La Consulta si contraddice e sconfessa Napolitano

Angelo Cennamo

Il lodo Alfano non ha superato il giudizio di legittimità della corte costituzionale. I profili di anticostituzionalità riguarderebbero gli artt.li 3 e 138. Il primo sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, il secondo disciplina il procedimento di revisione della costituzione. Per comprendere il significato e l’utilità di una legge come il lodo Alfano dovremmo, quanto meno, fare riferimento ad uno dei principi sui quali si fonda il corretto esercizio della nostra democrazia, la separazione dei poteri, e all’atipicità che contraddistingue il funzionamento delle procure italiane rispetto alle altre magistrature occidentali. Solo in Italia e in pochi altri paesi del mondo, infatti, i pubblici ministeri – la parte accusatrice nei processi penali per intenderci – è svincolata dal potere esecutivo. Questo è sicuramente un bene per la democrazia, ma tale indipendenza sarebbe pericolosa se ad essa non facesse da contrappeso un sistema di sbarramento o di protezione della classe politica. Nel dopoguerra, i padri costituenti pensarono bene di difendere il parlamento da posssibili ribaltoni giudiziari, di stampo fascista, introducendo una norma che prevedesse l’immunità per deputati e senatori. Questo privilegio fu abrogato nel 1993, sull’onda emotiva e giustizialista di tangentopoli, precisamente un anno prima che Silvio Berlusconi scendesse nell’agone politico con il suo nuovo partito. La cancellazione di quella norma diede il via a mani pulite : la più grande operazione di selezione giudiziaria della classe politica in un paese occidentale. Berlusconi, fino ad allora cittadino esemplare e rispettabile, ha collezionato una serie infinita di avvisi di garanzia, le sue aziende hanno subito centinaia di perquisizioni, la sua e la nostra storia politica è stata riscritta dalla procura milanese attraverso lo svolgimento di  un procedimento penale, iniziato 15 anni fa e conclusosi solo di recente con una assolzione piena : il processo Sme. Costato allo Stato qualche miliardo, il processo sulla privatizzazione del pezzo pregiato dell’Iri ha consentito alle sinistre di vincere un paio di elezioni e di coltivare meglio la sua già naturale predisposzione all’odio per il cavaliere. Il lodo Alfano, se fosse passato al vaglio della consulta, avrebbe dunque colmato una lacuna giuridica profondamente iniqua , ristabilendo l’equilibrio mancato tra politica e magistratura in tutti questi anni. Sindacare sul giudizio della consulta non è corretto, è poco elegante, ma la decisione di ieri appare poco comprensibile anche per chi non è avvezzo ai codici e alle aule di giustizia. Nel 2004 la stessa corte si era già pronunciata sulla materia. Il lodo di allora portava il nome dell’attuale presidente del senato, Schifani. In quel caso, la consulta non soltanto evidenziò la necessità di “privilegiare” talune funzioni pubbliche all’interno dei processi, ma non rilevò alcunchè in ordine alla possibilità che la stessa legge venisse approvata secondo i criteri ordinari ( art. 138). La contraddizione è evidente. Ma non basta. All’atto della sua promulgazione, il lodo Alfano è stato accompagnato da una nota del presidente della Repubblica – fatto insolito – nella quale il capo dello Stato ha evidenziato la bontà e l’utilità della legge sottoscritta, quasi sponsorizzandola. La sonora bocciatura della corte ha sollevato un putiferio, caricando di tensione il clima politico, già arroventato dalla recente sentenza Cir e dalle polemiche estive sugli scandali sessuali del premier. Ora tutti si chiedono cosa accadrà e se la decisione della corte avrà conseguenze sul governo. Le sinistre si illudono di aver dato uno scossone agli inquilini di palazzo Chigi, ma è assai probabile che Berlusconi esca da tale vicenda ancora più rafforzato nel consenso popolare e che i suoi due processi in corso cadano in una oramai  inevitabile prescrizione.

3 pensieri su “La Consulta si contraddice e sconfessa Napolitano

  1. Caro Cennamo,
    i giudici costituzionali nel 2004, in gran numero diversi da quelli dell’ultima consulta, presero il lodo Schifani, lo esaminarono in base a un vizio (relativo all’articolo 24), andarono ai voti e stabilirono che era incostituzionale.
    Si erano soffermati su quel vizio. Trovato l’inghippo incostituzionale, non occorreva andare oltre.
    Se uno muore di infarto, basta, muore. Se c’è anche l’ictus è superfluo.
    Siccome c’è stato qualcuno che, venendo dal morto, ha detto che era vivo, allora si è fatta l’autopsia completa.
    Qual è il problema?

  2. Credo che sia ragionevole prospettare i motivi “costituzionali”per cui si puo’essere on d’accordo con la sentenza; in particolare ricordare il fascismo ed i suoi pericoli e’ opportuno per i giovani che poco sanno di quel periodo.io sarei d’accordo a pesare bene i comportamenti dei giudici, ma non e’ possibile che i giudici sono buoni o cattivi a seconda delle situazioni( o convenienze) ; e cosi’ anche per Napolitano… Da laico io cerco di capire. Di fronte a me ci sono “sensibilita’” simili? lo spero anche perche’ affidare ai giudici la soluzione di ogni problema una volta va male a me , domani va male a te.Esistono le REGOLE , rispettiamole e non avremo bisogno dei giudici.
    Per Berlusconi , poi, mi colpisce comunque la sua indisponibilita’ a confrontarsi e quindi la sua NON LAICITA’.
    Troviamoci fra rispettosi uno degli altri e non commenteremo piu’ queste notizie.

  3. Io mi rendo conto che si possa amare Silvio Berlusconi senza dubbi ed interrogativi ma un minimo di confronto, credo, và, comunque, fatto.
    In sintesi : il lodo Schifani, che fu oggetto di questione di legittimità costituzionale per motivi diversi da quelli sollevati per il lodo Alfano ( mancata indicazione dei reati cui il lodo si dovrebbe applicare,parità di trattamento tra ministri e parlamentari rispetto all’immunità concessa al presidente del Consiglio ed ai presidenti delle Camere) violava gli art. 3
    ( principio uguaglianza ) e 24 ( diritto di difesa ) della Costituzione, considerando ASSORBITO OGNI ALTRO PROFILO DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE, cioè anche la mancanza di una legge costituzionale.
    Su tale percorso il bocciato lodo Alfano DEROGA AL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA ( art.3 ) NECESSITANDO UNA LEGGE DI RANGO COSTITUZIONALE,già disciplinando, la Carta Costituzionale, l’insindacabilità delle valutazioni dei parlamentari con l’art.68 ed il destino dei reati ministeriali con l’art. 90.
    Se si vuole rimpiangere la vecchia immunità parlamentare, la si rimpianga pure o la si reintroduca con i mezzi legislativi disponibili.
    Chi scrive non ne sente la necessità tenuto conto del fatto che, al fine di tutto, chi governa ora continuerà a farlo ( e sorvolo sul come!!!!) essendone pienamente legittimato.
    Ciò che intristisce è la rabbia animale che porta ad insultare tutto e tutti ( Presidenti della Repubblica compresi e, prima di Napolitano, tutti rigorosamente di sinistra : Ciampi,Scalfaro,Cossiga…).

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