Mercato San Severino: il castello dei Sanseverino alla Fiera 4A

 

Anna Maria Noia

“Parco archeologico del castello dei Sanseverino: il progetto di restauro per lo sviluppo del territorio”. Questo il tema “caldo”, come queste afose giornate di maggio, dell’incontro tenutosi martedì 19 presso l’area della Fiera 4 A; una “kermesse”  per questa edizione sita presso la frazione S. Vincenzo di Mercato S. Severino, dove sono stati allocati dei gazebo e dei padiglioni, come quello in cui si sono tenuti i convegni e i defilè.Per i saluti non è potuto essere presente il candidato sindaco Giovanni Romano, attuale vicesindaco della cittadina, ma riguardo agli interventi si è registrata la presenza di autorevoli personalità della cultura sanseverinese e non: hanno preso infatti parte alla manifestazione il responsabile del Lea (Laboratorio di Educazione Ambientale) di S. Severino Giuseppe Rescigno, su “Riqualificazione paesaggistica e fruizione turistico-culturale del Parco del castello e del complesso di S. Marco a Rota”; l’architetto Carmine Petraccaro, che ha relazionato su “Torre angioina e cinta angioina-aragonese [del castello]; l’architetto Tiziana Saccone, che ha incentrato invece il discorso su “Piazza d’armi, area palaziale e nucleo abitato”; infine ha discusso brevemente Alessandro Scovotto, dirigente Wwf su “Sentieri e riqualificazione paesaggistica”.Ha introdotto Rescigno, con l’ausilio di immagini videocomputerizzate, utilizzate nei discorsi e nelle spiegazioni di ogni intervenuto: “Il nostro castello è meta di molti itinerari nell’ambito della Regione Campania – ha esordito Rescigno, parlando delle numerose attività riqualificative da parte del Lea, presente dal 2002 a S. Severino.“Il primo obiettivo del nostro laboratorio ambientale – ha espresso il responsabile Lea – era quello di facilitare l’ingresso al castello, oggi raggiunto da tre sentieri di cui il più importante parte da piazza Imperio, sede del nostro Comune, fino al centro.”Rescigno ha illustrato con dovizia di particolari e sempre utilizzando il terminale tutto ciò che è stato attuato in questi anni dal Lea da lui diretto.Ha discusso del monitoraggio sul castello fornito dal Laboratorio e dalla Comunità Montana “Irno”, degli “interventi specialistici” sui ruderi, sempre mediante la collaborazione della Comunità Montana; delle staccionate fatte realizzare per la sicurezza dei sempre più numerosi visitatori che ogni volta, sia da soli sia per mezzo della campagna promozionale de “La città incontra il castello” – dapprima – e di “Itinerari archeologici” – adesso – scelgono di effettuare escursioni sul maniero.In particolare Rescigno si è soffermato sui pannelli esplicativi posizionati in dodici punti di sosta, sulla segnaletica direzionale e sulle mappe indicative in Inglese e Francese approntate dai suoi collaboratori.Il Lea, in effetti, ha promosso convegni su temi diversi e particolari sempre inerenti la storia, la cultura e l’ecologia; ha organizzato campi scuola, ha pensato ad iniziative quali “Castel day”, ha fatto sì che il castello fosse visitato anche da docenti universitari, come Aversano; ha realizzato manifestazioni in costume, ha poi partecipato alle Borse del Turismo per attuare scambi culturali.Ha poi preso la parola Petraccaro: egli si è impegnato nella descrizione, accurata, dei suoi interventi di restauro “conservativo”, non “ricostruttivo” – come da sempre tiene a sottolineare – e in particolare ha sorvolato sui lotti, finora quattro, mediante i quali preservare questo bene.Petraccaro ha intrecciato un discorso in cui ha spaziato dall’illuminazione da lui voluta nel ’99, anche se i faretti sarebbero dovuti essere a luce bianca, per meglio valorizzare la struttura alla rimozione di terreno “a monte” per non far scivolare le mura “a valle”, ciò sempre nell’ambito del suo recupero non distruttivo dell’edificio; un restauro che ha previsto per lo più interventi sulla vegetazione e non tanto sulle cinte murarie.L’architetto si è soffermato sulle tecniche, le meno invasive possibili, per la protezione con “opere mirate” del complesso; egli si è addentrato in tecnicismi, comunque interessanti, e descrizioni architettoniche, in cui è emersa la necessità di usare solo determinati prodotti per mettere in sicurezza il sito.È toccato alla Saccone, che ha illustrato il suo piano di restauro, sui cinque ettari degradati del castello; ella ha studiato il bene “soltanto” dal 2001, mentre Petraccaro lo ha studiato dal ’97.Il progetto dell’architetto Saccone non comprendeva solo il castello, bensì tutto il “limen” longobardo di Benevento e tutti quelli che lei stessa definisce “siti fortificati”.Il castello di Mercato S. Severino è situato su un particolare asse viario, importante per la presenza della via Popilia.La particolarità consiste nel fatto che S. Severino è diverso dagli altri siti longobardi, pur presenti nel territorio.Obiettivo della Saccone è quello di poter mettere in sicurezza tutto il sito fortificato del maniero, con le sue stratificazioni storiche. Scovotto ha trattato di “ingegneria naturalistica”.Si è soffermato tecnicamente e rientrando nelle sue competenze soprattutto sulle piante, specificando quelle che “insidiano” o che invece “aiutano” le mura del castello a mantenersi ancora in piedi.Ha parlato di evacuazione delle acque tramite appunto delle particolari piante, del drenaggio con pietre, al fine di evitare problemi ai ruderi, a tutta la struttura. Il responsabile Wwf ha spiegato cosa si è fatto e cosa si farà riguardo il restauro del maniero: si risistemerà il sentiero, ad esempio; si moltiplicherà la segnaletica e si creeranno servizi igienici ad hoc, magari mimetizzati sulla piazza d’armi, con piante a depurare naturalmente i bisogni. Scovotto ha parlato infine di tecniche costruttive ecologiche, ed ha esplicato fattispecie ecologiche, ambientali e di “architettura biologica”, al fianco della “ingegneria naturalistica”.