La vita, un viaggio: uno sguardo restrospettivo,la gratitudine

Abate Donato Ogliari osb

Anche questa volta il Signore ci concede di ritrovarci insieme per lodarlo e ringraziarlo di tutti i benefici che ha riversato su di noi nell’arco di questo 2009 che si sta spegnendo. Gli siamo grati per averci accompagnato con la sua grazia e per averci sostenuto con la sua infinita misericordia, soprattutto nei momenti di difficoltà. Alla luce del Signore, anche queste ultime, assieme alle incertezze che a livello non solo economico, ma anche civile, istituzionale e religioso, pesano sul nostro cammino, non possono e non debbono affievolire la nostra speranza e il nostro generoso impegno per il futuro. Per quanto riguarda la nostra comunità monastica, vi è un dato che l’anno trascorso ha messo ancor più in risalto, ed è la vecchiaia con cui diversi nostri confratelli si stanno confrontando. Il commediografo latino Terenzio non aveva tutti i torti ad affermare: Senectus ipsa morbus est – La vecchiaia è di per sé un male/malattia”. Tuttavia – nonostante la generale debilitazione e le limitazioni che la vecchiaia porta con sé – il monaco (e il cristiano in genere) deve saper vedere anche in essa un dono di Dio, un dono di cui essere grati e di cui trasmettere la sapienza e la ricchezza di vita, soprattutto se alla consapevolezza del dono della vita di un’esistenza longeva si aggiunge, limpida e trasparente, la testimonianza della fede. Se l’albero è annoso, dalla sua dura scorza non cessano però di germogliare nuovi polloni, a riprova che il Signore non si dimentica di chi si fida di Lui e a Lui si affida. E così il 2009 ci ha regalato l’ingresso in comunità di due giovani, Luigi e Achille, che hanno iniziato il loro periodo di formazione monastica. Ne siamo profondamente grati al Signore, e anche se alla gioia di questo dono si affianca – è vero – un po’ di trepidazione, al pensiero di poter deludere le loro attese più belle e più vere, a prevalere è pur sempre il desiderio di accompagnarli con la nostra fraterna e gioiosa testimonianza.Ringrazio di cuore il Signore per tutti i confratelli monaci, per il loro esempio e la loro perseveranza, per l’impegno con cui si dedicano alla vita monastica, per la fortezza d’animo con cui sostengono le prove della vita e affrontano le malattie e, da ultimo, per l’amorevole pazienza con cui sopportano la mia povera persona. Sento di dover esprimere un grato pensiero, a nome della comunità monastica, anche al gruppo degli Oblati secolari del nostro monastero che, con la loro testimonianza di vita, illuminata dall’esperienza spirituale di san Benedetto, si impegnano a vivere il Vangelo nel mondo con operosità discreta, orante e silenziosa. Uno speciale grazie va, poi, a quanti, all’interno del gruppo, offrono parte del loro tempo e delle loro energie per le necessità del monastero. Agli occhi del Signore, la gratuità del loro servizio è garanzia della sua ricompensa. Il nostro grazie, cordiale e amicale, si estende ovviamente anche a tutti gli amici e benefattori della nostra comunità, e a tutti coloro che, in vario modo e a vario titolo, ci vengono incontro e ci aiutano ad arrivare là dove, da soli, non riusciremmo a giungere. Anche per essi rimane immutata la nostra vicinanza amicale e affettuosa che fortifichiamo nella preghiera. Accanto a questi, vi sono ovviamente innumerevoli altri motivi di gratitudine, che nascono dalle circostanze quotidiane della vita e che, proprio perché attengono alla sua “ferialità”, non assurgono alle luci della ribalta. Ciò nondimeno è soprattutto in esse che avvertiamo, nitida ed inequivocabile, la presenza del Signore che ci accompagna. Per noi monaci, tale certezza è proprio ciò che permea la quotidiana ricerca di Dio, ricerca che è scandita dal ritmo benedettino dell’ora et labora e che, vissuta all’interno di una comunità, si configura come un continuo invito a levare il capo in alto per poi riabbassarlo su chi ci sta intorno con gli occhi e il cuore ripieni di Dio. In questa ricerca, anche la “convivialità delle differenze” ha un suo posto d’onore, perché si cammina e si cresce insieme quando si ha coscienza che l’altro è sempre interiormente più ricco di quanto traspare all’esterno e che, in ogni caso, anche in lui Dio si manifesta e mi interpella. Sì, pure di questo dobbiamo sempre ringraziare il Signore. Ma il nostro grazie si eleva al Signore anche per il bene che, pur coi nostri limiti e nella nostra povertà, Egli ci dona di trasmettere a quanti salgono su questo colle della Scala, per partecipare alle nostre celebrazioni liturgiche, o per sperimentare, anche sacramentalmente, la pace dello spirito, o per imparare ad ascoltare e accogliere sempre meglio la Parola di Dio nella propria vita, o per ricevere un aiuto concreto o anche solo una parola di speranza. Grazie, Signore, perché la tua bontà e la tua misericordia non cessano di raggiungere tanti nostri fratelli e sorelle passando attraverso le nostre piccole esistenze.