Terzo millennio: terrorismo

Giuseppe Lembo

Che cosa rappresenta il terrorismo nella civiltà globale del Terzo Millennio?Cosa fa l’Occidente per difendersi dal terrorismo, per difendere la libertà e dare al mondo un segnale forte del trionfo della civiltà sulle barbarie? Ormai, soprattutto, per la presunta superiorità morale occidentale, le campane suonano a morte.L’incantesimo si è infranto. Il terrorismo ha riportato il mondo indietro nel tempo; davanti agli occhi ciascuno vede il ritorno all’epoca delle barbarie. L’Occidente si è risvegliato da un sogno che non promette niente di buono. La vita, con la paura diffusa del terrore negli occhi della gente, non è più quella di prima. Ciascuno teme per il proprio futuro; ciascuno vede nell’altro, soprattutto se portatore di “diversità” etnico.-culturali e religiose, un nemico da combattere e da vincere, per vincere almeno la sfida della sopravvivenza. Ciascuno, chiuso egoisticamente nel proprio guscio, non sa porsi positivamente di fronte alla crescente domanda di integrazione che viene dal mondo globale sempre più interetnico, multiculturale e multirazziale. Purtroppo sono in pochi a vivere in tranquillità la propria vita come se nulla stesse accadendo e come se il mondo fosse impegnato a costruire la pace tra gli uomini ed a promuovere un insieme universale fatto di nonviolenza e di reciproco rispetto, attraverso l’incontro solidale delle diversità umane. Il terrorismo, come la guerra, alimentati dal seme dell’odio sono fortemente contagiosi; producono vischiosità umana e sociale ed un forte clima di intolleranza tra le “diversità” umane, tra cui crescono le distanze e l’incomunicabilità.Il terrorismo, frutto del mal seme della violenza, spesso dovuta ad ingiustificato fanatismo ideologico-religioso o ancora peggio di rifiuto dell’altro visto come un nemico da combattere e da annientare, rappresenta un grave danno per tutti i possibili sforzi di cooperazione umana e mette in discussione nel mondo, il clima di pace e di nonviolenza, una necessità di tutta l’umanità nel mondo globale del Terzo Millennio. Lo spirito di collaborazione solidale, non può arrendersi di fronte al terrorismo, contro il quale non vale difendere l’indifendibile; è con la sola forza della ragione combattere senza se e senza ma, quanti nel mondo si armano per uccidere l’altro che spesso non conosce e dal quale non ha ricevuto nessun torto per considerarlo un nemico da mandare a morte, attraverso azioni di distruzione e di indifferenziata violenza omicida, usando carnefici senza nome, senza volto e sicuramente senz’anima e senza etica di uomini tra gli uomini. Oggi nel mondo c’è un problema fortemente sentito  di sicurezza collettiva. Purtroppo e troppo spesso interessi imperialistici, scelte egoistiche dei poteri forti del mondo, comportamenti dettati da puro fanatismo mettono in secondo piano i problemi della sicurezza collettiva; l’uomo da solo non potendo fare niente, privo delle necessarie difese, si chiude in sé stesso e preso da un profondo senso di angoscia esistenziale vive in una condizione di costante smarrimento e paura. Le cause scatenanti il terrore sono tante; su tutte prevale il senso di colpa che i deboli del mondo attribuiscono ai potenti di cui si sentono vittime per cui ogni mezzo, anche se violento ed inumano, è giustificato e giustificabile per liberarsi da sottomissioni, pregiudizi e bisogni ed incamminarsi verso un mondo nuovo e dalle pari opportunità per tutti. Ma la condivisione del fine da raggiungere non ne giustifica il mezzo usato. Non è pensabile che attraverso il terrore, gli anonimi ed i diseredati del mondo possano diventare protagonisti di un futuro diverso. Per combattere il terrorismo e cercare di costruire nel mondo un clima di pace basato sul reciproco rispetto, nessuno può addossarsi da solo il ruolo di poliziotti del mondo. Tanto è assolutamente impossibile visto il numero esorbitante di minacce. Contro il terrorismo nessuno può fare da sé; chiunque lo pensi e/o lo tenti è un perdente sicuro. Nel ventesimo secolo, poi trasmesso in eredità anche al XXI secolo, abbiamo avuto terribili episodi di inumanità ed offesa alla dignità dell’uomo, sia attraverso l’olocausto degli ebrei sia attraverso gli stermini di massa nei Gulag della Russia di Stalin, nelle foibe italiane, sia in Turchia negli anni dal 1915 al 1920 ed oltre, dove l’esercito turco mise in atto il genocidio degli armeni; ne furono vittime anche i bambini che subirono gli orrori devastanti di violenze sessuali al limite della bestialità. Non va dimenticato il massacro di Nanchino del 1937 e 1938 dove furono tante le vittime violentate e massacrate. Non va dimenticata la strage di piazza Tienammen e gli omicidi delle Aquile Bianche responsabili nel 1992, nella Bosnia orientale, di feroci crimini di guerra contro i mussulmani.Fatti come questi non devono succedere mai più; dalla memoria dell’uomo non devono essere cancellati; nessuno deve dimenticare le atrocità di carnefici che hanno violentato con assurda ferocia altri uomini, per giunta innocenti, per mettere a segno l’infame progetto di pulizia etnica e/o di presunta superiorità razziale.Siamo di fronte al sangue di innocenti che gridano ancora vendetta per le atrocità subite dai nuovi criminali barbari del ventesimo secolo. Ma le sconfitte dell’uomo nel ventesimo secolo in gran parte trasferite anche nel ventunesimo sono tante, proprio tante. È crollato il mito della collettivizzazione sovietica che, soprattutto in Ucrania, provocò una carestia generalizzata; è altresì crollato il mito del consumismo sovietico e della classe operaia; è, tra l’altro, crollato, anche, il sogno americano di esportare la democrazia nel mondo. È ancora incompiuto il sogno della libertà per tutti e della fine della schiavitù umana. Profonde sono ancora le differenze in termini di avere, di sapere e di conoscenza. Oggi per garantire l’uomo della Terra, è necessario superare la cultura suicida del terrore e della morte; è, altresì, necessario liberare le coscienze dal diffuso sentimento di paura che è causa nell’uomo di incertezze crescenti e di sfiducia. Occorre diffondere ovunque la cultura della solidarietà, della nonviolenza e della pace ed uscire dall’isolamento in cui è spinto l’uomo a causa della non fiducia verso l’altro. Non è rincorrendo il pacifismo a tutti i costi che si può garantire la sicurezza collettiva, una vera e propria necessità per quella pace vera che necessita all’intera società-mondo dell’intera Terra-Stato. La pace è una necessità dell’uomo e della società in cui ciascun uomo vive; come, tale tutti, ma proprio tutti, devono saper contribuire per conquistarsi e conquistare la pace, una grande ricchezza individuale e collettiva per sé e per gli altri. Nel Terzo Millennio, la strada per la pace mondiale, sarà una strada fortemente in salita; ma non bisogna demordere. Il mondo globale deve percorrere anche la strada dell’impossibile; deve ricercare la pace e la deve fare propria. Per questo è necessaria la fiducia dell’uomo, di tutti gli uomini della Terra-Stato; è possibile conquistarla, se si saprà liberare l’uomo, dalla “paura”, dall’”odio”, dalla “sfiducia” verso l’altro e dal profondo “senso di solitudine” in cui si vive oggi, rinunziando sempre più al dialogo, al confronto, allo stare insieme. È necessario ricercare, attraverso idee condivise e comportamenti virtuosi, la via della pace sulla Terra.