Gl’Italiani e la magia: la ricerca dell’irrazionale

 

Giovanna Rezzoagli

Ogni giorno 25.000 italiani si rivolgono a maghi e astrologi, per un giro di affari annuale di circa 5 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal rapporto 2008 del Telefono Antiplagio su magia e astrologia in Italia. Secondo l’associazione, un impressionante numero di italiani si affida alla magia: circa 10 milioni di persone, il 17% della popolazione, hanno avuto contatti con maghi e astrologi. Nell’era della scienza e della razionalità, il ricorso alla magia ed alle pratiche superstiziose rappresentano un fenomeno in rapida ascesa, traendo linfa vitale dall’incertezza diffusa . Esoterismo e occultismo sembrano trovare energie nuove e terreno fertile nella credulità popolare di milioni di persone, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione. Basta accendere la televisione, a qualunque ora, per trovarsi di fronte a maghi e cartomanti che vendono amuleti o leggono i Tarocchi. Tutto questo sembrerebbe essere in contrasto con lo straordinario bisogno di razionalità e di “toccare con mano” che caratterizza i nostri tempi. Nell’epoca dei computer e delle conquiste dello spazio, non si dovrebbe certamente ricorrere ad un talismano per ritrovare fiducia in sé stessi. Eppure, è esattamente ciò che sta accadendo. Oggi le truffe dei maghi muovono un giro d’affari di miliardi e trovano terreno fertile nei momenti di sofferenza delle persone. A tutti può capitare d’attraversare un periodo difficile: quando si perde una persona cara o si è traditi da un amico, quando si interrompe una relazione sentimentale o la famiglia è in crisi, quando si perde un lavoro, si deve affrontare una malattia o ci si deve trasferire in un’altra città e cominciare una vita nuova. I momenti di incertezza diventano più forti quando c’è la solitudine, l’incomunicabilità, la mancanza di dialogo con gli altri. Se si è soli, è molto più facile cadere vittima di personaggi che promettono ed assicurano panacee di vario tipo. Burrhus Frederic Skinner, psicologo americano, studiò a lungo il comportamento animale in presenza di vari stimoli, sino a giungere a formulare una vera e propria “Teoria della superstizione”. Questa teoria si basava su una forma di apprendimento chiamata condizionamento operante. Questo processo implica che un animale si deve rendere conto che una sua particolare azione viene seguita da un evento. Se questo evento è per l’animale gratificante esso tenderà a ripetere il comportamento che lo ha provocato. Gli esperimenti sugli animali per dimostrare questa teoria venivano fatti tramite delle gabbie, chiamate in seguito gabbie di Skinner, in cui veniva testato il comportamento dell’animale rinchiuso. Vi era una leva collegata ad un meccanismo che introduceva del cibo nella gabbia; una volta ricevuta la “ricompensa” l’animale con facilità ripeteva l’azione che lo aveva premiato in maniera praticamente istintiva in maniera praticamente costante. Nel 1948 Skinner fece un esperimento che adesso è negli annali della psicologia che prese il nome di “Psicologia del piccione”. L’esperimento consisteva nel testare il comportamento dell’animale rinchiuso in una gabbia con un meccanismo a tempo che introduceva del cibo in quest’ultima. Non vi erano più delle leve o dei meccanismi che facessero corrispondere all’azione del piccione un evento, ma la cosa singolare fu che il piccione ripeteva il comportamento precedente all’istante in cui veniva introdotto il cibo nella gabbia incessantemente. Il piccione aveva associato istintivamente quel comportamento casuale all’arrivo del cibo anche se questo era relazionato ad un contatore a tempo: era un comportamento superstizioso a tutti gli effetti. Per noi umani il meccanismo è identico, anche se , ovviamente, i contesti e le varianti comportamentali sono infinite. Conoscere questi meccanismi non basta a renderci immuni dai pericoli che l’affrontare la vita tutti i giorni comporta. Ma la vita è anche sofferenza, gli sciacalli del dolore esistono e, purtroppo, sin troppo spesso risulta a loro sufficiente acquistare uno spazio pubblicitario per aggiungere disperazione al dolore, in tempi di crisi o meno questi signori a fine mese arrivano sempre.