Che cos’è che non va?

Salvatore Ganci

“Mi dica almeno qualcosa sulle onde elettromagnetiche”.

Il Lettore “addetto ai lavori” avrà riconosciuto il titolo e la prima riga di un articolo di Enrico Persico, che fu Professore di Fisica Superiore nell’Università  di Roma e che pubblicò un articolo preoccupante, nel suo fine humor, sull’insegnamento della Fisica in Italia. L’articolo venne pubblicato nel primo fascicolo del “Giornale di Fisica”, rivista che vedeva la luce nel 1956. La “candidata” (per nulla stupida) descritta in questo illuminante articolo, all’esame di Fisica,  poco prima della domanda finale, non sa com’è fatto un condensatore, non sa disegnare schematicamente un elettroscopio, pensa che in una comune lampadina ad incandescenza passino 20000 ampère, ma  … quando viene messa sui binari dello sviluppo formale matematico, “corre come una locomotiva”. E qui Enrico Persico, mentre le equazioni viaggiano sulla lavagna, si abbandona a malinconiche riflessioni sulle cause di questo italico fenomeno, concludendo: “E’ colpa dei programmi o del famoso abbinamento?, dipende dal fatto che la Matematica accompagna lo Studente dalle Elementari all’Università, mentre … non si parla di fatti fisici fino agli ultimi due anni di Liceo? E’ colpa degli Insegnanti? O degli Insegnanti degli Insegnanti?”.Enrico Persico coglie molti aspetti del problema e lascia la risposta agli “addetti ai lavori”, cioè agli Insegnanti. Dal 1956 ad oggi abbiamo avuto nei cosiddetti “Licei pilota”  una parziale introduzione della metodologia della Fisica del P.S.S.C. (Physical Science Study Commitee) ma tale introduzione non ha lasciato i confini dei “Licei pilota”. Qualunque Docente di Fisica o Matematica e Fisica ha però risentito gli effetti benefici di un modo di insegnare la Fisica in cui il Laboratorio è rivalutato nelle forme e nei limiti stretti che le ore curricolari impongono. L’insegnamento si è un po’ rinnovato sia (se non altro) per l’efficacia didattica dei film della serie P.S.S.C., sia (soprattutto) per la bravura dei tecnici di laboratorio capaci ad usare sapientemente l’esperienza d’aula (l’unica concretamente possibile in 3 ore di insegnamento) sapendo raggruppare diverse esperienze in funzione degli argomenti trattati a “gesso e lavagna” dal Docente. E’ poco, ma almeno lo studente “ha visto un po’ di fenomenologia”. Quando alla metà degli anni ’60 finivo il Liceo (Scientifico, peraltro), ricordo in tre anni di Fisica e di Scienze di essere entrato 2 sole volte nel laboratorio di Fisica e 3 sole volte in quello di Scienze.  Quando poi frequentai il corso di Laurea in Fisica (nelle condizioni di tanti altri con analoghe esperienze a monte) mi ritrovai con scarso bagaglio matematico “operativo” e con il non avere mai notato quanta Fisica mi circondasse ad ogni passo. Per fortuna, nei corsi di Fisica 1 (a Milano) e di Fisica 2 (a Genova) ci fu la fortuna di trovare due splendidi “Tecnici Laureati” (Figura sparita da anni …) che durante la lezione a “gesso e lavagna” erano in grado di mostrare con “sentimento” un paio di esperienze d’aula che rendevano più concreta (e motivante) quella lunga fila di equazioni alla lavagna (formalmente eleganti ma esprimenti un pizzico di “narcisismo dell’essere” del Docente). Eravamo alle soglie del ’68 che avrebbe portato l’Italia lavorativa e Studentesca (e tutto il mondo occidentale) a quei cambiamenti irreversibili esecrati da tanti come la causa dei mali attuali. Dopo il ’68 l’esperienza d’aula sparisceimposta e non proposta), sparisce la figura del “Tecnico Laureato” (tutti sono ora “Ricercatori”), spariscono gli “esercitatori” (esterni che “davano (volentieri) una mano” agli studenti nei Laboratori) perché “lavoratori servi di un Barone” e così via, spariscono i “banconi” in buona parte le i Licei sostituiti da banchi per esperimenti a gruppi (il “lavoro di gruppo” era la nuova moda). Vennero i “Decreti Delegati” che riflettono con il loro stesso nomignolo quanta considerazione i politici ebbero (e hanno tutt’ora) dell’Istituzione tra le più importanti di una Società civile. Tutto il mondo è cambiato da allora con le note profetiche di The Times They Are A Changin’ di Bob Dylan … ma (torniamo alla Fisica) cos’è realmente cambiato nell’insegnamento della Fisica? La sovrabbondanza di “precari” entrati con il ’68 (e grazie al ’68) con contratti quadriennali, con assegni biennali ecc. ha visto una promozione “stile Maturità” di tutti i “precari” a Ricercatori, un rifiorire di interessi per la “Didattica” che è durato a tutt’oggi ed è culminato  con la moltiplicazione dei Corsi di Laurea (e dei professori), con la Laurea triennale + biennio specialistico, con una raffica di concorsi nel settore “Didattica e Storia” banditi  per una struttura soprassatura di persone che, spesso, “stanche” della Ricerca “scarsamente finanziata” trovavano “sollievo” nell’occuparsi di “Didattica e Storia della Fisica” con il nobile intento di dire ai Docenti come rinnovarsi, ma senza essere mai entrati in una qualunque scuola e ignorando (caso di un Docente genovese) persino quante fossero le ore curricolari nei Licei. La nascita delle S.S.I.S. (Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario) rappresenta l’apoteosi di questo oscuro disegno. Già, il disegno è proprio imperscrutabile, visto che il rinnovo generazionale avverrà tra decenni, gli studenti italiani secondo l’Ocse brillano per ignoranza generale,  e mi risulta persino (caso di uno studente trasferito dal Sud nel mio Liceo) che in un Liceo Scientifico del Sud il Docente di Italiano e Latino non avesse mai  tenuto una lezione di Latino, considerata l’innocente dichiarazione dello studente e  il suo totale analfabetismo  (non solo in Latino, comunque…). Spontaneo chiedersi: gli Ispettori stanno sempre in condizione di assoluta sedentarietà? Non sapevano? e se sapevano non si muovevano perché la “triste realtà” era talmente diffusa che era meglio non sollevare il calderone? Termino qui, con i problemi sollevati da Enrico Persico e con l’indizio dato dallo stesso su un possibile  ciclo di incapacità” che è una malattia che non c’era sicuramente ai primi del ‘900 e che ha avuto una lunga incubazione con  i primi sintomi evidenti dopo il Ministero (Spadolini e Valitutti) per toccare i punti più critici con l’abolizione dell’esame di riparazione, il meccanismo dei “crediti” e dei “debiti” ed il continuo fare e disfare degli ultimi Ministeri che (ricordate Fioroni?) dopo avere voluto qualche “vittima sacrificale” con qualche Docente “licenziato”, hanno tuonato serietà senza rendersi conto che la serietà se n’era andata da un pezzo e che il processo di “credibilità” avrebbe richiesto pazienza e tempi lunghi per “riabituare” una società profondamente mutata nel riconsiderare l’Istituzione “Scuola”. Al paziente Lettore che ha avuto la determinazione di leggermi fin qui  prometto ora di significare quanto e cosa è cambiato sulla Didattica della Fisica nella Scuola Media Superiore e nell’Università.A un mio caro ex Studente iscrittosi qualche anno fa al corso di Laurea in Fisica a Genova chiedevo l’altro giorno: -“ma dimmi un po’ D. quante esperienze d’aula avete visto nei corsi di Fisica 1 e di Fisica 2?-“Nessuna, Salvatore”; -“e quel bel bancone bianco con tutta la strumentazione integrata all’interno che c’era nella vecchia sede?-”mai visto ...” -”ma sei sicuro?-”lezioni non ne ho perse. Ponetevi il problema se il fenomeno è generalizzabile.E meno male che il giovane un po’ di Fisica l’aveva “vista” e se l’era smazzata al Liceo. Questo giovane rappresenta un caso parziale di “rottura” del ciclo delle incapacità, ipotizzato da Enrico Persico e meglio specificato  da Giulio Cortini in un articolo apparso su “Quaderni del Giornale di Fisica” con un elegante ed efficace “diagramma di flusso”. Il ciclo è semplicissimo: lo studente, al Liceo, ignora non solo gli aspetti della fenomenologia ma anche le basi stesse della Fisica (in sole 3 ore curricolari programmate). Ho una “memoria” di una cinquantina di programmi di Esami di Maturità confinati in mezza cartella formato A4 in varie classi di  Istituti del Nord e in uno del Sud). Se non c’è un bravo Tecnico di Laboratorio, il laboratorio non è usato. Stando al Contratto Nazionale di Lavoro, chi “incentiva” le ore impiegate ad assemblare una esperienza? Se si aggiunge che il Docente proviene dal Corso di Laurea in Matematica e non ha un minimo di stabilità logistica e di interesse personale il gioco è fatto. Lo studente perviene in una Università dove assorbe avidamente lunghe lavagne di elegantissime equazioni senza vedere nulla (Sono spariti i “Tecnici Laureati”). Se è tanto bravo e si è creato debiti di riconoscenza con qualche ottimo lavoro (teorico o sperimentale)  “si assembla”per lui un concorso a Ricercatore dall’esito scontato. Vinto il concorso, dopo tre o quattro anni di “crediti di riconoscenza” diventa “professore associato” e qualcuno raggiunge la prima fascia rapido come un fulmine. Questo neo-docente presenta ai suoi studenti un Corso di Fisica Generale del tutto privo di “fenomenologia”(che non ha mai visto e/o considerato), il più delle volte, evita gesso e lavagna (il gesso sporca) e offre i suoi contenuti precotti nel microonde di “PowePoint” (va tanto di moda). L’allievo (medio) ne esce formato senza avere visto nulla della fenomenologia della Fisica di tutti i giorni (ha frequentato però Laboratorio 1, 2 e 3 fortemente incentrato sugli aspetti che i Docenti “maneggiano” per Ricerca). L’allievo finisce i 5 anni (è già un “teorico” o uno “sperimentale”) e se è “bravo” (magari si è già fatto qualche credito di riconoscenza) fa il Dottorato e forse diventa lui stesso Ricercatore o Docente di Scuola ecc. ecc. Il ciclo è semplice e “l’effetto Persico” e il “ciclo delle incapacità di Giulio Cortini” sono spiegati.  Collaborando per un certo tempo con un sito del tipo “chiedi all’esperto” il forum di discussione prima dell’uscita “ufficiale” della risposta al quesito posto, rivelava sorprese interessanti specie da parte di ottimi Fisici Teorici… ma ognuno di noi è consapevole, esaminando preliminarmente sé stesso, che “di ignoranza ce n’è per tutti”. Così, specie per un Fisico giovane, il pericolo di non sapere rispondere alla domanda “perché in montagna l’aria è più fredda?” può diventare la normalità, proprio come per la signorina esaminata da Enrico Persico che non trovava strani 20000 ampère in una lampadina!Chi esce dal ciclo? Spero che qualche commento critico anticipi questa ulteriore disamina.