Diritti senza doveri

Antonio Pirpan

Oggi la nostra società è organizzata in modo che siamo liberi di sostenere i nostri diritti senza riconoscere quelli degli altri. Prendete, per esempio, il diritto del contribuente di dichiarare il proprio reddito e paragonatelo ad una ragazza che arriva sulla spiaggia: tutti e due cominciano a togliersi il massimo che la legge consente e, se non vengono sorvegliati da vicino, si tolgono qualcosa di più. E che dire del diritto del meccanico di farti salire le lacrime agli occhi ogni qualvolta alza il cofano della tua automobile? O del conducente di autobus di negarti un’informazione, o di tua moglie che, appena entri in casa, esige più di quanto tu possa darle, o della segretaria di non rispettare la punteggiatura? A volte, mi domando quale diritto hanno i ricchi di chiosare che il “danaro non è tutto” e che le tasse devono essere pagate “con un sorriso”: io le ho sempre pagate con danaro sonante. E c’è di più. Il diritto di certe persone che, pur avendo la tosse, anziché andare dal medico, vanno a cinema. Il diritto di tanti giovani dalla chioma fluente di lagnarsi perché non trovano lavoro, dimenticando quanto sia più difficile trovarlo se i capelli sono radi e grigi. Il diritto della signora Pomilia di disperarsi se la mattina non trova il posto dove lasciare la sua utilitaria, senza pensare alla pazienza di Noè quando dovette parcheggiare l’Arca. E che dire del diritto del pedone di attraversare quando il semaforo dà il giallo all’automobilista? Il diritto dell’avvocato che vi raddoppia la parcella solo perché si è svegliato di notte per studiare il vostro caso; o di quel medico che vi prescrive un “lungo riposo” quando ne avete fatto uno nella sua anticamera; o il diritto del dentista di farmi tenere la bocca aperta, oltre lo stretto necessario, quando mi presenta la fattura. Penso che sia sacrosanto il diritto di stare a dieta, ma non quello di lamentarsi di ciò che mangiano gli amici, e penso anche al diritto del sindacalista di dire che farebbe qualunque cosa per i lavoratori, ma non di nascondere che non vorrebbe mai diventare uno di loro. E che ne dite, infine, del diritto del marito di accompagnare la moglie a una mostra d’arte e non sentirsi cretino? Sento già cinguettii all’orecchio: “Ma che diritto ha costui di dire queste cose?”. Il mio non è un diritto vero e proprio: è solo il desiderio di scrivere, sperando di allietare un po’ la gente!

 

Un pensiero su “Diritti senza doveri

  1. Desiderio esaudito, gentile Autore, almeno per me. Leggo volentieri i suoi scritti, finemente ironici, ed io che non sono capace di scherzare e che le rare volte che ci ho provato non sono stata capita, ammetto di provare una punta d’invidia: che bel dono saper far sorridere un minuto almeno. Con viva cordialità.
    Giovanna Rezzoagli

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