Riceviamo e pubblichiamo:comunità istituzionalizzanti,ambivalenza e retorica

 

Nelle ultime settimane si è molto discusso in merito alla “clinica degli orrori” di Cosenza, finita sotto inchiesta per la scomparsa di tredici pazienti e per le numerose segnalazioni di maltrattamenti subiti dai degenti. Sempre più spesso si leggono notizie di gravi episodi che avvengono in vari istituti scolastici sparsi su tutto il territorio. Al di là del comune denominatore costituito dalla violenza, ciò che accomuna episodi apparentemente dissimili è l’indifferenza in cui gli stessi si originano. La Sindrome da Istituzionalizzazione è ben nota in ambito psichiatrico, meno nota è la sua diffusione capillare in tutte le comunità che prevedono condizioni di vita improntate all’osservanza, più o meno rigida, di norme e regole. Le strutture preposte alla cura, al recupero, all’educazione ed alla socializzazione diventano sempre più spesso teatro di dolorosi fatti di cronaca. Più verosimilmente dolorosi episodi salgono sempre più spesso alla ribalta delle cronache. La retorica a posteriori parla di vuoti morali, povertà intellettuale, degrado istituzionale. Ma ciascuno di noi è inserito nella società, nessuno è escluso perché anche il silenzio è una forma di comunicazione. Quando si vede e si tace di fronte ad un abuso raramente si riflette sulla presa di responsabilità che ciò comporta: il non cambiamento.  I quotidiani di oggi riportano che la scuola rischia di determinare la bocciatura di 300.000 studenti al termine dell’anno scolastico. Ecco la retorica a posteriori, perché quegli stessi studenti molto probabilmente lo scorso anno in gran parte non avrebbero rischiato nulla, come molti negli anni passati. La società malata tenta di curare i sintomi della malattia inasprendo pene, ma se non si ricerca la causa del male, temporaneo sarà il beneficio. E allora,  la bacchetta magica chi la possiede? Nessuno. E ciascuno di noi. Ascoltando e promuovendo la libertà di ciascuno. Nelle scuole, nelle case di cura, nelle amministrazioni, nelle nostre case. Senza demonizzare ma responsabilizzando chi è istituzionalizzato e chi di lui si occupa. Perché è l’indifferenza il cancro che metastatizza la nostra esistenza.

Giovanna Rezzoagli, Counselor Tirocinante