Lo scafandro e la farfalla

Aldo Bianchini

Spesso, troppo spesso forse, parliamo di tv spazzatura. Parliamo cioè di quella tv, ovvero questa, che ormai satura non riesce più ad esprimere contenuti e messaggi dallo spessore sociale almeno accettabile. Non è proprio così o meglio non è sempre cosi. La tv generalista offre, comunque, un ampio ventaglio di scelta, che migliora quando si integra con quella a pagamento che non sempre offre il meglio di sè, ma che, comunque, annette altre offerte in senso positivo. Dico questo non soltanto perchè sono un modesto operatore della tv, ma anche perchè ho avuto la sorte di imbattermi in un film messo in onda da sky con un titolo, a prima vista, poco accattivante: “Lo scafandro e la farfalla”. Mano a mano che scorrevano le immagini, sono rimasto sempre più coinvolto e colpito. La trama narrava una storia realmente vissuta da un artista, giramondo e donnaiolo, che improvvisamente all’età di 42 anni, veniva colpito da un ictus che lo spingeva in uno stato di paralisi totale, con la sola possibilità di comunicare con il mondo esterno attraverso la palpebra dell’occhio sinistro. In una sequenza drammatica di eventi riusciva a dettare le sue sensazioni e le sue emozioni, ma soprattutto quello che viveva nel suo stato e che pensava e non poteva compiutamente esprimere. Un’ attenta infermiera raccoglieva gli imput palpebrali e li traduceva in un libro dato, poi, alle stampe con il titolo, appunto,  “Lo Scafandro e la Farfalla”. Lo scafandro stava per i lunghi momenti di sprofondamento nel mare dell’abbandono totale di ogni attività vitale, mentre la farfalla stava per i voli di fantasia nel regno dei normodotati, che soltanto un artista può elaborare. Il film finisce con la morte del protagonista, proprio nel giorno in cui la casa editrice decide di presentare pubblicamente il libro. Un messaggio chiaro per tutti coloro i quali diventano, quando si discute di altri, facili sostenitori del distacco della spina che dovrebbe essere, invece, un momento di grande riflessione e sensibilità. Un film, insomma, che è stato ben programmato proprio nel periodo in cui grande impatto hanno avuto i casi di Eluana e dell’attrice americana, sui quali si è discusso molto e poco al tempo stesso. Il racconto del film ci dice che la materia in discussione non consente facili e superficiali approcci. Domenica 22 marzo alle ore 21.00 il film sarà nuovamente proposto.