Francesca. Il mare, la sua pietà

Michele Ingenito

L’hanno ritrovata lontana, nel giorno degli Angeli. Al largo delle isole Eolie, tra Lipari e Panarea. Francesca, vittima sacrificale di un disastro. Un disastro annunciato dalla natura, avallata da un uomo infingardo ed egoista. Il volto sfigurato e irriconoscibile, sostenuto da un corpo e da un abbigliamento testimoni della sua identità. Nella vita e nella morte quel volto non avrebbe potuto ‘guardare in faccia’ i suoi assassini. La natura, per l’appunto. E la mano che l’ha armata. L’uomo, per quanto di ‘competenza’. Per questo Francesca è stata ‘graziata’. Né l’una né l’altro sarebbero stati degni di quello sguardo. Ad occhi accesi e luminosi, da viva, o tristi e spenti, da morta. La natura, quella malvagia ed impietosa, l’ha abbrancata e divorata in un attimo nella sua folle ed irresistibile corsa verso il mare. Tra ‘montagne’ di terra, cumuli impressionanti di detriti, ferraglie e rifiuti di ogni genere. Eppure, superata la furia, quella stessa natura, non più alimentata dai presupposti umani che l’avevano scatenata, ha lentamente ripreso la ragione, ricreando in un mare lontano, infinito, tranquillo, i presupposti della sua pace e della sua misericordia. Mettendole al servizio di una creatura innocente, purificandola nel corpo ormai muto, ripulendola dalle scorie, rigenerandone l’anima, predisponendola verso un nuovo, lungo e diverso viaggio al cospetto di ben altro e caritatevole Uomo. Diverso sarebbe stato ritrovare Francesca sotto i detriti, i cumuli di terra, tra le ferraglie di Atrani e della sua spiaggia infernale. Un estremo insulto ad un corpo e ad vita che furono. Ci ha pensato il mare a portarla via da un luogo che non la meritava. Un corpo estratto dalle viscere della sabbia, orrendo alla vista, da ripulire sotto i getti di una pompa sarebbe stato a suo modo uno scempio. Diverso, ma non meno agghiacciante. La natura, il mare, invece, si sono presi la rivincita. Su se stessi, innanzitutto, e sull’uomo indegno di tutelarla e rispettarla. Perché mentre la si cercava disperatamente nei dintorni, acque e flutti immacolati trasferivano Francesca verso un altrove lontano, tra acque chete e cristalline alimentate dalla brezza, accompagnandola dolcemente e leggera come in una danza per spiriti beati. Soave e triste insieme, ma per un viaggio nuovo e straordinario in direzione della Luce. E’ stato questo il suo ultimo andare, il suo mesto peregrinare, la sua inattesa ‘navigazione’. Del corpo e dell’anima, che ben altre forze, possenti e sovrannaturali, avevano deciso per lei. Prendendola per mano, annullando per sempre le distanze dai corpi infetti che ne avevano causato il tragico, traumatico distacco. Attutendo, in tal modo, gli effetti angosciosi di una notizia attesa e ormai insperata. Nel giorno degli Angeli e in quello di Assisi, mai così vicini l’uno all’altro. Il linguaggio del sovrannaturale ha le sue leggi, che non cercano né danno spiegazioni. L’egoismo dell’uomo resta, invece, rinchiuso nei suoi meandri inspiegabili per l’eterno rimbalzo degli alibi. Anche per questo, Francesca è morta. Il Presidente della Repubblica l’ha ricordata nella sua recentissima visita a Salerno. Poche parole, ma ricche di significato. Il ricordo di una giovane donna che non ha esitato a lavorare in un bar, pur in possesso di una laurea in Economia. Pochi soldi, ma onesto guadagno. Un riferimento subliminale, e neppure tanto, alla dignità del lavoro di una categoria di giovani non votati al denaro facile, una ben assestata tirata di orecchio al governo perché si impegni seriamente a risolvere o ad attenuare, quanto meno, il vero, grande problema della nazione. Lavoro per tutti, per i giovani in particolare. Francesca è diventata, suo malgrado un simbolo. Un simbolo che merita rispetto e ricordo. Per la dignità di quel guadagno onesto, per il quale lei, la dottoressa Francesca, non ha esitato a servire ai tavoli estivi di un bar studenti universitari.  Nasce da questa autorevole osservazione del Capo dello Stato l’invito sommesso ma formale del nostro giornale allo stesso Presidente Napolitano perché ne dia il patrocinio, al Presidente del Consiglio Berlusconi, notoriamente sensibile ad un problema che lo ha visto protagonista da giovane allorché si buscava qualche soldino suonando sulle navi da crociera, al Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini, al Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane Enrico Decleva, al Rettore dell’Università di Napoli “Federico II” e al Preside della Facoltà di Economia di quello stesso ateneo dove Francesca si è laureata, perché, nel primo anniversario della morte o del ritrovamento, le venga conferito un riconoscimento alla memoria. Da qui l’invito contestuale al Prefetto di Salerno Sabatino Marchione perché, a nome del nostro giornale e di tutti i colleghi della stampa locale e nazionale, si renda portavoce presso le competenti autorità di governo e di tutte le altre sopra richiamate di questa nostra richiesta. Una richiesta che è sociale e, quindi, pubblica, disinteressata, di estremo valore formativo, educativo e simbolico; mentre Francesca rientra, finalmente, verso il suo tanto auspicato e conseguito luogo di pace.