L’elogio della mediocrità

Giovanna Rezzoagli

Che cosa succede quando un valore quadratico medio non soddisfa le aspettative di un precedente dato di riferimento? Dipende dall’onestà intellettuale di colui che osserva il fenomeno. Ci può essere un corretto tentativo di valutare oggettivamente i parametri rilevati, oppure molto pragmaticamente si abbassa il livello delle aspettative. Questo avviene in barba al tanto decantato ritorno alla meritocrazia scolastica, ma anche in tantissimi ambiti della nostra società. Nelle scuole si vivacchia, d’altronde come si potrebbe mai giustificare un brusco aumento di insufficienze o di voti in condotta cagionati da condotte meritevoli di segnalazioni al Tribunale dei Minori? Equivarrebbe ad ammettere un eccessivo lassismo negli anni passati, e quindi  ad una simbolica resa del mondo della scuola di fronte al dilagante fenomeno dei docenti non adeguatamente preparati al loro ruolo di didattici e pedagoghi, o, viceversa, dover ammettere che la “predisposizione” allo studio è notevolmente calata nei giovani studenti, tradotto in parole semplici, il Q.I. quadratico medio è in discesa rapida. In quest’ultimo caso però il narcisismo genitoriale riceverebbe una ferita molto dolorosa, e guai a scontentare troppo il popolo stressato. Dato che gli effetti di un ’68 sono lontani nel tempo ma hanno condizionato fortemente persino la didattica di materie dove il dato quantitativo prevale sui discorsi viziosi, oggi il corpo docente ricerca l’omogeneità della classe come modello vincente dell’azione didattica ed educativa. Meno problemi, meno discussioni, meno genitori che “rompono” per le insufficienze dei figli.  Peccato che l’omogeneità sia nemica della meritocrazia massacrata dal ’68. Dato che le varianze nelle classi della scuola media sono altissime in quanto “scuola dell’obbligo”, la ricetta per “ben figurare” è livellare le eccellenze e innalzare le indecenze. E’ un’ottima ricetta che di norma non richiama i pigri Ispettori tecnici periferici, scontenta pochi (e i pochi, si sa,  sono una minoranza senza voce), salva gli organici mettendo all’ultimo posto il sapere e, favorendo le attività extracurricolari che creano qualche “precario” che si dà da fare per il complesso rock di fine anno, fa vivere quasi tutti contenti in una mediocritas tutt’altro che “aurea”. Attività che senz’altro è più gradita che studiare Italiano o Matematica. Già, perché anche a quattordici anni si intuisce che il sapere è fatica, la fatica fa sudare e il sudore fa male: è la ricetta di Lupo Alberto! I docenti da parte loro, sopravvivono nell’assenza completa di direttive serie e vincolanti il proprio operato e i presidi hanno sulla scrivania una bella vaschetta di caramelle per “addolcire” chi si siede di fronte. Cambierà qualcosa? Mah! i politici (come buona parte dei docenti) sono ricchi di parole altisonanti ma di pochi cambiamenti drastici.   Bla, bla, bla  ….  Intanto nella dotta Europa noi siamo talmente scarsi che non reggiamo il paragone, “mediamente”, neppure con stati del terzo mondo. Abbiamo dimenticato il saggio precetto del primo pedagogista: “maxima debetur puero reverentia”. E la “reverentia” richiede la serietà di tutto il sistema. E’ fatto noto che una patata marcia dopo un poco è causa di marciume di un intero cesto, in ambito sociale è esattamente lo stesso. Più o meno passi per il neolaureato che non conosce l’uso del congiuntivo, ma se il neolaureato in questione fosse un giovane medico ammesso in facoltà mediante un accesso pilotato ad hoc tramite il test iniziale e che poi avesse raggiunto la laurea a suon di “scambi” di varia natura, come vi sentireste a farvi tagliare e ricucire? E ancora, visto che oggi è di moda lo sballo del sabato sera e non solo, e tanta solidarietà al povero sballato di turno, cosa ne pensereste se una domenica notte vi sentiste male e ricorrendo alle cure del pronto soccorso foste messi in sala d’attesa con un ragazzo talmente “fatto” da richiedere la presenza di un carabiniere nella stanza? E’ opportuno non dimenticare che quel ragazzo un domani potrebbe essere nostro figlio certo, ma sarà anche opportuno riflettere oggi, noi tutti, che quando in una società si cade così pesantemente in basso, la colpa è di tutti, che ci beviamo tanti discorsi e non siamo capaci di prendere coscienza di niente. Una società talmente vuota da doversi riempire le serate con reality vari, con filmetti dove l’eroe di turno è rigorosamente imbottito di steroidi, in cui i modelli di riferimento sono cantanti drogati o sportivi dopati, cos’altro è se non il più solenne elogio della mediocrità?

 

4 pensieri su “L’elogio della mediocrità

  1. Gentile Prof. Rezzoagli,
    oltretutto, la mediocrità, non produce evoluzione, ma solo imitazioni,persistenza di comportamenti, (in questo caso negativi). L’eccezione, invece, crea la novità che può essere favorevole per tutti; per raggiungere l’eccezione ci vuole impegno, serietà, fa benissimo a ricordarlo. Con stima Giulio Caso

  2. Gentilissimo Dottor Caso, confesso una grande sfiducia nella società attuale, spero momentanea. Ha perfettamente ragione quando cita l’evoluzione, non saremmo qui a scambiarci pareri se non ci fossero state le eccezioni. Ma oggi siamo in grado di accorgerci delle eccezioni? Che non siano legate a fenomeni che calamitano la parte più meschina dell’animo umano? Grazie per il commento,molto gradito, preciso che io non sono nè Dottore nè Professore, sono semplicemente Giovanna. Ricambio la stima sentitamente.
    Giovanna Rezzoagli

  3. Cara amica N.D.Giovanna Rezoagli,( non Le do più del dottore
    perchè la sua modestia rifiuta di accettare quel minimo di titolo che gli spetta per diritto.)
    Lei dice cose “sacrosante” , Ma , parliamoci chiaro, a chi dovremmo far capire queste scatenanti lagnanze che si proiettano come veri raggi solari verso chi dovrebbe ascoltarle?
    La scuola,gentile amica d’immane cultura, non sarà mai più quella di prima del 68 se non si metteranno di accordo lealmente tutte le forze intellettuali di questo “malsano” Paese che, pare, voglia vivere alla giornata. Occorrono, secondo il mio parere, leggi condivise e coraggiose per cambiare lo stato delle cose. La scuola così com’è ridotta, non va bene. Ci vorrebbe più ordine e disciplina. La droga, tanto per iniziare, dovrebbe essere debbellata da certi ambienti scolastici; Gli insegnanti, quelli che non condividono l’andazzo scolastico dei tempi moderni dovrebbero far sentire la loro fragorosa voce verso chi di competenza, onde cercare di ripristinare le “onorabili” Cattedre che gli competono. Lo studio è sempre stato considerato come pietra miliare per rinnovare la propria società, ma se tale pietra conduce nella negazione dei valori sociali, allora vuol dire che la “pietra” è malsana. I cambiamenti sono necessari, ma bisognerebbe usarli con la massima ponderatezza. Cordialità infinita e un saluto al caro dottor Giulio Caso che è tanto sensibile e caro.

  4. Gentilissimo Signor Alfredo, se mi chiama amica è un onore, mi creda nessun titolo mi rende più felice. Che la scuola non ritorni quella prima del ’68 è forse un bene, dice mio marito che il ’68 lo ha subito. Il ’68 ha portato il male della svalutazione della persona: non più la persona ma il gruppo. La dispersione del “far fare” dimenticandosi che il fare richiedeva l’adeguamento delle ore ad almeno il doppio. Così, in un Liceo Scientifico, una sezione “sperimentò” un “pacchetto polarizzazione della luce”, sapendo qualcosa sulla polarizzazione, ma ignorando le equazioni di Maxwell. Le lezioni svolte a “cerchio”, ognuno che dice la sua in Letteratura, l’esame di maturità che non deve essere nozionistico: quindi qualunque valutazione letteraria va accettata. E’ l’alibi per creare e giustificare appiattimento e mediocrità per i discenti e per i docenti di allora. Il mutamento di tendenze tra gli anni ’80 ad oggi non avviene per discontinuità ma con la “gradualità” dei politici (che temono tutto ciò che ha sapore di riforma). E l’attuale Ministro? mah! pare avere cambiato solo il nome a cose vecchie. Non le sembra che sei Licei a loro volta con sotto-opzioni siano davvero tanti? Quale la ratio se non evitare grossi problemi occupazionali? I grandi numeri spaventano sempre mentre il licenziamento di poche persone non suscita clamori. Parafrasando un glorioso ciclista,vien da dire: “E’ tutto sbagliato. E’ tutto da rifare”.
    I Docenti stanno sempre zitti: è vero. Ma che possono fare due o tre “dissidenti” in un Collegio Docenti di persone demotivate, frustrate e la cui unica necessità è che finisca presto? Lo scorso anno avevo la necessità concreta di svolgere uno stage nella mia professione, avevo offerto una collaborazione gratuita ad una scuola del mio comprensorio, io avrei avuto modo di soddisfare le richieste della Federazione Associazioni Italiane di Psicoterapie (FAIP)che mi accredita in quanto Counselor, la scuola aveva la possibilità di sperimentare questa nuova professionalità a costo zero. Risultato: no grazie, non vorremmo che i ragazzi parlassero con lei di fatti personali, la scuola fatta di persone spesso autoreferenti non aveva nemmeno compreso che l’offerta era anche per i docenti, che saranno preparatissimi nelle loro materie, ma che non conoscono molto delle dinamiche di un gruppo sociale come è una classe ma anche lo stesso corpo docente…
    Cordialmente
    Giovanna Rezzoagli

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