Eboli: appello per la difesa dell’ospedale

L’ospedale di Eboli non si tocca. Lancio un appello urgente alla cittadinanza, alle istituzioni e ai sindacati affinchè si mobilitino in modo anche eclatante per evitare che si concretizzi il peggio. Non è una questione di bandiere, non di partiti. Qui si tratta – e lo affermo apertamente senza remore o falsi moralismi – di una battaglia anche di campanile, se vogliamo. La difesa strenua dell’ospedale ebolitano è una priorità imprescindibile e che infrange le barriere politiche per coinvolgere tutte le realtà del territorio. Ribadisco la mia totale contrarietà all’ipotesi di una struttura unica. L’ho fatto anche questa mattina nell’incontro organizzato al Comune di Eboli: l’ipotesi struttura unica fisica, così come varata sotto la giunta Bassolino, è sempre stata e continua ad essere uno specchietto per le allodole. Una mera illusione dietro la quale si cela lo svuotamento e la chiusura del nosocomio ebolitano in favore di quello battipagliese, logisticamente preferito. L’assenza di una battaglia seria, lo spreco continuo prodotto con l’apertura, in passato, di due strutture a Roccadaspide ed Agropoli, la difesa a spada tratta – operata da rappresentanti politici del territorio – di realtà doppioni come il Da Procida, hanno scavato il fosso al Maria Ss Addolorata. Avremmo dovuto pretendere, dal governo napoletano precedente, un impegno concreto per Eboli, la creazione di un piano di recupero plausibile e reale o solo, nel corso degli anni, avremmo dovuto controllare la spesa, evitando l’accumulo di una mole debitoria straordinaria e che oggi ci costringe a sottostare alle decisioni commissariali pur prese in regime di emergenza totale. Ripeto: non esiste, a mio parere, nessuna ipotesi plausibile di struttura unica. La mia posizione, pur essendo stata isolata in passato ed ancora oggi, è inamovibile. La tutela della forza lavoro, delle dirigenze, delle specializzazioni che Eboli mette al servizio della sua utenza riscuotendo il dovuto plauso, è una questione di vita o di morte. La perdita di un servizio essenziale sarebbe l’ennesima battaglia persa dalla politica locale che continua, imperterrità ed orba, a trattare la sopravvivenza della nostra comunità con realtà vicine come Battipaglia che, invece, pensano – ed in modo ovvio – al proprio tornaconto, al proprio prestigio ed ai propri cittadini. Per questo penso, senza se o ma, che sia necessario scendere in piazza e, prima ancora, sensibilizzare la città, mobilitare i cittadini, concertare azioni pubbliche dure con sindacati ed istituzioni. Sarò in prima linea accanto alle organizzazioni, alla dirigenza, ai primari, infermieri ed a tutto il personale dell’ospedale di Eboli. Non mi interessano, in questa sede, i colori politici, né il coinvolgimento reale che ogni istituzione, ogni politico – chi in un modo, chi nell’altro e con gravi responsabilità su gestione e indirizzo – ha avuto in questa vicenda. Quello che importa, ora, è che al più presto Eboli si ribelli al lento morire del proprio ospedale. Quel che è necessario è che il sindaco di Eboli, massima autorità sanitaria sul territorio, inviti tutti a svestire i panni del partito, a rimboccarsi le maniche, assumendo ognuno le priprie responsabilità in una lotta che si preannuncia drammatica ma che dovrà essere portata avanti con ogni mezzo che la democrazia mette a disposizione. Si tratta della difesa del nostro territorio, del diritto alla salute dei nostri cittadini.