Il culto dello sballo

 Giovanna Rezzoagli

Attraverso l’indagine “Il Pilota”, condotta dall’Osservatorio Nazionale Alcol per conto dell’Istituto Superiore di Sanità, si è evidenziato che circa il 63% dei giovani sotto i diciotto anni si ubriaca durante il fine settimana, in particolare il sabato sera. Il dato dimostra che il fenomeno è notevolmente in crescita, confermando la tendenza che già si era evidenziata nel corso degli ultimi dieci anni. Ubriacarsi oggi in Italia non è più un caso, una occasionale imprudenza causata dall’inesperienza ma la risultante di un comportamento volontario, spesso ripetuto nel tempo che trova le sue radici nella voglia di sperimentazione e nella curiosità tipiche dell’età adolescenziale. Questa tipologia comportamentale affonda le sue radici nell’emulazione che nel tempo e negli anni ha trovato ispirazione come modello sociale e di comportamento negli pseudovalori trasmessi dalla pubblicità che esaltano il valore positivo dell’alcol. L’assenza di una doverosa vigilanza da parte della famiglia sui figli fa il resto. L’alcolismo in età adolescenziale prepara la strada a numerose patologie correlate, è verosimile che nei prossimi anni gli effetti negativi di questa vera e propria piaga sociale si manifestino in modo massiccio, pertanto, anche in termini di costi gravanti sul sistema sanitario non appare inutile chiedersi se sia più gravoso investire oggi nella prevenzione o affrontare i costi sanitari delle patologie da alcolismo in futuro. Come per quanto riguarda l’altra grande problematica costituita dal tabagismo, gli interessi economici che ruotano attorno al mercato della dipendenza legalizzata sono enormi, difficile immaginare una seria e concreta campagna d’informazione e di dissuasione. Il soggetto che è vittima di una dipendenza è, in genere, ben consapevole delle problematiche ad essa connesse. Possiede la percezione di attuare un comportamento sbagliato, pertanto gli suona ipocrita e del tutto scontata la voce di chi gli suggerisce di cambiare. La via più produttiva consiste nel fornire informazioni che possano stimolare e favorire la percezione dell’importanza del cambiamento al soggetto vittima di dipendenza. L’adolescente inoltre ha una scarsa auto percezione di se, sia nel pubblico che nel privato, anche se in molti in questa delicatissima fase di crescita dissimulano la propria insicurezza ostentando l’atteggiamento opposto: l’aggressività. Specialmente in contesto di gruppo il giovane tende a conformare il proprio comportamento a quello della maggioranza, al fine di essere accettato o per non essere deriso e/o umiliato. Il conformarsi al gruppo dipende da fattori situazionali, come appunto la volontà della maggioranza e la coesione del gruppo; da fattori culturali, relativi al grado di libertà che il soggetto sperimenta nella crescita, ed infine da fattori personali, legati strettamente al bisogno di auto riconoscimento e di individuazione. Lo sballo del fine settimana diventa un rito, assume sociologicamente la rilevanza del rito. Così come negli anni cinquanta e sessanta, fumare equivaleva ad “essere uomini”, oggi sballarsi al sabato sera significa “essere ok”. I danni alla salute si evidenziano dopo anni, a volte dopo decenni. Il dialogo,la prevenzione e l’informazione sono sempre elementi fondamentali per arginare il pericolo, ed è necessario che partano dalla famiglia. Famiglia nella quale dovrebbe essere presente il buon esempio, perché la coerenza e la congruenza di mamma e papà ,in luogo della deresponsabilizzazione del ruolo genitoriale, sono alla base dell’autorevolezza e del porto sicuro in cui ogni giovane ha necessità di trovare rifugio.