Guida ipotetica e non completa alla città di Salerno e dintorni

 

 

      Riceviamo e pubblichiamo          Si va a Salerno per innamorarsi.Se un torinese ha una ragazza da corteggiare, la porta a Salerno. Il milanese anche. Gli abitanti di Assisi solo d’estate. I Palermitani viaggiando in macchina. Qui anche gli uomini più brutti diventano Don Giovanni.Questa città nacque molti millenni fa tra l’amore della terra e del mare.Le colline abbracciano una distesa immensa di case, il mare tocca gli scogli, la spiaggia e la banchina del porto come un uomo toccherebbe i piedi scalzi della sua amata.Fitta vegetazione copre tutta la terra, che Goethe definì “deliziosa e fertilissima”.Se ci si ferma a parlare di questo particolare, gli Anziani del Bar tratteranno l’argomento per almeno mezz’ora, elencando i limoni e il limoncello, le nocciole di Giffoni, la profumata ginestra su Colle Bellara che inebriò gli Alleati durante i combattimenti del Settembre 1943. Talvolta gli Anziani aggiungeranno altre note caratteristiche della gastronomia salernitana, allora al Viaggiatore converrà prendere una sedia e chiacchierare con loro. Questi esporranno le seguenti teorie:

                -la mozzarella di bufala è buona se comprata al caseificio la mattina alle sei, quando soffia il vento e il latte ivi contenuto si aggrappa al formaggio, sorridendo;

               – il vino Falanghina deve essere ordinato a bassa voce, ma il brindisi, sempre “alla salute”, deve essere urlato  affinchè anche San Matteo, patrono di Salerno, lo senta, dalla sua cattedrale e pensi:<< Vulesse ‘a Maronna!>>. La scuola delle Vecchie sull’Uscio sostengono che la stessa pratica è doverosa con il Greco di Tufo, meno con l’Aglianico;

               -le alici di Cetara sono uniche nel loro genere. Non le può conoscere chi non le ha provate. Provatele!

                – i cavatielli con sugo di carne è un piatto ricco di proteine, che ispira intelligenza e buone intenzioni. Infatti è il piatto preferito di Michele Santoro (nato a Salerno il 2 Luglio 1951) e Maria Rosaria Carfagna ( lì nata il 18 Dicembre 1975). A Salerno si mangia lentamente. Tutti i pranzi sono pranzi di nozze, per la quantità del cibo portato in tavola, per la qualità delle pietanze e per il tempo impiegato a degustarlo. Il vero incontro sociale in questa felice città è la tavola. Tra una portata e un’altra vengono decisi matrimoni, stipulati affari, e quant’altro. I salernitani sono poeti e scrittori, ma non amano carta e penna. Inventano formidabili storie e le trasmettono oralmente, da padre a figlio. La stessa storia (leggenda o menzogna) può essere ascoltata più volte in luoghi molto diversi, a distanza di mesi o di anni. La parola viaggia alla velocità della luce.Le donne di Salerno sono eredi delle amazzoni: belle e guerriere. Le figlie assomigliano alle madri quando erano giovani, per cui tutte le generazioni sono uguali. Le donne più mature sono la personificazione della Fecondità: rotonde ma non grasse, colorate in viso ma non truccate pesantemente, vestite con classe ma comode, di solito madri casalinghe. Le più giovani sono di una bellezza stupefacente, truccate, pettinate e vestite come fossero appena uscite da un giornale di moda. Esse difendono con ogni mezzo i propri interessi (barca a vela e decoupage, con saltuarie stagioni di shopping selvaggio) e i propri affetti. Sono dirette discendenti dell’altera Sichelgaita, principessa longobarda, che combattè a Durazzo, amò appassionatamente Roberto il Guiscardo e generò otto figli. Durante il giorno lavorano instancabilmente, la sera cenano in famiglia ed escono. Il Viaggiatore potrà incontrare le ragazze-guerriere nei locali mentre ballano, incuranti degli sguardi e dei commenti; fuori dai locali mentre fumano una sigaretta e bevono qualcosa; sedute alla Rotonda, presso la fontana che rappresenta un allegro delfino, avvistato di recente nei mari della Costiera Amalfitana. Avranno le gambe lunghe, la pelle abbronzata, gli occhi verdi Bosco o blu Mare in Burrasca.Davanti a tanta eleganza, il Viaggiatore che accompagna un’altra Viaggiatrice dovrà mostrare assoluto disinteresse e sussurrare all’amata, guardando il panorama dal castello dell’Arechi, indicando con la mano il golfo di Salerno:<< Tutto questo è bello, ma non bello quanto te!>>La  ragazza cadrà innamorata per un periodo variabile di tempo che va dai tre mesi a settanta anni, a patto che il Viaggiatore la porti altrove, lontano dal fascino dei ragazzi di Salerno. In questa ridente città gli uomini (giovani, vecchi, bambini) sono unici al mondo, indicati nei trattati come I Maschi. Se la donna salernitana è la quintessenza della femminilità, gli uomini di Salerno e dintorni sono un misto tra divinità greche, eroi indù e celestiali angeli. I quadri della Pinacoteca Provinciale di Salerno sono un buon punto di partenza per delineare i tratti caratterizzanti dei Maschi: lo sguardo fiero di Vassillij Necitailov, l’allegria del Bambinello nel dipinto Madonna con Bambino e San Giovannino di Leonardo Antonio Olivieri, l’eleganza dei damerini ritratti da pittori della scuola di Filippo Falciatore, Scena di ricevimento, l’abbondanza e vivacità delle angurie dipinte da un artista anonimo, in cui tuffano i propri becchi due colombe golose. Il custode del Museo, Davide Citrilli, giura di aver visto un giorno il vincitore di Sanremo 2006, Giuseppe Povia, rimanere incantato davanti questo quadro così realistico, pieno di colori, tanto da cercare di afferrare le angurie e accarezzare gli uccelli, nascosti dietro il vetro. Il signor Povia si allontanò borbottando:<< Vorrei avere il becco…>> Dei Maschi parlarono grandi letterati come Boccaccio e Masuccio Salernitano, il cui personaggio della novella “Mariotto e Ganozza” non ha nulla a che invidiare al successivo eroe Shakesperiano Romeo.Recentemente, un anonimo artista moderno ha voluto rappresentare degnamente gli attributi dei Maschi in una decorazione sulla facciata esterna del Teatro Verdi; ivi è rappresentato un putto con pene in erezione che insegue un altro angioletto.I Maschi si alzano presto per andare a lavorare e vanno a dormire tardi dopo aver conversato a lungo con amici e parenti o aver deliziato la consorte in mille modi (dalle barzellette su Silvio Berlusconi ai cornetti ripieni di cioccolata).Il lavoro a Salerno non è solo una necessità, anche un vizio. Alcuni lavorano come medici e farmacisti, discendenti di coloro che frequentarono la rinomata Scuola Medica Salernitana, altri sono avvocati e giudici ( per loro verrà edificata, in un lontano futuro, la Cittadella Giudiziaria). Ci sono poi gli autotrasportatori e i contadini, le sarte e le maestre, i politici e i sindacalisti. Gli anziani si ingegnano a fare i carpentieri, gli artigiani, i pittori. I bambini le guide turistiche, i gelatai, i venditori di caldarroste. Le donne incinte le fattucchiere, le fate buone e le pasticcere.Anche i più pigri prendono posto nella società sedendo al bancone del bar o sul divano del barbiere, inventandosi opinionisti.Altro vizio di questa gente è vivere. Non sopravvivere, come la maggior parte degli europei, bensì vivere: entrare in politica e parteciparvi, innamorarsi diverse volte nella vita, generare figli e insegnare loro il più possibile, sognare e realizzare i propri sogni, viaggiare portandosi appresso la definizione “gente di Salerno” con coraggio e orgoglio.La morte è l’unica cosa che li ferma.Il cimitero è diviso in aree: c’è l’area dei morti per peste (1656), i morti per terremoto (1688), i morti per un altro terremoto (1694), i morti per bombardamento anglo-americano ( 1943), i morti per l’alluvione (1954) e il morti per terremoto (ancora!) (1980).Da anni i residenti pregano San Matteo di proteggerli da altre catastrofi. Lui appare in sogno ogni 21 Settembre ai parroci, al sindaco e al macellaio in via Michelangelo Schipa n°33, commentando:<< I facc’quell’ca pozz, mettiteve pure vuje ca capa e co’ pensier!>> La risorsa fondamentale di Salerno è il turismo.Il turista viene accolto a braccia aperte, il Viaggiatore con rispetto.Il turista se ne andrà convinto che una cartolina, una foto, un souvenir possano chiudere la “questione Salerno”. Il Viaggiatore saprà che una città così non si può lasciare. Si può partire, ma il ricordo di Salerno insegue il Viaggiatore, penetra nei suoi sogni, non lo abbandona più.E’ come inchiostro indelebile sulle mani. Come uno stupido motivetto musicale che suona nella testa. Come un odore che di tanto in tanto riporta alla memoria certi giorni particolari, certe persone, certi piaceri indimenticabili.