Cellulare contro l’Alzheimer

di Rita Occidente Lupo

Esorcizzata la fobìa da cellulare, per le onde elettromagnetiche, eretto a benefattore contro l’Alzheimer, l’oggetto tanto diatribato. Dopo il setacciamento sugli effetti  nefasti del piccolo aggeggio, che immola prima a Bell, poi all’italiano Meucci, la chiacchiera più bella, i vantaggi. Inventato nel 1973, sgombro di antenne enormi e di scatole troppo grosse per esser portato a zonzo, dieci anni dopo sui mercati a sfidare la concorrenza. Uno status simbol, un modo di porsi anche al centro dell’attenzione, per la possibilità di poter comunicare ovunque. Al di là delle zone cablate o delle scariche sulla linea dei vecchi portatili. E delle ricetrasmittenti. Nel nostro millennio, sempre più mini. Recenti studi hanno polarizzato l’attenzione sui vantaggi delle prolungate conversazioni al cellulare. Rodato sulle cavie animali, migliorata la qualità della memoria e scongiurata la predisposizione all’Alzheimer. La scoperta, sensazionale, subito ha fatto il giro del mondo. Per gl’innamorati, a caccia d’emozioni sul filo, per i business-men, sempre ingorgati d’impegni: il telefonino, oggi amico indispensabile. Dai costi esosi, a quelli modici, in corsa anche coi vari gestori. Dalla Florida, la sensazionale scoperta del potenziamento della memoria, che ritarderebbe enormemente il normale invecchiamento dei neuroni. Insomma, a lungo giovani e freschi di memoria, conversando. Nessun fantasma più per i bambini, inizialmente distolti dall’uso del telefonino. Oggi, la comunicazione battente, stride con i tamburi primitivi e con i tam tam africani. Insomma, la nostra era, veterana di parole con e senza filo, è un tutt’uno col cellulare, avendo acquisito anche il tipico linguaggio per gli Sms sempre più strizzati!