Nichi Vendola, segretario in pectore del Pd

Michele Ingenito

 

Corradino Mineo lo ha intervistato per il TG-RAI il 30 aprile scorso, di primo mattino. Il neo governatore della Puglia le ha cantate di tutti i colori. A Berlusconi? No, al proprio partito, il PD. Ci è parso finalmente di ascoltare qualcuno che, in termini critici e autocritici, ha le idee molto chiare. Sia per quanto riguarda i limiti oggettivi di una opposizione paralitica oltre ogni tolleranza da parte del proprio partito; sia per quanto riguarda ciò che bisognerebbe effettivamente fare per risollevare un pachiderma che da troppo tempo ha afflosciato i propri muscoli, mandando allo sbaraglio una collettività che pure lo sostiene per idee, ideologia, valori. Su tutti i panzer critici e politici ormai superati e che pure continuano a contare nel PD per diritto di anagrafe e non per idee innovatrici, il pensiero di Vendola si impone per trasparenza dialettica e contenuti convincenti. Il merito principale di tutto ciò sta nelle premesse del suo dire. Che non vanno pregiudizialmente contro l’avversario politico di riferimento, il PdL di Berlusconi. In altri termini, Vendola prende le distanze dai propri leader noiosamente protesi, Bersani in testa, alla denigrazione per principio e non per contenuti, per irrisione e non per analisi, non di rado per garbati ma improvvisati sfottò di chi, avendo i numeri, agisce e governa in maniera ovviamente diversa da come vorrebbero i democratici del PD. Vendola ha chiarito senza mezzi termini che la prima cosa da fare è guardare al proprio interno; dentro un partito che ha molte marce in meno non tanto nei confronti di Berlusconi e del suo governo, quanto invece dentro se stesso. Per una opposizione vecchia, superata, incapace di fare presa sull’elettore; indisponendolo, anzi, sempre di più, a favore dell’avversario di centro-destra, soprattutto della Lega Nord di Bossi. In secondo luogo Vendola ha chiarito che una vera opposizione nasce da idee e progettualità nuove in linea con le esigenze di una società che, nelle sue fasce più deboli, assorbe quasi da sola tutto il disagio di una condizione economica pesante, difficile da gestire nel quotidiano. Insomma il governatore della Puglia ci ha dato la netta sensazione di potere essere il vero nuovo leader del PD a livello nazionale. Ne ha i numeri, l’intelligenza politica, le idee chiare per un rinnovamento che parta dal fondo di un baratro penoso nel quale galleggiano, senza mai emergere, i vecchi leader di un partito che fu. Bersani è un’ottima persona, l’abbiamo più volte e sinceramente ribadito. E’ stato un buon ministro, ha la stoffa del galantuomo. Ma come leader di un partito così importante continua a perdere colpi. Non convince, insomma, nelle sue pause intervallate da balbettii contro questo o quelli del PdL. Né lui, né, tanto meno, i suoi fedelissimi. Sarebbe ora, quindi, di pensare ad un ricambio al vertice del PD, proponendo voci nuove e poco nostalgiche di un passato dalle ideologie superate, se non scomparse. In casa-PdL la fibrillazione interna fa concorrenza a quella del PD. Abbiamo ascoltato Gianfranco Fine intervistato a “Porta a Porta” da Bruno Vespa. Il leader co-fondatore del PdL ci ha fatto un’ottima impressione, di politico di razza; cosa che, nella ‘faida’ verbale che l’aveva contrapposto a Berlusconi nella ormai famosa diatriba interna al partito, sembrava avere perso smalto. Senza entrare nel merito di quelle dichiarazioni, convincenti – lo ripetiamo – sul piano politico, resta il problema della loro opportunità in un momento delicatissimo della vita del paese. Perché il vero punto fermo delle ragioni dell’uno e dell’altro, o dell’uno sull’altro, si arresta dinanzi ad una priorità assoluta. Quella del paese e del suo diritto alla stabilità politica in funzione di un governo abilitato a gestire il mandato ricevuto dalla maggioranza degli elettori.Tutto il resto passa in secondo ordine. Sta tutto qui il problema di Fini. Avere sollevato un problema che, per quanto legittimo ieri come oggi, cozza contro un muro di interessi nazionali il cui abbattimento rischierebbe di trasformarsi in un disastro per la nazione. Questa nazione è travolta da realtà preoccupanti, da poteri e contropoteri visibili ed invisibili che si combattono e si neutralizzano gli con gli altri. Anche all’interno delle istituzioni le cose non vanno proprio bene. Tutta colpa della classe politica nel suo complesso. Perché classe politica in Italia vuol dire potere; e potere sta spesso per abuso ed arroganza, favori e prebende. E poiché “ogni uomo ha un prezzo”, come ci ricordava tempo fa un collega prominente (e ributtante insieme) nell’intento fallito di imporci un abuso in atti di ufficio, volete voi che dagli alti ai meno alti burocrati dello stato non siano in molti ad abbandonarsi ai compromessi leciti, ma più spesso illeciti? Godiamoci allora questa stabilità politica e di governo, sognando di vivere in un paese finalmente saldo. E, se l’ironia non soddisfa, guardiamoci allora intorno e decidiamo se i prosciutti fatti scomparire (secondo l’accusa) dai ‘falchi’ della Questura di Napoli siano frutto della fantasia o, invece, di una effettiva operazione della locale Squadra Mobile che ha portato al loro arresto. E fermiamoci ai prosciutti, che, se non altro, soddisfano fame di pancia! Senza estendere il discorso alla fame di case prospicienti il Colosseo, svendute a prezzi risibili a ministri in carica (sempre secondo l’accusa), che soddisfano ben altro tipo di fame. Certo, se, come spesso, troppo spesso accade, l’enfasi di operazioni investigative clamorose dovessero rivelarsi fallaci o sfumare nel nulla, l’amarezza di tanti italiani a loro volta perseguitati dai personaggi ributtanti di cui sopra riproporrebbe con forza l’affermazione del principio di responsabilità uguale per tutte le categorie del pubblico impiego. Senza distinzione alcuna. Perché, come troppo talvolta accade, la solita mela marcia, in buona o in mala fede che sia, butta al vento il lavoro onesto e tranquillo e competente della stragrande maggioranza dei propri colleghi.

 

2 pensieri su “Nichi Vendola, segretario in pectore del Pd

  1. perchè dite che Vendola è del PD? se non vi risulta Vendola è il portavoce nazionale di SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’

  2. Condivido in pieno quanto sostenuto da Nichi circa la mancanza da parte del PD di chiari programmi per un ‘alternativa di governo.
    Mancano idee, si scende sul piano di fatti contigenti, e sono molti, che ci propongono quotidinianamente Berlusconi e gli scandali odierni del suoi accoliti, mentre si tace e non si minaccia con azioni concrete l’indifferenza del Governo nei confronti di lavoratori e delle loro famiglie per venire fuori dalla crisi e non essere ultimi in Europa per salari ad esempio.
    Nichi Vendola segretario in pectore del PD ? O leader della Sinistra o del Centro Sinistra? Non lo sarà mai finchè non si parlerà a chiare lettere degli obiettivi che si voglioni raggiungere. Tuttavia a chi dice “ma Vendola non è del PD,egli è portavode di Sinistra ,ecologia e libertà” faccio presente che neppure Prodi aveva un partito o era a capo di un partito; eppure, con le primarie fu leader per l’ascesa al governo.
    Ma questa ignavia su progetti politici non è nuova; risale agli
    albori della nascita del PD.
    Ricordo che una persona amica,non di sinistra, conosciuta per motivi di lavoro, che aveva molta considerazione dei miei giudizi in politica, durante quegli albori mi mandò un messaggio chiedendomi quale sarebbe potuto essere il suo futuro politico nel PD. Gli risposi aspetta di conoscere quali obiettivi il PD si pone e poi decidi. Ha atteso. Oggi si trova nel PDL, perchè questo gli offriva, come poi è avvenuto, una poltroncina nella mia Regione.

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