Le religioni, oppio dei popoli

Giuseppe Lembo

 Nelle religioni, nelle Chiese e soprattutto nella religione cattolica e nella Chiesa di Roma, dovrebbe prevalere il principio della libera scienza e della libera religione, del libero pensiero e della libera fede; purtroppo, così non è. Ancora ci sono i rifiuti e le ostinate volontà contro, così come un tempo per il peccato di eresia, punito esemplarmente con la morte violenta degli eretici, imposta con sentenza dei Tribunali dell’Inquisizione Ecclesiastica. Come è stato possibile osare tanto? Con quale diritto la Chiesa ti ha inquisito e condannato  caro Galileo Galilei e poi costretto, per il peso degli anni e le precarie condizioni di salute, ad abiurare i risultati delle tue ricerche scientifiche? Con quale diritto la Chiesa ha ritenuto di lavare la macchia di eresia per le sue conquiste di pensiero contro Giordano Bruno, mandato ingiustamente al rogo e, senza pietà, fatto morire tra le sofferenze delle fiamme che ne bruciavano il suo corpo? Come è possibile osare tanto, nel silenzio compiacente dei più? Le conquiste del pensiero umano e soprattutto della scienza servono all’uomo; servono per vivere meglio il presente, ma soprattutto per migliorare il corso del nostro futuro, a cui tutti devono contribuire, pensando al bene dell’uomo anche per quelli che verranno. Né la Chiesa o le Chiese, ne il potere o la politica hanno il diritto di ostacolare il libero pensiero e le conquiste della scienza che servono, non a questa o quella parte, ma all’umanità intera. Chi fa questo, di fatto è un nemico dell’umanità e si pone fuori dalla Storia.

 

                                                                                               

2 pensieri su “Le religioni, oppio dei popoli

  1. caro direttore, ritiene davvero opportuno pubblicare sul suo giornale un articolo come questo? A nessuno sfuggirà che si tratta di un pezzo più sgrammaticato (a livello ortografico e sintattico) che male informato (basta leggersi uno degli studi di Drake per rendersi conto della complessità del caso Galilei e dell’inevitabilità della condanna).

  2. Dottor Lembo, ci vuole pazienza. Il nostro Gianpaolo ha canali così privilegiati da rivolgersi niente di meno che al direttore, anziché commentare direttamente lei con argomenti pertinenti. Poi, commenta il suo Italiano! Su questo, fosse pure vero, il giornale in genere, offre esempi di “alta” levatura. Per cui, non se ne curi. Dottor Lembo, porti pazienza!
    Mimmo

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