La pedofilia? E’un affare

Giovanna Rezzoagli

L’Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno ha reso oggi noti i dati del quattordicesimo Rapporto annuale sulla pedofilia. Telefono Arcobaleno è una Onlus nata nel 1996, ha sede a Siracusa e si occupa della tutela dei diritti dei minori. Si apprende così che ogni giorno nascono nel nostro martoriato mondo ben 135 nuovi siti internet che trattano di pedofilia. Ci si trova di tutto, dalla difesa di questa parafilia che molti hanno il coraggio di definire “ideologia”, alla possibilità di condivisione di materiale afferente, nonché la possibilità di aggregare personaggi dediti a questa forma malata di sessualità. Nel nuovo Rapporto compare per la prima volta un elemento che dovrebbe far riflettere non poco: su molti di questi siti è stata dimostrata la presenza di inserzioni pubblicitarie di note aziende commerciali, segno evidente che per il freddo mondo dell’economia un affare è un affare, i soldi non hanno odore. Sempre dal Rapporto Arcobaleno si evince che dei circa centomila internauti che visitano quotidianamente i siti pedofili, il 5% circa è italiano. Cinquemila italiani. Pur considerando che alcuni di essi vi finiscano per errore, che altri siano utenti saltuari spinti da un pur colpevole voyeurismo, resta comunque molto alto il probabile numero di utenti consapevoli, compiacenti e probabilmente attivi non solo virtualmente. “Il 90 per cento dei reati informatici riguarda la pedofilia. La pedopornografia online non conosce crisi e gli italiani sono al quinto posto nel mondo tra i fruitori di questo mercato. Gli indagati sono spesso persone che fanno lavori grazie ai quali entrano in contatto coi bambini. Nel momento in cui i controlli aumentano, i siti incriminati “migrano” su provider stranieri”. E’ la dichiarazione del maresciallo Domenico Di Somma, fondatore del NIT ( Nucleo Investigativo Telematico), organismo nato nel 2001 proprio per fronteggiare i crimini che utilizzano le piattaforme del web per concretizzarsi. Il centro operativo del NIT ha sede a Siracusa proprio come Telefono Arcobaleno. Se il business attorno alla pedofilia cresce, è logico inferire che sia in netta crescita la domanda. E l’offerta. Non solo di foto o di video creati ad arte, ma anche e soprattutto di filmati che riprendono abusi reali, sino ai famigerati snuff-movies, video che si concludono con la morte della vittima. Non sono una leggenda metropolitana creata per soddisfare appetiti sadici virtuali, ma una realtà che rende milioni di dollari ogni anno. Per documentare con esempi esplicativi questo articolo, ho voluto sperimentare la ricerca di alcuni termini sul motore di ricerca più noto, Google, provare per credere. Provando ad eseguire una ricerca con parole chiave quali “decalogo” e “pedofilo” si trovano articoli che denunciano appunto un decalogo che da tempo circola in rete, la sorpresa arriva digitando “diritto-essere- pedofilo”: si scoprirà che vi sono addirittura esponenti del nostro panorama politico che dichiarano che proclamarsi pedofili in uno Stato di diritto non è reato. Non ho proseguito oltre questa piccola indagine, credo sia sufficiente per comprendere la dimensione del problema. Denunciare sempre, non avere paura di non essere creduti, trovare sostegno. Utopie possibili, ma ancora tante volte lontane. Più vicine dopo il forte intervento di Papa Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa, più lontane di fronte ai dati diffusi da Telefono Arcobaleno.