Air France: e se fosse saltato in aria?

 

Michele Ingenito

Ieri sera avevamo scritto una riflessione al riguardo da inviare a questo giornale. Poi, ci abbiamo ripensato. Troppo prematuro, troppo angosciante. Dinanzi alle ombre dell’inconscio che remano a favore del peggio e che, per questo, vengono respinte, abbiamo cestinato quei tristi pensieri. Poi, stamane, dinanzi alle cronache nazionali che registrano l’esplosione dell’AIRBUS-AIR FRANCE in volo tra il Brasile e la capitale transalpina, abbiamo recuperato dal cestino i tristi pensieri. Non per crederci, ma neppure per escluderli. Perché già filtrava, tra le ipotesi degli esperti, quella da noi istintivamente respinta. E, cioè, guasto, errore umano, esplosione. Oggi come oggi, noi preferiremmo invertire l’ordine così: esplosione, guasto, errore umano. Per i seguenti motivi, andando a ritroso.Errore umano. Certo. Ma con due piloti esperti, è pressoché impossibile non avere il tempo di schiacciare un pulsante a portata di mano per segnalare l’S.O.S. o un’emergenza. A futura memoria almeno. A meno che non siano entrambi quei piloti stati così sfortunati (e con loro equipaggio, tecnici e passeggeri) da essere colpiti da un infarto fulminante nel medesimo istante. Nel qual caso, l’unico ad ammetterlo sarebbe solo il Dio dell’Universo. Perché un secondo è un secondo. Possibile, quindi, che nessuno dei due abbia avuto questo infinitesimo tempo per schiacciare il fatidico pulsante?Guasto improvviso. La riflessione è la medesima. Ammesso pure il fulmine devastante contro i quali comunque questi aerei sono attrezzati e collaudati al punto tale da scongiurare il disastro totale, è lecito pensare che, anche in questa circostanza, i due piloti non abbiano avuto quel secondo per avvertire il mondo del disastro imminente?Esplosione. Qui la questione si fa molto più delicata. Innanzitutto, esplosione causale o pilotata? Scartata la prima, si fa strada l’ombra inquietante del terrorismo di nota specie. Anche se nessuno, giustamente, osa ancora chiaramente dirlo. Per tutta una serie di motivi che non possiamo non condividere. Evidenziarlo nell’attuale contesto non contraddice comunque l’esigenza della prudenza. Perché, senza rincorrere clamori o prefigurare allarmismi, la nostra è solo una riflessione razionale, nel contesto di un fenomeno agghiacciante i cui ricordi risalgono ad un non troppo lontano 11 settembre 2001.Chi avrebbe immaginato all’epoca quel che poi è successo? Noi pensiamo ad un certo mondo come fuori dagli schemi della civiltà e dell’umanità come se fosse fatto di materia grigia. E, invece, quel mondo in apparenza di veli, di idee, di civiltà che i più sprovveduti amano ricondurre al Medioevo, vanta una altissima capacità tecnologica, un’economia potente, entrambe unite da un’ideologia che al momento opportuno sa essere esplosiva. E in ogni senso. Ci auguriamo naturalmente che non sia così. E che l’augurio diventi presto certezza. Perché, prima o poi, tra noi o dopo di noi, la verità verrà a galla. Non che le cose cambino per chi ha subito l’orrore di quella morte. Ma perché i turbinii delle coscienze, le sofferenze di parenti e amici, le ansie dei governi possano almeno leggere la verità e ciascuno riflettere, per quanto di competenza, su eventuali errori, su cause imprevedibili o sul fato. Perché c’è sempre una risposta alle ipotesi odierne sulla verità nella scoperta, prima o poi, del suo vero alter ego.