Teggiano: sagra del cavatiello e della spiga arrostita
La valorizzazione di un territorio passa anche attraverso le sue componenti culinarie, per questo l’A.L.C.I. Vallo di Diano, unitamente alla Pizzeria-Trattoria San Pietro, ha inteso riproporre la prima riedizione della “Sagra del cavatiello e della spiga arrostita Teggianese”, che si terrà il 29 e 30 agosto 2009, presso il Parco Scuola Piermiki, in via Cannicelle di Teggiano. La storia della pasta, il cui termine viene dal tardo latino pasta (m) o dal greco pastai con il significato di “farina con salsa” risale fin quasi all’età neolitica ( circa 8000 a. C.), quando l’uomo cominciò la coltivazione dei cereali che ben presto imparò a macinare. Gli antichi Greci mangiavano il “laganon” (focaccia sottile di farina e acqua, simile alle nostre tagliatelle), che i Romani in seguito chiamarono “laganum”. E furono proprio i Romani che portarono le tecniche ed i segreti dell’impasto della farina con l’acqua anche nel nostro territorio. Tali tecniche si sono tramandate da madre in figlia fino agli anni scorsi, cedendo il passo successivamente alla pasta industriale.L’intento è quello di riscoprire un particolare tipo di pasta “ri casa”, una tipica pasta cavata “lu cavatieddu rianesu”. La sua tecnica d’impasto (farina di grano e acqua) è semplicissima, così come l’utensileria necessaria è minima: a partire dalla spianatoia (schianaturu) in legno; un matterello (laanaturu) per tirare la sfoglia e fare dei rotolini di pasta, che una volta tagliata in tanti piccoli rotolini di quasi identica misura, imprimendo i polpastrelli sui rotolini stessi e lasciando scivolare la mano verso sé, si ottiene “lu cavatu”, in quanto il movimento provoca una incavatura e nel contempo un arrotolamento della pasta su se stessa. La sua semplicità di impasto, ne ha sempre fatto un piatto di facile realizzazione, ed è stato un tipo di pasta utilizzata nella cucina tradizionale, sovente abbinata anche a legumi tipo i fagioli.La “spica arrustuta o vudduta”, è una pietanza che si ottiene arrostendo sulla brace o bollendo in acqua salata le pannocchie di mais. Le pannocchie devono essere raccolte alla fine della maturazione e scortecciate prima della cottura. E’ una pietanza semplice che può essere consumata anche successivamente alla cottura. Responsabile del comitato promozionale dr. Antonio Manzione
Bella descrizione, complimenti all’autore che sembra un fine cultore della cucina tradizionale. Degno emulo di Veronelli!