Il gioco d’azzardo terza industria italiana

Giuseppe Lembo

La più gettonata tassa italiana è quella delle accise sulla benzina, un balzello che viene da lontano e che in tante occasioni è diventata la scorciatoia facile per fare cassa. Alla benzina, di cui vanno diminuendo i consumi, per effetto diffuso di una crisi economica senza precedenti, si ricorre caricandola di prelievi forzati “le accise”, bene conosciute dagli italiani nei fatti e nel termine, un popolo ormai stanco di vivere in un Paese in cui il potere famelico da padri-padroni della cosa pubblica, non si fa scrupoli a rastrellare soldi, senza porsi alcun problema di moralità pubblica; e così, lo sconquasso Italia continua a fare danni che la gente non riesce più a sopportare. L’ultima malefatta è l’accisa sulla benzina (con l’accisa sulla benzina ancora paghiamo la guerra di Etiopia del 1936); da provvisoria, diventa un prelievo consolidato e definitivo, per continuare a foraggiare uno Stato – padrone che alimenta i suoi vizi con il sangue dei poveri cristi. L’ultima accisa di ben 11 centesimi al litro servirà a coprire un vuoto di ben due miliardi e mezzo per controlli inefficaci e multe non pagate dal dannato mondo delle slot machine, un paradiso di illeciti, dove succede di tutto e di più. Lo Stato, di manica larga nel concedere le autorizzazioni ad un Paese sempre più somigliante a Las Vegas, ancora una volta dimostra i suoi limiti e/o la sua volontà di indifferenza per l’illecito italiano. E così le slot machine legalizzate non hanno prodotto i risultati sperati; tanto, tra l’altro, con un grave danno erariale di due miliardi e mezzo. Il regno dell’illecito ha continuato a crescere alla faccia di chi pensava di esercitare il controllo ed una politica di grande rigore. Non si devono, né si possono scontentare quegli italiani di un mondo proibito che, in quanto tale, deve comunque godere di una sua intoccabile sovranità. Nel 2004 a chiedere la legalizzazione dello slot machine nel nostro Paese erano dieci concessionari, sponsorizzati, tra l’altro, da poteri eccellenti, con un piano che prevedeva 5.000, 5.100 macchinette mangia soldi a testa. L’autorizzazione di detto piano ne prevedeva il controllo con il collegamento telematico di 250 apparecchi iniziali, da completare entro il 31 ottobre 2004. Neanche per sogno; nessuna delle slot machine autorizzate è stata collegata al sistema centralizzato di controllo. I gestori padroni della scena, indifferenti alle volontà dello Stato, sono andati avanti ed ottenuto, tra l’altro, che le 50.000 slot machine autorizzate, diventassero ben 238.849, pari ad una ogni 250 abitanti, centenari e neonati compresi. Bella efficienza italiana! Bella moralità pubblica italiana! L’Italia si è ritrovata, dalla sera al mattino, paradiso del gioco d’azzardo; si è ritrovata ad essere sull’intero territorio nazionale, la nuova Las Vegas del mondo. Ma non basta tutto questo; l’Italia diventa il paradiso di una esenzione totale delle tasse al gioco d’azzardo, un enorme impero con un vero e proprio fiume di denaro che passa dalle tasche dei poveri cristi, disperatamente vittime, a crescenti manovratori occulti, furbi e determinati governanti di una nuova ed immensa ricchezza, cresciuta nel tempo con l’avallo, per niente trasparente, di chi doveva controllare e vigilare, ma non l’ha fatto, perché così doveva andare; perché così doveva essere fatto. Nel 2007 un’inchiesta della Corte dei Conti, ha multato i dieci concessionari di due miliardi e mezzo circa. Tra l’altro, due alti dirigenti dei monopoli di Stato, Giorgio Tino, direttore generale e Antonio Tagliaferri, direttore generale della direzione giochi sono stati rispettivamente multati di 4,8 milioni di euro e di 2,6 milioni di euro.  Queste sofferenze, producono un fiume di denaro che danno vita ad un incontrollabile ed incontrollato illecito italiano; un illecito che è, tutt’ora e diffusamente presente, così come mette in evidenza la Corte dei Conti. Nel mondo del gioco d’azzardo, un mondo assolutamente invisibile, a comandare non è lo Stato – padrone, ma un vero e proprio antistato che pretende a tutti i costi e senza se e senza ma, la patente della libertà del fare, senza condizionamenti e/o controlli che possono disturbare gli affari, leciti o illeciti che siano. Con una sentenza di febbraio 2012 i gestori delle slot machine d’Italia vengono condannati dalla Corte dei Conti a pagare allo Stato 2,5 miliardi di euro; una condanna, senza concreto risultato a favore dello Stato, in quanto è stato presentato appello da parte dei magnifici dieci gestori. Siamo in una fase di un contenzioso aperto e senza certezza alcuna di risultato, anche se il Governo, in apnea costante per mancanza di risorse, pur di incassare, ne ha previsto una definizione agevolata, ossia un vero e proprio condono che dovrebbe permettere le entrate nelle casse dello Stato necessarie per abolire l’IMU sulla prima casa. Ma i miracoli italiani non finiscono mai; non pagando i magnifici dieci gestori di macchinette mangiasoldi, a pagare saranno ancora una volta gli italiani, attraverso un ulteriore prelievo forzato.

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