Ecoute-Moi, Mon Pe’re

 Padre Oliviero Ferro

Missionario Saveriano

Ascoltami Padre!Quante volte ce lo hanno detto i bambini laggiù in Camerun. Anche loro vogliono essere ascoltati come i Grandi. Ma chi mai ascolta ancora un bambino oggi? Lui disturba, fa confusione, piange, chiede sempre qualcosa…e poi cosa mai produce per la società? Lui approfitta della società…Così la pensano le persone grandi che si sono dimenticate che un giorno anche loro sono stati bambini. Il bambino è indifeso, ha sempre bisogno di qualcuno, è piccolo, ma vuole anche lui diventare grande. Però vuole che lo si lascia vivere nella sua infanzia e non farlo diventare grande prima del tempo. Quante volte abbiamo ascoltato questa frase:”quando sarai grande, tu farai…”.I bambini in Africa sono molto svegli. Devono fare in fretta a crescere, altrimenti muoiono prima del tempo. Molto presto prendono(o gliele fanno prendere ) le loro responsabilità. A casa devono fare dei piccoli lavoretti:lavare il pavimento, scopare il cortile, andare a prendere l’acqua alla fontana o in un piccolo canaletto(dove spesso scorre l’acqua sporca), preparare a mangiare(soprattutto le bambine), cercare la legna per il fuoco e poi…andare nei campi con i genitori. Naturalmente quelli che possono vanno a scuola, a piedi e facendo anche qualche kilometro prima di arrivare, con il sole o con la pioggia. Dimenticavo: niente merendine a colazione! Nella classe possono anche arrivare a un centinaio con maestra unica…A metà mattina, la pausa ricreazione, dove chi può si compera un  banana o un bignè(dolcetto) o qualche caramella. Poi di nuovo in classe fino alle 15. Avevano cominciato alle 7 del mattino. Chi è più fortunato, ha delle aule in muratura, ma altri hanno ancora le scuole con i muri di terra e i banchi in cui stanno molto stretti. I libri sono ancora un lusso(costano) e tutti scrivono nel quaderno. I più piccoli usano ancora le lavagnette(ardoise). E si ritorna a casa. Sperando che qualcuno abbia preparato a mangiare. Altrimenti bisogna arrangiarsi e mangiare quello che è restato. Naturalmente bisogna aiutare per il pasto della sera, fare i compiti, giocare un po’ e un giorno alla settimana, partecipare al catechismo o a qualche gruppo. I bambini non si annoiano. Vogliano vivere e sentirsi vivi. Noi missionari cerchiamo di metterci in ascolto, come faceva Gesù. Non è semplice “farsi come bambini”. Ma lo dobbiamo fare, perché loro sono i prediletti di Gesù. Per questo cerchiamo di farli giocare nel campo sportivo della parrocchia. Alla domenica hanno un posto importante nella Messa. Riempiono la chiesa. Sono vivaci, per fortuna. Dopo partecipano a qualche movimento, tipo ACR, scout. Ma la cosa più bella è che, quando passi nei quartieri, ti salutano bon jour, mon père”(buongiorno padre) e se non rispondi, continuano. Vogliono ascoltare la tua risposta. Allora sono contenti e ti lasciano andare per la tua strada. E’ bello stare con loro.