Salerno: alla Chiesa dell’Addolorata il trio Artelli

Sarà il tango l’ospite della quinta giornata della seconda edizione di Arti di maggio, una rassegna che si rivela quale incrocio sonoro di linguaggi espressivi, promossi dall’Associazione Seventh Degree, di Liberato Marzullo e Antonello Mercurio, fortemente voluta dagli assessori Vincenzo Maraio e Gaetano Arenare, ospite della kermesse Salerno Porte Aperte allestita dal Comune di Salerno. Mercoledì 20 maggio, alle ore 21,30, nella Chiesa dell’Addolorata, il Trio Artelli, composto da Fulvio Artiano al violino, Nicola Orabona al violoncello e Pierfrancesco Borrelli al pianoforte, eseguiranno un programma dedicato interamente ad Astor Piazzolla. La serata verrà inaugurata dalle Quattro stagioni composte dal genio argentino. Scritte negli anni 1960 70, quando ormai la maturazione dei linguaggio dei compositore era completata, le Cuatro estaciones portenas uniscono elementi eterogenei come il tango, la musica colta europea e alcuni stilemi dei jazz in un tutt’uno assolutamente coerente e personale. La presenza di un tema fugato nella Primavera Portena o di alcune caratteristiche stilistiche assimilabili alla musica barocca nell’Inverno  non sono dei resto elementi limitati a queste sole composizioni. Più che la natura e i cambiamenti che questa subisce al cambiare delle stagioni, Piazzolla sembra descrivere qui la varietà delle emozioni umane: in un clima che non conosce i rigidi freddi europei, l’aria è costantemente densa e pregna di sensualità ma è attraversata dal più ampio spettro degli stati d’animo, da una calma dolce o piena di dolore alla violenza della passione. Il ritmo percussivo degli strumenti, l’uso dei medesimi timbri e delle stesse alternanze tra ‘tutti’e ‘soli’ rende unitaria la concezione di questi quattro brani che, inizialmente, non furono concepiti come una suite ma come composizioni indipendenti. Primavera portena è caratterizzata dal tema principale che passa tra gli strumenti con piccoli variazioni, un singolare ispessimento del tessuto sonoro d’intensità crescente. Un motivo di contrasto fa una breve apparizione, ma è solo un’ inversione della melodia principale. Alla fine, una vera e propria seconda sezione emerge dopo una pausa. Si tratta di una lenta melodia, o agrodolce o triste a seconda dello strumento che la svolge,  bandoneón o violino, dalla vena nostalgica evocante Poulenc.  Otono porteno è un tango di violenta passionalità che nell’inciso rallenta tanto da riuscire a farsi languido: passione e lirismo, mentre, Verano Porteño, è un brano composto nel 1965 per lo spettacolo teatrale Intitolato “Selenita de oro” diretto da Alberto Rodriguez Muñóz. Il brano è di una prorompente vitalità, qualsiasi sia lo strumento ad eseguirlo. Nell’Estate, invece, i due meravigliosi “cantabili” si alternano a ritmi ossessivi e martellanti presenti sia nell’introduzione sia nella parte centrale del brano. La parte finale è un continuo incrocio di elementi armonici e ritmici per prepararsi, attraverso un “obbligato” del pianoforte, alla coda tangueira conclusiva: un uragano! Inverno Porteño scritto nel 1970 chiude la suite delle Quattro Stagioni Porteñe ed è una delle pagine più intense. Quando si parla delle Quattro Stagioni, è quasi ovvio ricordare quelle di Vivaldi e trovare, proprio nella coda conclusiva di questo brano, l’unico elemento davvero “classico” che rimanda senz’altro la mente indietro di 250 anni. Si procederà poi con Milonga del Angel, uno dei più suggestivi brani di Piazzolla, per poi  ascoltare Oblivion composto da Piazzolla nel 1984 per il film Enrico IV di Marco Bellocchio. Il tema è un’alternanza di tristezza e gioia, i ricordi di una vita vissuta. Dopo la modulazione, la melodia è un continuo divenire di trasfiguranti riflessi ricchi di tensione che, come in un atto di meravigliosa liberazione, svaniscono per far posto alla luce di una lacrima di gioia che sgorga da un’intensa e quanto mai “vera” trovata melodica. Finale affidato ad altre due amate melodie di Astor Piazzolla con Ciquilin de Bachin e Chau Paris.