Possumus, ergo sumus

 Salvatore Ganci

Il film “Arancia Meccanica” (che ha avuto il solo merito di fare conoscere a qualche giovane ignorante un tocchetto della nona sinfonia di Beethoven) ha enfatizzato (inconsapevolmente?) una morale che è la normalità per  la gioventù nullafacente di oggi. Non esiste l’individuo se non all’interno di un branco. Da solo non sono (o meglio sono una nullità, senza pensieri miei, senza arte né parte). Il “sum ergo cogito” antitetico al “cogito ergo sum” è una inutile confusione mentale, e poi … a che serve pensare e a che serve essere? Comunque giri il “sum” e il “cogito” l’importante è avere. E solo così, che nel branco noi siamo e possiamo. Cosa? Pressoché tutto. Possiamo versare una bottiglia di “verde” su un povero diavolo che  ha solamente una panchina per piangere lacrime che non si vedono e riposare. Dargli fuoco “… per vedere l’effetto che fa”. Possiamo pestare a sangue la vigilessa su un autobus nel pieno centro di Genova, sicuri che l’autista (che non ha visto e sentito nulla) fermerà con nonchalance alla fermata successiva, così scaricata la vittima sul marciapiede nella centralissima via XX settembre,  il pestaggio può continuare … indisturbato. Come nessuno ha visto un omicidio di Mafia, nessuno vede o interviene e, talvolta, penso, non solo per vigliaccheria, ma perché il regime è talmente garantista che i quattro del branco (testimoni attendibilissimi) potrebbero arrivare a querelare un coraggioso “Rambo” che, magari ha difeso la vigilessa (che nel frattempo se l’è svignata sotto choc) e li ha menati di santa regione. Già è paradossale ma non impossibile. La colpa di “Rambo” sarebbe quella di avere impropriamente abusato delle sue tecniche di arti marziali. D’altra parte è dal 2001 che un caso di “legittima difesa” si sta trascinando penosamente fino ai giorni nostri con disquisizioni ed eccezioni giuridiche che, ammetto candidamente, di non capire. Ormai vediamo le notizie ai TG ascoltando con indifferenza tra un boccone e l’altro. Ormai siamo abituati ad arricchire la nostra cena fin dai tempi della guerra nell’Ulster,  per passare con indifferenza su piazza Tien An Men (di cui c’è però rimasto in memoria non i massacri, ma una bella immagine di carri fermi!) al palestinese che si fa esplodere nel mercato affollato (durante la cena, le immagini “forti” non vengono mostrate …), allo stupro e all’uccisione di una donna a Roma , agli ubriachi al volante che arrotano pedoni, per sbuffare cinicamente sui ritiri di patenti ai nullafacenti del sabato sera; allo stupro di gruppo di una tredicenne in cui c’è coinvolto un minore (coperto da privacy). La sacralità della vita è un concetto buono solo per qualche noioso e rigido filosofo e magari per di più ateo. Vediamo di sfuggita sul televideo un nuovo “lancio di sassi da cavalcavia” e magari, meno indifferenti allo scritto che alle parole e alle immagini, ricerchiamo la notizia dieci minuti dopo e vediamo che un occulto regista l’ha fatta prontamente sparire. Privi di cultura, privi di idee, in eterna noia, emancipati da genitori tutti presi dall’opuscolo delle prossime vacanze,  l’unica cosa che sa fare una mente vuota è imitare: come le scimmie?  Proprio casualmente  un articolo apparso sulla prestigiosa Rivista “Science” del 14 agosto, evidenzia il fatto che l’imitazione nelle scimmie è connessa con l’affettività dell’imitato. Il nostro giovanotto odierno è consapevole invece di essere un primate “superiore” quindi non “cogita” ma sa imitare (solo) l’azione stupida e delittuosa. Quando poi è l’ora di pagare il conto la difesa è sempre quella: “noi non si voleva, noi non sapevamo, noi siamo pentiti …”. E i tribunali dei minori sanno continuamente accrescere il nostro cinismo e la nostra sfiducia nelle Leggi e nelle Istituzioni. Che la sparizione delle notizie sul televideo sia un atto di prevenzione all’imitazione o l’atto di resa di una Società incapace a gestire a tutti i livelli le stesse sue Leggi ?