uomo; così intesa, rappresenta un vero e proprio guscio vuoto, riempito di sole parole, spesso senza valore e senza alcun significato. Nel passato la vita del singolo e della famiglia, praticava in modo estremamente rigoroso le regole di vita basate sulla tradizione; ma con i tempi nuovi, con il diffondersi dell’informazione mediatica e di un vivere fortemente condizionato dal presente, l’ortodossia della tradizione va perdendo di intensità; il suo peso un tempo alla base del vivere comune si è ormai ridotto ad un valore assolutamente minimo ed insignificante. Oggi la vita dell’uomo è fatta di presente; si tratta di un presente che rifiuta sempre più il passato nel quale non ci si riconosce; senza radici, ci si esprime in quell’attimo fuggente che vale per quello che è, e che certamente non può essere inteso come proiezione della vita umana verso il futuro. Tutto va in questa direzione; anche la cultura e la comunicazione si esprimono in una realtà spazio/temporale tutta proiettata nel presente che non è e che non sarà il futuro. Se le attese umane sono fatte di solo presente, l’uomo erede naturale della storia che ha il compito di raccontare l’evolversi della vita umana sulla Terra, corre dei gravi rischi. La fragile temporalità, unita ad una spazialità sempre più illimitata e senza confini, avvolge la vita dell’uomo in un vortice, facendola inabissare nel nulla. L’uomo, è ormai smarrito in se stesso; è sempre più privo di quella forza identitaria che fa parte del DNA del genere umano e che lega il passato al presente ed il presente al futuro in un unicum che non può essere interrotto, né subire cambiamenti nel suo percorso naturale passato, presente e futuro. Mentre la storia racconta i secoli dell’umanità nel loro divenire, testimoniati dal susseguirsi degli eventi, la tradizione racconta l’anima dell’umanità in un evolversi che riconosce il passato che diventa presente e naturalmente anche il futuro dell’uomo. Si tratta di un DNA antropico che accompagna l’uomo nelle memorie, nei ricordi ed in tutti quegli eventi umani che rappresentano la vita di ciascuno di noi.Cercare di cancellarli, creando un cono d’ombra nel proprio io interiore è un grave danno antropico; di fatto non si cancellano e restano là nella coscienza di ciascuno a testimoniare quell’umanità che, sebbene dimenticata, comunque ci appartiene e, volendo o nolendo, rappresenta una parte importante della coscienza di ciascuno.La tradizione, in quanto eredità culturale e trasmissione antropica di azioni e comportamenti umani, da una generazione all’altra, così come intesa da Aristotile, è una importante ed insostituibile garanzia di verità.Una lezione da non dimenticare, sull’importante funzione della tradizione, ci viene da Herder che esalta la tradizione come la sacra catena che lega gli uomini al passato e che conserva e trasmette tutto ciò che è stato fatto da coloro che li hanno preceduti. Mentre per il romanticismo la tradizione ha un ruolo importante nella vita dell’uomo, non altrettanto lo è stato per l’illuminismo che ha considerato la tradizione come espressione di errori, pregiudizi e/o superstizione. La tradizione si è espressa nel tempo attraverso l’atteggiamento tradizionalistico, per effetto del quale l’individuo considera i suoi modi di essere e di comportarsi che gli derivano dall’ambiente sociale, come suoi propri modi di essere (appartengono al gruppo sociale). A ben esaminare la tradizione nel suo più intimo significato e valore, ci si accorge che manca in essa la distinzione tra presente e passato, tra sé e gli altri; si tratta di quell’atteggiamento critico che ha condizioni antitetiche a quelle in cui si esprime la tradizione (l’alterità fra il presente e il passato e fra il sé e gli altri). Anche il cibo come il linguaggio, conserva e tramanda tradizioni, cariche di umanità, di ricordi, di parole e modi di dire che fanno scoprire sapori e saperi lontani; conservati dalla memoria, magicamente tornano con il loro fascino e la loro coinvolgente naturalezza di un tempo. La tradizione riesce a conservare le testimonianze di un passato che appartengono ad una civiltà che rischia di scomparire. Nella tradizione c’è anche la memoria delle popolazioni migranti;  è parte di un patrimonio culturale fatto dell’intreccio di diverse esperienze di vita con testimonianze dei popoli presso cui si sono trovati a vivere.

 

                                                                                                           

Un pensiero su “Dal passato, il presente dei comportamenti umani

  1. Gentile Autore, confesso di fare molta fatica a seguire il filo logico del Suo articolo. Comprendo la difesa del tramandare le tradizioni, un poco meno il concetto di DNA antropico (non conosco riferimenti in Letteratura, possibilissimo che la mia sia una grande pecca), a meno che Lei non compia una traslazione del modello Junghiano dell’inconscio collettivo, o ancora non compia un veloce sguardo nell’iperurania di platoniana memoria.Leggo testualmente: “anche la cultura e la comunicazione si esprimono in una realtà spazio/temporale tutta proiettata nel presente che non è e che non sarà il futuro”, con tutto il rispetto non vedo come una realtà spazio/temporale possa essere contemporaneamente presente e futuro, ammetto la mia grande ignoranza anche sulle teorie di Einstein sulla Relatività e le stringhe temporali, ma davvero non comprendo la sequenza logica a supporto.
    Un’ultima osservazione: la verità, ammesso che non sia riferita a qualcosa di oggettivamente quantificabile e misurabile, non è forse relativa? Con osservanza.
    Giovanna Rezzoagli

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