22ª Domenica del tempo ordinario anno A- commento al Vangelo

don Marcello Stanzione

 Noi siamo troppo abituati al nostro Credo. Esso scivola nella memoria e ci passa sulle labbra, senza soprassalto, senza stupore. E pertanto … Non vi è una anomalia? Si passa direttamente da “Egli ha preso carne dalla Vergine Maria” a questa seconda affermazione: “crocifisso, egli patì”! Dalla sua nascita si passa direttamente alla sua sofferenza in croce, come se non vi fosse stati nulla tra le due. Tutto il Vangelo sembra essere scomparso. Trenta anni di cui il Credo non dice nulla! O piuttosto che esso riassume in questa sola parola “la croce”. La croce sarebbe dunque la sola ed unica “dimensione” di Dio sulla terra ? Non un incidente, un accidente, fatale e finale, nella vita di Dio sulla terra, ma il suo “centro”, la sua ora per eccellenza ? (Gv.12, 23). Cerchiamo di comprendere meglio questo punto del nostro Credo scrutando attentamente tutte le rivelazioni del Vangelo di oggi.

LA CROCE CI RIVELA “CHI” É DIO

Pietro veniva dal riconoscere la personalità eccezionale di Gesù. Gesù, in risposta, lo aveva designato come la roccia sulla quale Egli voleva fondare la sua Chiesa. Ora, questo stesso Pietro è, qui, denunciato come pietra di scandalo. La parola greca impiegata è “skandalon”, che si traduce in modo astratto “ostacolo od occasione di caduta”, allorché vi è una immagine concreta, “la pietra che fa inciampare”, corrispondente all’immagine opposta alla roccia solida … povero Pietro !. “Vai indietro, Satana, tu sei una pietra che mi farà inciampare sulla mia strada. I tuoi pensieri non sono quelli di Dio ma quelli degli uomini”. Che aveva dunque detto il povero Pietro per meritare in pieno volto questo colpo di frusta di una durezza incredibile ? Molto semplicemente Pietro aveva, in un buon movimento del suo cuore, egli credeva, cercato di dire a Gesù che Egli avrebbe dovuto evitare la croce e la morte non salendo a Gerusalemme.

“I tuoi pensieri non sono quelli di Dio !”. L’uomo si sbaglia sempre su Dio.

Dio, è l’assoluto dell’amore. Amare fino in fondo, cioè fino a morire per colui che si ama, “non vi è amore più grande” (Gv.15, 13). La nostra epoca, più che mai, è tentata di ridurre Dio a nostra immagine. Noi vorremmo che Dio sia come noi, interessato, che Egli pensi a Lui. Si giungerebbe a vietare a Dio di essere Dio. Che ci assomigli ! Che si pieghi ai nostri pensieri umani ! Ma noi non abbiamo, allora, che un Dio alla nostra taglia, un Dio inventato da noi. Il Dio crocifisso – titolo di una delle più grandi tesi di cristologia attuale – è ben la prova che “i suoi pensieri non sono i nostri pensieri”. Egli ama fino in fondo, fino a morirne. Non vi è, in Lui, il minimo atomo di egoismo, di ritorno su se stesso, di interesse personale. Egli si sacrifica per noi. E ciò che è curioso, è che noi continuiamo a meravigliarcene. Ma, in fondo, come Dio potrebbe essere altrimenti ? “Ecco il mio corpo dato … ecco il mio sangue versato …”. Ecco ciò che Egli ci ripete, instancabilmente, se noi vogliamo ben ascoltarLo ogni domenica.

LA CROCE CI RIVELA “CHI” E’ L’UOMO

Immediatamente dopo avere detto che “bisognava che soffrisse molto ed essere ucciso”, Gesù aggiunge, rivolto a Pietro ed ai cristiani che verranno : “Se qualcuno vuole camminare dietro di me, che prenda la sua croce e mi segua”. Anche per noi, la croce è la nostra vera schiusa : “Chi perde la sua vita la guadagna !”.

Le parole di Gesù sembrano andare controcorrente. Il mondo intorno a noi e noi stessi, siamo portati da questa mentalità ambientale … noi fuggiamo la croce. Il mondo moderno, più che le ere precedenti, più di tutte le civilizzazioni precedenti, a causa della riuscita tecnica e scientifica, ricerca esplicitamente la finalità, il piacere, come scopo della vita. “Bisogna realizzarsi, occorre vivere la propria vita, fare ciò che piace …”. E tutto, nella nostra società, ci martella perché noi adottiamo questo punto di vista.

Malgrado le apparenze, il programma di Gesù non è chiuso. Esso rimane anche di una bruciante attualità. “Chi vuole seguirmi, prenda la sua croce”. L’amore di se stesso rimane una caricatura dell’amore. L’amore di sé conduce direttamente al disprezzo dell’altro ed al dominio dell’altro. Il solo amore degno di questo nome è quello che si pone al servizio dell’altro fino a volere la sua felicità : non vi è amore vero senza capacità di rinuncia per l’altro.

Sì, come essa ci rivela Dio, la croce ci rivela il vero uomo. E’ Gesù che ha ragione ! La croce è il segno stesso dell’Amore assoluto. Come il povero Pietro poteva volere impedire a Gesù di prendere la sua croce ?