Beppino Englaro ha vinto: Eluana morirà

di Rita Occidente Lupo

Si può chiedere di morire, non di nascere. E di  lasciare non vivere. Un dibattito acceso e discusso, che in materia etica le alte stanze del nostro Parlamento, non possono quietare. Laddove la morale regge il passo alla fede. Diversamente dalla visione laica, che tiene sott’occhio esclusivamente l’aspetto umano. Il caso Englaro è ormai l’acceleratore di una situazione legislativa che il nostro Governo prima o poi doveva affrontare. Allorquando, la semplice eutanasia, dolce morte, sembrò arridere ai Paesi più emancipati. Intendendo quelli geograficamente più lontani dalla culla vaticana e più agguerriti nel precorrere il progresso. La rampante Olanda, la disinibita Svezia, l’agiata Svizzera. Sia all’ombra dei Paesi Bassi, che dei Cantoni la dolce morte, anche se con sfumature diverse, sempre sotto lo stesso denominatore. Spegnere l’esistenza. Come in tutte le cose che s’azzardano per fini piamente benefici inizialmente.La battaglia sull’ aborto, drizzata a quelle sfere rosa che versavano  in condizioni esistenziali precarie, per poter ultimare la propria gestazione. Al divorzio referendario, in nome di una libertà laicale da dover rispettare. I casi più unici che rari, vengono sempre tradotti per poter motivare crociate riformiste. Per l’eutanasia, riesumati i diversamente abili spartani, scaraventati dalla rupe perchè deformi. O gli anziani affetti da distrofie.  Ancora, quanti non volendo più trascinare la propria esistenza, s’appellano al sanitario di fortuna che, con un semplice cachet, la sera prima di coricarsi, può garantire il passaggio all’altro mondo dolcemente. L’Italia prima o poi si sarebbe dovuta trovare nella soglia d’attenzione del fenomeno, che oggi non spaventa più. Dal caso Schiavo, a Welby, il testamento biologico. La battaglia, gestita in casa radicale, una miccia per l’intero Paese. O, meglio, un punteruolo che interroga le coscienze anche religiose. Malgrado sia categorico l’imperativo apostolico, sull’accanimento terapeutico e sull’eutanasia. Perchè, checchè se ne dica, anche il suicidio rimane nel tetto di quegli atti insani che la Chiesa non riconosce leciti. La vita va tutelata in ogni sua forma e fino all’ultimo respiro. Il Cottolengo docet. Per il caso Englaro, che ancora stenta a spegnere la querelle, tra sentenze al padre Beppino e commenti, una clinica udinese, dove poter lasciar morire Eluana. Già tempo fa, l’allarme che la giovane vita si stesse spegnendo. Con le cure mediche del caso, tutto rientrò. Ancora giorni per Eluana, tra l’amore delle religiose al suo capezzale e la carta bollata giudiziaria. Ora sembra scoccata l’ora del verdetto. Lentamente toglierle il sondino, per poi sospendere definitivamente l’alimentazione artificiale. Creando così il decesso. Altro che Ippocrate,   assertore che anche la cura palliativa dovesse servire alla persona! I suoi precetti, giurati dai camici bianchi, cedono…dinanzi alla ragion di Stato che ha sentenziato. Eluana deve morire!

Un pensiero su “Beppino Englaro ha vinto: Eluana morirà

  1. non so cosa sia giusto o meno per Eluana. Per sfortuna, e meno male nessuno di noi potrà mai saperlo.
    La Chiesa difende la vita a tutti i costi.
    Bene è il suo mestiere, ma dimentica il resto.
    Ma non vedo nessun prete andare a fermare i cantieri dove la sicurezza sul lavoro è zero e i morti ogni anno sono più di mille.
    Nè si vedono preti davanti alle concessionarie di auto: oltre ottomila morti sulle strade.
    Si indignano, pontificano ma non interessa a nessuno. Poi vanno a vedere il cavillo.
    Solo ipocrisia anche perchè se vogliamo essere coerenti fino in fondo Eluana gode di una “vita” generata da una macchina che trenta anni fa non esisteva nemmeno.
    Proviamo anche ad immagginare la non vita dei suoi congiunti.
    Quindi uno stato laico deve lasciare libertà di coscienza.

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