Il mondo ha bisogno di noi

Giuseppe Lembo

Il mondo ha bisogno di Noi; ha sempre più, bisogno di Noi e del nostro insieme di uomini della Terra. La condivisione umana, con le grandi risorse dell’identità, dell’appartenenza, delle radici che producono la risorsa della diversità-ricchezza, assolutamente al centro del futuro del mondo, è una condizione sempre più necessaria per un vivere insieme fortemente unito, tanto che, l’Io di ciascuno di Noi, mutando se stesso, cammin facendo, diventi Noi. Le razze ed i popoli della Terra si avvicinano sempre più; non c’è distanza e/o ostacoli per comunicare, per scoprire e vivere le tante diverse esperienze di vita vissute in ogni angolo di un mondo, sempre più vicino all’uomo; sempre più con il suo davanzale della finestra aperta per arricchire l’uomo della Terra, ovunque viva, delle diverse esperienze del mondo, una grande risorsa umana, per una diffusa mutazione genetica alla base del nuovo del mondo.  È questo il saggio mondo dell’UOMO della Terra; è questo il mondo che, sognando, sognando e superando le differenze e le egoistiche posizioni dei pochi che sono ancora legati ai valori terreni del solo avere e del solo apparire, può diventare il paradiso in Terra di un’umanità nuova. Di un’umanità con al centro l’Uomo della Terra che sa amare il bello dell’umano unitamente alla Bellezza della Natura; tanto, inondando il mondo in cammino di un “Bello del mondo”, con saggio protagonista l’uomo del mondo, in una dimensione umana nuova e mai conosciuto prima. È questa un’idea – progetto per un mondo nuovo; per un mondo umanamente migliore. È questa una start-up creativa, per creare, sognando, il nuovo del mondo. Un nuovo che, può trarre la sua forza e la sua concretezza, trasformandosi da sogno in realtà, dall’insieme umanamente condiviso per regalare all’uomo della Terra, il futuro di un mondo nuovo. Una grave sofferenza italiana del tempo in cui viviamo, sta nel fatto che non ci riconosciamo più antropologicamente; non ci sappiamo riconoscere rispetto a quello che eravamo, anche se trattasi di un passato poco lontano o ancora, quasi presente. Di un passato vivo, vicino a noi, che ci appartiene e di cui non possiamo assolutamente fare a meno se vogliamo saggiamente continuare ad essere uomini di questa nostra Terra, con un insieme umano passato-presente, attento al protagonismo del futuro, forte dell’identità, delle radici e di un’appartenenza che sono parte di noi, per cui non dobbiamo dimenticare mai di rapportarci al loro mondo, dal quale e solo dal quale possiamo saggiamente costruire un futuro possibile; un futuro umanamente nuovo, per un mondo concretamente nuovo. Siamo in un mondo globale confusamente senz’anima; un mondo che dal locale al globale va inopportunamente negando il giusto valore alla democrazia rappresentativa; a quella democrazia dannosa per il cittadino quanto diventa democrazia deviata e non responsabilmente fa il suo dovere di saggia rappresentanza, provocando per questo, il grave danno dell’antipolitica che si radicalizza, oggi come non mai, nelle coscienze confuse di chi non sa essere cittadino attivo dei territori in cui vive e del mondo più in generale; tanto, per mancanza di conoscenza e dei giusti valori che sono in sé una grande risorsa umana se ben radicati nelle coscienze che, da individuali, devono diventare sempre più, insieme di umanità condivise. L’Italia è sempre più dicotomica; è un Paese confusamente stretto nella morsa del sapere e non sapere. È sempre più un Paese di forti manchevolezze conoscitive; tanto, con grave danno per l’insieme italiano che non sa essere insieme condiviso e capace di dare risposte giuste ai problemi umani che, cammin facendo, diventano problemi irrisolti, con grave danno per il cittadino che è costretto a subirne le degenerazioni. L’Italia e non solo l’Italia, ma tutto il resto d’Europa, dell’Occidente e del mondo, ha urgente bisogno di un tempo umanamente nuovo; di un tempo intelligentemente e saggiamente nuovo, capace di unire passato, presente e futuro, unendo, in questo suo percorso condiviso l’insieme dei popoli e delle diverse culture della Terra, alle quali bisogna saper ridare il ruolo primario di un protagonismo umano capace di sottrarre le coscienze dalle maledette mistificazioni dei potenti. Tanto è necessario per quel bisogno che il mondo ha di Noi; di Noi protagonisti insieme agli altri del mondo, per costruire, camminando insieme, un mondo migliore; un mondo nuovo con il diritto di esserne parte, anche per i diseredati, per i poveri, per gli sfruttati e per tutto il popolo numeroso dei senza diritti. Che fare? Imparando insieme la grande lezione maieutica del sempre più dimenticato Danilo Dolci, un grande maestro che visse, trasferendosi da Trieste alla Sicilia, una vita di impegno per dare anche agli ultimi della Terra, un mondo nuovo da far nascere, “imparando sensi rinnovati”. Danilo Dolci se lo costruì da poeta, prima ancora che da scrittore. Tanto con il suo canto dell’anima di “Creatura di creature”, un libro poetico del quale Mario Luzi disse “un testo per quanto talora splendidamente tagliato, non ha mai l’aria di essere chiuso definitivamente”.