L’angolo dei giovanissimi: due letture di Oscar Wilde

 Alessio Ganci

 Oscar Wilde è stato uno tra i più importanti esponenti della letteratura inglese. Ha scritto romanzi, poesie e aforismi, tuttora molto citati. Tra i libri di Oscar Wilde, ho avuto modo di leggere “Il fantasma di Canterville” e “Il ritratto di Dorian Gray”, due racconti in cui vi sono scene reali, ma anche elementi fantastici. Il primo tra questi racconti è di tipo umoristico e narra di un ministro americano che si trasferisce insieme alla sua famiglia in un castello inglese, pur sapendo che in quest’ultimo vi era un fantasma. Tuttavia la famiglia non è spaventata dagli scherzi dello spettro e quindi quest’ultimo diventa ben presto molto depresso. Ma Virginia, un membro della famiglia da poco trasferitasi nel castello riesce a comunicare con il fantasma e viene a sapere delle sue colpe e del fatto che per questo non potrà più morire e sarà costretto a vagare in eterno nel castello. Virginia decide di salvare il fantasma pregando per lui e facendolo così  morire in pace. Il secondo dei due racconti narra di Dorian Gray, un giovane che desiderava rimanere tale. Dopo essersi fatto dipingere un ritratto dal pittore Basil Hallward, esprime il desiderio di rimanere sempre giovane e di far invecchiare il quadro al posto suo. Così, ad ogni azione sbagliata di Dorian Gray, accompagnata dai sensi di colpa, il quadro abbruttiva sempre di più, fino a che il giovane, esasperato, lo lacera a colpi di coltello. Così Dorian Gray muore e perde la sua giovinezza, che viene ripresa dal Dorian Gray ritratto nel quadro. Oscar Wilde è uno scrittore dell’Ottocento. Tuttavia, il personaggio di Dorian Gray ritrae un tipo di personalità diffusa oggi: tutti desiderano rimanere giovani  per sempre e cercano di aggrapparsi in ogni modo alla loro giovinezza temporanea, cercando di pensare il meno possibile alla verità: che diventare anziani è inevitabile.