Pontecagnano Faiano: serata letteraria al Roxy Club

Domani, 26 maggio, alle ore 19.00, serata letteraria presso il Roxy Club con la presentazione del libro sulla femminilità mortificata “Io che porto la giubba…Dall’endometriosi verso uno spazio differente”. L’evento, organizzato dal Circolo “Occhi Verdi” di Legambiente, con il patrocinio del comune di Pontecagnano Faiano, in collaborazione con l’Associazione Italiana Endometriosi, Amarec ed Euriale, sarà moderato dalla giornalista Stefania Maffeo e vedrà la partecipazione del sindaco Ernesto Sica, dell’assessore ai Servizi Sociali Alfonso Sparano, del consigliere comunale Lucia Zoccoli, del ginecologo Salvatore Memoli, della psicologa Eva Gerace, co – autrice del libro insieme al ginecologo Rosario Idotta, dei sociologi Alberto Massa e Maria Carmela Cirillo, del presidente regionale di Legambiente Michele Buonomo. La serata sarà allietata da interventi musicali, lettura di poesie a cura dell’associazione Mascheranova e buffet.  Il libro, edito da Città del Sole, in un preciso ordinamento logico, parte dalle testimonianze delle pazienti, per poi trattare temi quali l’epidemiologia dell’endometriosi, il dolore pelvico cronico, i percorsi clinici – diagnostici, la terapia, la endoscopia ginecologica e gli aspetti psicologici. Il volume ci fa capire che la ricerca è sulla buona strada: si delineano sempre più chiaramente le possibili cause. La gravità di quest’affezione e l’insistenza del dolore che genera hanno indotto gli studiosi a mettere in atto ricerche sempre più approfondite, per tentare di dare sollievo alle donne che ne soffrono ed il libro illustra i risultati di alcune delle ricerche fin qui condotte. La particolarità del testo sta proprio nell’idea di trattare l’endometriosi da almeno due prospettive: quella medica e quella psicoanalitica. Esso si articola in varie sezioni, attraverso le quali si è voluto intraprendere un cammino per tentare di capire perché proprio nella nostra epoca, nella quale la donna ha conquistato spazi che mai aveva avuto, si sia giunti a questi estremi di sofferenza. La donna, che resta “mortificata”, per poter continuare a vivere, deve “uscire” e chiedere aiuto: occorre un ascolto sempre più attento e profondo, per sconfiggere il dramma della necessità di indossare quella maschera che oscura il sole della femminilità.