Daniel Knorr: la forza dirompente dell’immaterialità

Verso la Biennale: è questo il suggestivo titolo di una serie di incontri organizzati a Carrara in attesa dell’importante evento culturale che aprirà i suoi battenti da giugno a ottobre 2010. Nel solco delle passate edizioni, che hanno visto la ormai storica manifestazione proiettata sempre più verso momenti di innovazione artistica fondamentali nella storia dell’arte internazionale, anche la XIV Biennale intende continuare ad indagare le relazioni che ancora esistono tra l’identità della città e le sue celebri cave, ma anche se e quanto sia ancora stretto il legame tra la scultura e quella che per secoli ne è stata la materia-principe: il marmo.  Proponendosi come una rassegna di punta, aperta a tutte le sperimentazioni, facendo propria l’idea che il concetto di scultura, superando quelle restrizioni che la imbrigliavano in limiti ormai angusti vede, accanto alla creazione artistica classica, anche installazioni, videoinstallazioni o creazioni articolate in maniera decisamente fuori dei canoni,  la XIV Biennale Internazionale di scultura di Carrara, affiancherà ad una mostra storica sia i lavori di alcuni dei grandi nomi dell’arte contemporanea sia le creazioni di artisti emergenti. Ma, poiché un’idea lungamente meditata e fortemente voluta acquista in preziosità e gradevolezza, per dichiarata volontà dei suoi organizzatori, la Mostra d’arte si avvia verso la sua realizzazione passando attraverso un percorso che ne metta in luce non soltanto il valore artistico-culturale ma anche la capacità di entrare nella città, nelle menti e nei cuori dei cittadini, diventando lievito per un’autentica crescita globale. E’, infatti, evidente che, per inserire nuovamente Carrara in un circuito internazionale di arte e cultura, questa Biennale, che si avvia a diventare una delle più importanti manifestazioni sull’arte contemporanea in Europa, deve vederla protagonista con la sua storia, i suoi monumenti, le sue potenzialità ed i suoi problemi. Nella capitale mondiale del marmo, in una città che ha visto girare tra le sue strade Michelangelo, Bernini, Canova, la Biennale, come sottolineato dal  direttore artistico Fabio Cavallucci, intende dunque farsi volano di sviluppo e, soprattutto, stabilire un rapporto empatico tra Carrara e gli artisti che parteciperanno alla rassegna, attraverso una serie di incontri-dibattiti capaci di far rivivere quello spirito internazionale che per secoli ha aleggiato tra le cave, i laboratori, le case dell’antico centro. Ed è in quest’ambito e con questo intento che, nella storica cornice dell’Accademia di Belle Arti, alla presenza dell’assessore alla cultura Giovanna Bernardini, dell’avv. Pincione, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e di Fabio Cavallucci, curatore della Rassegna, ha avuto luogo l’incontro con uno dei nomi più rappresentativi del mondo artistico internazionale, Daniel Knorr. Spirito libero, sperimentatore assoluto di percorsi decisamente innovativi,  l’artista rumeno, che ha esposto in tutto il mondo, in una interessantissima conferenza-confronto con l’attento e folto pubblico presente, ha presentato alcune delle sue creazioni illustrando le motivazioni che sono alla base di quelle scelte dirompenti che ne hanno fatto un’icona dell’arte immateriale. Riuscendo a trasformare ogni sua operazione artistica in un importante momento di riflessione e di discussioni su problematiche di forte impatto sociale, politico ed economico, Daniel Knorr ha decisamente contribuito a rinnovare, e direi quasi a rivoluzionare, il concetto di arte e di opera artistica.  La presentazione di ex privato, l’istallazione con cui l’artista rumeno ha partecipato a Manifesta 7 in Sud Tirolo e con cui ha aperto il suo intervento, ha dato immediatamente, anche a quanti non lo conoscevano, la misura della distanza che separa le sue opere da quelle tradizionali.  E’ stato, infatti, subito chiaro come un’idea apparentemente semplice, ed in un certa misura insensata, potesse essere espressione di una profonda logica sottesa.  Un’opera che non aggiunge nulla ma anzi toglie, diventa in tal modo simbolo di una reale necessità di abolizione delle barriere tra  pubblico e privato, tra interiorità ed esteriorità, tra dentro e fuori, tra noi e gli altri. L’eliminazione delle porte dagli edifici della mostra, diventa così, una rimozione, in un certo senso traumatica, delle difese artificiali poste a supporto di un’identità costruita su falsi presupposti e nutrita da ideologie ipocrite.  Gli avvenimenti conseguenti  a tale scelta, la necessità di ricorrere ad altre forme di difesa del privato, il danneggiamento di una delle opere esposte, le discussioni scatenate, gli articoli… sono venuti così a configurarsi come altrettanti momenti dell’opera di Knorr ed hanno costituito significativi  frammenti  di un work in progress. Dirompente è  la stessa decisione, in un mondo dominato dall’horror vacui che ci spinge, in mancanza di valori e sentimenti veri, a riempire le nostre case e le nostre vite di oggetti, simboli, rumori che impediscano il confronto con noi stessi, di allestire, quale opera in mostra, un capannone completamente vuoto. Così, decisamente provocatoria, appare l’idea di fare di un uomo qualunque (Klaus) l’elemento simbolo di un’altro lavoro fortemente emblematico in cui il rapporto tra creatore e creatura si inverte, al punto che Klaus, quasi alter ego di Knorr, rilascia interviste, esprime opinioni al posto dell’artista arricchendo così l’opera al di fuori ed al di là delle intenzioni dell’autore. Anche l’idea di dare corpo e sostanza alle istituzioni dipingendone i simboli sui tram della città e convertendo un concetto astratto in realtà vissuta quotidianamente, risponde alla stessa esigenza: trasformare la creazione in un input per azioni e/o trasformazioni che vanno oltre gli intenti dichiarati. In ognuna delle tantissime creazioni è infatti immediatamente evidente l’intento di uscire fuori da ogni schema precostituito, di trasformare l’opera d’arte in una provocazione volta a risvegliare il sonnolento spirito critico di ogni spettatore-attore, a ridare spessore e contenuto alle realtà autentiche ed a svuotare di senso le più realistiche delle apparenze. Ed a questo proposito, se tenero appare il pupazzo di neve fatto di pietre su una spiaggia assolata a denunciare il pericolo dei gravi cambiamenti climatici causati dalla dissennata azione dell’uomo, sicuramente provocatoria e dissacratoria per il suo porsi come rifiuto della imperante con-fusione tra essere ed apparire, è stata l’istallazione degli spaventapasseri rivestiti dagli abiti dei più famosi nomi dell’alta moda. Di fronte a quelle donne ed a quegli uomini  di paglia, il senso pieno e reale di che cosa significhi dignità, personalità, pensiero  è apparso in tutta la sua evidenza: solo mettendo in discussione i falsi miti dei nostri tempi, l’Uomo può recuperare realmente il concetto di umanità nel suo valore più autentico.

 

                                                                                     MariaPina Cirillo