I nuovi pericoli della piazza virtuale

 Giovanna Rezzoagli

Negli ultimi tempi, parallelamente alla diffusione di Internet ed in particolare all’affermarsi dei social networks, si sono diffusi dati sempre più preoccupanti circa l’utilizzo del computer come strumento di comunicazione e di socializzazione. Se l’allarme, sino ad ora, sembrava riguardare prevalentemente la sfera psico-sociale dei cybernauti incalliti, nei giorni scorsi dall’Inghilterra si è diffuso un nuovo monito che riguarda la salute anche pubblica. Il Professor Peter Kelly, direttore del Dipartimento per la Sanità Pubblica dell’area di Teesside a nord-est dell’Inghilterra, ha segnalato che nella zona di cui è supervisore sono quadruplicati i casi di sifilide. Il Professor Kelly ha posto in diretta relazione questo enorme incremento di casi col parallelo aumento del numero di iscritti al noto social network Facebook. Non ha esitato, il Professore, a riportare le dichiarazioni di molti ammalati, soprattutto giovani, che sostenevano di aver contratto la patologia venerea dopo numerosi rapporti sessuali avuti con persone “incontrate” proprio nella piazza virtuale. Un allarme da non sottovalutare, per molti motivi. L’utilizzo quotidiano di Facebook, Twitter ed affini, crea una sorta di alterata percezione della realtà, ai limiti del patologico. Si tende a rendere superficiali i propri contatti reali con le altre persone, proprio come accade nel mondo virtuale. Si tende ad abbassare la guardia, sottovalutando i rischi concreti legati ad incontri con perfetti sconosciuti, di cui si conosce solo una possibile immagine virtuale. Una sorta di banalizzazione dei rapporti interpersonali, che divengono fuggevoli ed estremamente pericolosi.  Dagli stati Uniti arrivano i risultati di un’indagine molto interessante, nonché tristemente eloquente: in molti non riescono più a fare a meno di Facebook e Twitter in ogni momento del giorno. Del migliaio di americani intervistati, il 48% controlla e aggiorna il profilo anche dopo essere andato a dormire. Ancora più numerosi (53%) quelli per cui e’ il primo pensiero del mattino. Il 28% di chi possiede un iPhone dichiara di accedere alle reti sociali prima di alzarsi dal letto. E ci sarebbe addirittura chi chatta durante i rapporti sessuali. Una vera e propria dipendenza, che rischia di condizionare nel medio-lungo periodo la vita di molti. Il dato, a mio avviso più significativo, è rappresentato dal 53% di intervistati che ha dichiarato di aver come primo pensiero del mattino il proprio piccolo mondo virtuale. Perché avviene tutto questo? Probabilmente perché ad un certo punto si vive un vuoto esistenziale estremamente profondo, si vive in una dimensione di solitudine interiore molto intensa. Fuga da una realtà squallida e desolante? Un rifugio sicuro in cui vivere “no-problems”? Più concretamente, io credo si tratti dell’equivalente della mitica coperta di Linus, con la differenza che questo è lo spaccato del nostro mondo, non il frutto della fantasia di un geniale fumettista. E’ la realtà, quella scomoda parola che riempie di paura i cybernauti più o meno giovani, che vivono, o che sprecano, ore ed ore davanti ad uno schermo. Quella stessa realtà che, volenti o nolenti, connette tutti noi, niente affatto virtualmente.