Eboli: “Uommene & Tambure” incontrano gli studenti

Dopo l’esordio in piazza della Repubblica di Eboli nell’agosto scorso, l’esperienza al teatro Mercadante di Napoli in occasione della V Rassegna di teatro “Il carcere possibile, poi a Scampia al fianco di don Aniello Manganiello, ribattezzato il “prete anticamorra”, il gruppo “Uommene & Tambure” avvia un nuovo percorso socio-culturale e comincia dai giovani studenti, incontra la scuola. Sarà, infatti, una delegazione composta da studenti degli istituti di Eboli a varcare il prossimo 29 gennaio alle ore 10,30 la soglia del carcere in via Castello nel centro storico per conoscere da vicino i protagonisti di questa nuova avventura ed esperienza artistica. Dopo un’intensa attività laboratoriale curata dal musicista Pino Turco e dall’operatore sociale Paolo Garofalo,  il gruppo “Uommene & tambure” composto dai detenuti dell’Istituto di Custodia Attenuata per Tossicodipendenti si presenterà al pubblico e alla platea di studenti con lo spettacolo “O’ cunto do’ Quatto ‘e coppe”, integrato ed arricchito in questi mesi dalla partecipazione di nuovi “attori”.Nello spettacolo ’O Cunto d’o Quatto ‘e Coppe(“Racconto del quattro di coppe”, una carta che, nel mazzo, non ha nessun valore ma di cui non si può fare a meno), il cuore non batte solo per se stessi. Si dà la voce a chi non ce l’ha o non l’ha mai avuta ed in tal caso ai morti del treno 8017, in quello che fu definito il disastro ferroviario più grande d’Europa. A Balvano, infatti, nella notte tra il 2 ed il 3 marzo del 1944, in pochi minuti trovarono la morte oltre 500 persone per le esalazioni di monossido di carbonio, sprigionatosi dalle ciminiere delle due locomotive a vapore che da Napoli erano dirette a Potenza. In un tratto impervio ed in salita il treno si fermò nella galleria sotto il Monte delle Armi. Centinaia di vittime di cui non si seppe più nulla, uomini e donne seppelliti in fosse comuni a Balvano di cui si è persa memoria, ma che oggi il gruppo “Uommene & tambure” del carcere di Eboli  fa rivivere in storie narrate e cantate. Non è casuale la scelta del tema. La maggior parte dei componenti del gruppo, infatti, proviene dalle zone del napoletano in cui abitavano gran parte dei passeggeri di quel convoglio.  “E’ bastato liberare l’animo da nodi psicologici, operando concretamente sulla soddisfazione emozionale per restituire ad ognuno di loro la dignità, e soprattutto l’autostima. Colmando la solitudine con la libera espressione artistica di un “gruppo sociale” si è giunti alla creazione di uno spettacolo capace di valicare le mura carcerarie interagendo con l’esterno”. Così Pino Turco riassume l’esperienza in atto con i ragazzi dell’ICATT, resa possibile dalla piena collaborazione del Provveditore regionale A.P. Tommaso Contestabile, del direttore dell’ICATT, Rita Romano, dell’Equipe di osservazione e trattamento e della Polizia penitenziaria, guidata dall’Ispettore superiore Francesco Pierri. “Si  è riusciti in pochi mesi dove molti hanno fallito”, ribadisce Turco: ovvero portare in scena storie di vita vissuta, di tragedie e di riscatto. Saranno presenti all’’appuntamento oltre alle autorità civili del luogo e all’antropologo Vincenzo Esposito, anche il sindaco di Balvano, Costantino Di Carlo, e i familiari dell’unica vittima ebolitana di quel tragico incidente ferroviario, in cui a perdere la vita furono ben 600 persone, quasi del tutto dimenticate.